UNA FOLLE DOMENICA

Non molto tempo fa abbiamo ricordato un evento significativi per la Repubblica Italiana: 150esimo anniversario della sua costituzione. Feste o festeggiamenti, sventolii di tricolori e cerimonie di varia natura si sono snodate per tutta la penisola.
Però nel nostro ripercorrere la storia di Siena troviamo un giorno in cui il tricolore italiano fu motivo di contrasti e duri scontri nella città Toscana. Scontri che ebbero uno strascico anche in Parlamento, dove l'evento senese fu motivo di dibattuti. Il fatto ebbe anche un eco nella stampa nazionale; il Corriere della Sera s'interesso a quella folle domenica senese, titolando un minuzioso resoconto della giornata con un " a Siena son fatti così" che la dice lunga sull'effetto non proprio edificante che il fatto ebbe sull'opinione pubblica di quel periodo.

- Adì 17 Maggio 1908 -

La voglia di visibilità dei cattolici senesi portò ad una iniziativa d'impatto. Fu deciso ed avallato in prima persona da don Orlandi,parroco del Costone, la realizzazione di un nuovo labaro dell'Associazione Cattolica che avesse come colori il bianco, il rosso ed il verde, quelli della bandiera nazionale. Sul tricolore vennero disposti una croce ricamata in oro, lo stemma del Comune di Siena ed uno scudo turchino con la scritta interna "Libertas". Per finire si preparò una bella giornata che iniziava con una funzione religiosa e si concludeva, all'altro capo della città, con un comizio sul tema: "chi siamo e che vogliamo".
Quando la notizia del tricolore e della programmazione della manifestazione cominciò a girare in città vi fu un putiferio generale. I primi a ribellarsi furono i garibaldini ed i reduci delle campagne risorgimentali che sostenevano trattarsi della profanazione della bandiera nazionale. E c'erano poi coloro, non pochi per la verità, che negavano il diritto di trasformare una cerimonia religiosa in una manifestazione politica , per non parlare di coloro che negavano addirittura ai clerici il diritto di esistere.
Per la mattina del 17 maggio fu proibita una qualunque contromanifestazione e fu richiamato in città uno schiaramento impressionante di forze: arrivarono fanti, uno squadrone di cavalleria e centinaia di carabinieri. Ma tutto questo non servì ad evitare dei pesantissimi scontri; prima in piazza Indipendenza e poi in prossimità del teatro della Lizza dove si tenne il comizio previsto.



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