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2005-Un fine stagione da rileggere

DATA: 26/04/2020
FONTE :
Bks | Stefano Fini
FOTO:
Lottomatica-Mps
maggio 2005



Fine stagione 2005 ... senz'altro una pagina da rileggere con le dovute considerazioni anche per rimuovere un pò di amaro in bocca.

Nel complesso fu una stagione agro-dolce o, rispettando i tempi, dolce-agro, nel senso, partimmo alla grande, con lo scudetto cucito nelle maglie con arrivi anche da sogno ma finimmo in sordina e soprattutto con tanta rabbia dentro. Cosa accadde? Un pò di tutto. Tanti infortuni, qualche incomprensione interna al gruppo, qualche incomprensione esterna (stampa e centri di potere); in debito con la fortuna, in debito con le direzioni di gara cruciali ed in debito anche di ossigeno. Ricordando che il cervello è totalmente dipendente dall’ossigeno.

 
 


In quella stagione avemmo una Mens Sana che si presentò ai nastri di partenza con questo roster: Stefanov, Zukauskas, Galanda, Vanterpool, Myers, Thornton M., Datome, Chiacig, Kakiouzis, Rentzias, Lamma.  Giocammo i quarti di finale playoff contro Roma con il seguente roster: Stefanov, Galanda, Hafnar, Petrovic, Kakiouzis, Jackson, Eze, Thornton M., Lamma, Gergati. Mai nella storia della Mens Sana abbiamo assistito a tante partenze e nuovi arrivi nell’arco di una stagione.                                                                            
Il livello degli arrivi fu anni luce lontano in qualità e rendimento rispetto a quello dei partenti; se poi consideriamo che assistemmo ad un calo di prestazioni rispetto al passato di Stefanov, Galanda e Rentzias a fine stagione ne viene fuori che il tutto poggiava sulle prestazioni di Bootsy, Kakio se consideriamo che Chiacig, il terzo che stava andando a mille all’ora, nel finale si dovette fermare per problemi anche lui fisici.

Con un quadro del genere non avrebbe affatto meravigliato vedere la squadra naufragare in balia dei venti, sbattuta da mareggiate forza nove. I fatti furono in realtà molto diversi.

 
 
 


Intanto a fine Regular Season riportammo un filotto di cinque vittorie consecutive, tornado a vincere anche fuori casa (Napoli – Milano), che in base alle regole di quegli anni dettero alla Montepaschi Mens Sana il pass per disputare l’Eurolega della stagione successiva. La cosa dette tanta noia, e fu talmente mal digerita che a più riprese e per giorni gli organi di stampa parlarono di regole da rivedere. Il sindaco di Roma Walter Veltroni, grande appassionato e tifoso di basket (sponda capitolina) andò anche oltre rilasciando una intervista spudoratamente di parte evidenziando che Bertomeu aveva più volte fatto presente il problema italiano che non si limitava alla sola capienza dei palasport ma anche alla qualità degli impianti . “Lo vogliamo dire che sala stampa e servizi igienici di almeno un palasport teatro fisso di Eurolega sono indecenti?!”. Così da Siena qualcuno accusò il sindaco di Roma di voler condizionare la serie fra Montepaschi e Lottomatica, alzare il clima pre-sfide allargandolo anche su altri campi.

Sul campo da gioco le cose andarono malissimo, subito un uno due, un 2-0 che non valse il k.o. ma che piegò di fatto le ginocchia alla squadra campione d’Italia. Capitali furono, in entrambe le partite, alcuni errori, come lo scellerato passaggio di Hafnar in gara1, che consentì il recupero decisivo di Sconochini, che  poi innescò Hawkins. O il momento di esitazione avuto a Roma quando in difesa un paio di giocatori non si accordarono sulle marcature consentendo a Lubos Barton di insaccare, in beata solitudine, il canestro del 75-72.
Roma sognò alla grande e tutto e tutti concorsero a farla sognare: l’organico della squadra era di primissimo livello come forse non lo era mai stato, basti ricordare Edney, Hawkins, Scanochini, Righetti, Barton, Hellwell, Tusek ma anche Garri, Bonora, Tonolli; ottimi giocatori con un grande coach, Pesic.                     
Poi in occasione di quei quarti di finale la Virtus riaprì i cancelli del PalaEur (Polalottomatica) dove la squadra si trovò trascinata da un pifferaio magico, i 10.100 tifosi che accorsero sotto la volta progettata dall’architetto Nervi. Tutto esaurito, record di presenze e pensieri romani che andarono subito a quando, in quello stesso impianto, il Bancoroma del vate Valerio Bianchini portò lo scudetto.   


 

FOTO: Bootsy Thornton, unico e vero “one-man show”. A sinistra a Siena contrastato nell'uno vs uno da Tonolli. Sopra a Roma con Righetti nel momento del ‘vaffa-fuck’.

 


Mai come in quell’anno, ed in quella serie Roma pensò che il sogno potesse avverarsi. Il patron virtussino, il  il presidente Toti sottolineò cosi il momento: “Dopo tanti sforzi compiuti in queste stagioni l’immagine di questo impianto pieno, stracolmo, mi ha commosso. Abbiamo una grande squadra, un grande modo di gestire le partite di Pesic. E con questo calore travolgente sento che tutti concorrono al raggiungimento di un grande obbiettivo”. Mai come allora i venti soffiarono a loro favore sul campo e fuori e quest’ultimo aspetto fu ben percepito sul parquet dalla squadra di Recalcati. E’ vero che coach Pesic trovò il top del feeling con Edney (sbriciolò Stefanov) ma trovò un ottimo feeling anche sul metro arbitrali (Facchini, Taurino, Borroni in gara2 e Cicoria, Filippini e Chiari in gara1) che concedeva fisicità oltre le righe. Non a caso Recalcati e la squadra tutta, sentendosi in debito con le direzioni di gara, entrò in silenzio stampa. Solo sulla cronaca locale e su Stadio venne riportato quanto segue: “A Roma i toscani si sono visti appioppare un antisportivo e un tecnico (entrambi ad Hafnar) ed una espulsione a Thornton, cacciato assieme a Righetti a pochi secondi dal termine per una baruffa) e questo ha sicuramente pesato”. Franco Montorro aprì Superbasket di quella settimana con “Il vaffa-Fuck fra Thornton e Righetti” commentandolo con queste parole:”Simulatori, no grazie. Finale di Roma-Siena: l’elettrico Thornton getta il pallone addosso a Righetti controllore TROPPO energico. Ne nasce un ‘vaffa-fuck’ che porta poi Bootsy a spingere Rigo: le mani sul petto, una bottarella di vita. Il romano cade schiena a terra come colpito da un colpo di cannone. Tutti e due vengono espulsi. Colpevoli entrambi, ma ci piacerebbe che il legislatore sportivo prevedesse una sanzione pecuniaria specifica per i simulatori: come nel caso di Righetti, che dopo un lieve contatto si è provocatoriamente buttato per terra, eccitando gli animi”. Certo fu che per Pesic e Co. l’obbiettivo fu raggiunto: far giocare Siena quelle ultime decisive battute di gara senza Bootsy Thornton, il suo unico e vero “one-man show” sopraffino, “number one” in campo e nella serie, celestiale, otre ogni aggettivo.

Tutto questo, anche a distanza di tempo, deve essere ricordato e riportato perché la storia venga correttamente scritta. A molti del basket non piacerà questa descrizione di una sconfitta da ricordare con onore e piacere ed il ridimensionamento di una vittoria pasticciata da troppi fiori campo … ed allora noi chiudiamo con una citazione di Benjamin Franklin: “Una notizia è quello che qualcuno non vuole sia pubblicato. Tutto il resto è pubblicità”.  

VIDEO SOTTO: La Mens Sana con l'organico di inizio stagione 2004/05 a Roseto

 
 
 
 
 
 
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