RACCONTI DI BASKET
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  • HO PECCATO
    ... ma dove stanno gli angeli!



  •   FONTE:
    BasketSiena | Racconto elaborato da un articolo di Riccardo Romualdi
      LA FOTO:
    Joe Pace

    "Ognuno dice che c'e' un angelo
    che ci protegge: io il mio non
    l'ho ancora trovato"

    Charlotte, alba di un mattino qualsiasi di un giorno come tanti. Di un giorno come troppi. In periferia, dopo le rotaie, ci vivono quelli che non hanno casa. Negli Usa le rotaie spesso tagliano le città in due, in tutti i sensi: se abiti di qua vai al ristorante, se abiti di là aspetti che quelli del ristorante ti allunghino impietositi gli avanzi. E se sei quello degli avanzi di solito hai anche molta fame. Un coach leggendario del college basketball ha come massima: “Se vuoi sapere quanto un giocatore saprà darti, chiedigli da che parte della ferrovia è nato”. Amen: ritorniamo alla sceneggiatura. Al di là dei binari, dicevamo, mucchi di cartone e lamiere accolgono i pochi che vengono qua. L’odore di piscio, cattive bevute e igiene rivedibile si sente a metri di distanza. Sotto uno dei fagotti, due metri e otto di ebano purissimo si scrollano dopo la solita nottata in cui una dozzina di birre hanno preceduto una bottiglia di bourbon scadente e di vino raffermo, intramezzate da una dose di crack.

    Il pensiero è quello di riuscire a mettersi qualcosa sotto i denti prima di riattaccarsi ancora alla bottiglia, perchè la giornata è troppo lunga per affrontarla da sobrio. La maniera più veloce è accucciarsi in un angolo di strada ed allungare le mani.
    - Joe ... stamattina hai anticipato. Che hai fatto? Ti ha preso il freddo o hai bourbato male e poco ieri sera?-
    - Ho fame! -
    - E allora perchè di accucci qui!? Passi la rotaia e vedrai che al di là il Taco Bell fa già pulizie... che c'è? Le tortillas messicane non ti tirani?! A base di farina, di mais, condite con carne, pesce, formaggio, cipolla e salsa piccante....
    - Ho detto ... ho fame! Stai zitto -
    Joe si alza con fatica aggroppandosi ad una grondaia d'angolo tenendola stretta con le sue "manone", quelle stesse mani che una volta facevano mirabilie con una palla a spicchi in mano. Perché fino a quando il barbone era Mr. Joe Pace, giocatore professionista della Nba, la vita era ben diversa.



    Oddio, l’infanzia ricorda pesantemente il presente: nato e cresciuto a New Brunswick, periferia povera del New Jersey, dove non è che si girasse in limousine. Poi però il Signore del basket, che è più cieco della sfiga, ci ha messo del suo, donando al ragazzo un corpo da un metro da fermo quando ancora i denti da latte erano ben lontani da cadere ed un corpo scolpito per lo sport più bello del mondo. La testa? Beh, diciamo non esattamente una ciambella col buco. La Nba, ovviamente, vedendone un Garnett anni prima di quello vero, lo sceglie al primo giro con i Bullets. Correva l'anno 1977, e Washington fa spallucce rispetto alle tantissime voci che danno il soggetto in perfetto feeling con alcolici assortiti e con droghe non sempre leggere.

    Quando arriva al Taco Bell Joe dimostra di conoscere bene la strada. Gira l'angolo ed in un vicolo pieno di pancali, bidoni e sacchi, ad una porta di servizio in ferro che si apre a spinta dall'interno, saluta un uomo di mezza età che esce con un pacchetto di sigarette in una mano e nell'altra l'accendino:
    - Ciao Mr.Palumbo!! - saluta da lontano Joe che affretta il passo per avvicinarsi
    - Ciao ... ciao !! Ti si riconosce da lontano. Non ce ne sono molti di gran lunga sopra i due metri. Che c'è? Vuoi fumare? -
    - Anche ma .... -
    - Ho capito! Vado a vedere quello che c'è in cucina. Ok? -
    - Grazie! -
    Nino Palumbo, italiano originario delle Puglia, non era ancora trentenne quando arrivò a New York, poi Seattle ed ora a Charlotte. Nino aveva studiato a Siena, come tanti pugliesi in quel periodo ma ebbe meno fortuna e successo rispetto ad altri ed il suo futuro andò a costruirselo oltreoceano nella ristorazione ed ora era uno dei proprietari di quel fast food.

    - Ecco qua! Non ti ci ho messo la salsa; è piccante e ti fa male, ti mette sete subito. Forse senza salsa un paio d'ore le risparmi. - così Nino gli allunga un cartoccio straboccante che Joe sembra ben gradire portandolo subito alla bocca.
    - Buon appetito! -
    - Grazie...grazie! -
    - Sai Joe io vidi codeste mani per la prima volta al lavoro quando per sbaglio, credo, i miei mi mandarono a studiare in una piccola città universitaria della Toscana, Siena. Li c'era poco da fare, il cinema e la domenica il basket. Ed una domenica vidi arrivare da Pesaro te, Mr.Joe Pace. Mamma mia che mazzo gli facesti! All'inizio sembravi non esserci. Forse non c'eri. Poi il gioco si fece duro, qualcuno ti sveglio e .... -
    - A Pesaro, nella Scavolini, mi vollero bene. Sapevano di aver preso un buon giocatore ma con un paio di problemucci assolutamente di secondo piano. Poi si accorsero che questi problemi non erano affatto di "secondo piano". Piove? Non faccio atletica. Fa freddo? Mi alleno con i guanti. Arrivò per me il momento in cui misi la testa a posto, in cassetta ... ma venne dopo, molto dopo. -

    In effetti in Italia l’impatto non è esattamente dei più semplici: il cappotto di cammello con cui si presenta in centro a Pesaro, pagato un milione delle vecchie lire, si volatilizza dopo un paio di settimane per un giro di giostra in cocaina. E poi allenamenti saltati in quantità industriali. E le sbronze. Una marea di sbronze. Con Skansi a mangiarsi il suo carattere slavo che lo vorrebbe appiccicare al muro spiegandogli alla spicciola come funziona il mondo. Perché poi quando il ragazzo decide di allacciarsi le scarpe, vola: 21 e 10 rimbalzi di media. Da sobrio. Ma non sempre. Stoppate a fiumi, intimidazione da film. Irreale. Ma solo in campo, anzi, solo in campo quando ne ha voglia.
    Joe spacca in due la città: da una parte i benpensanti e gli amanti del basket ortodosso, dall’altra «gli artisti», quelli che «meglio un minuto da Joe Pace che un campionato da bravo ragazzo del parquet». Quando però finisce in overdose, salvato ad un passo dalle arpe dorate dal dottor Di Bari, primario di Rianimazione del «San Salvatore», si capisce che la sua storia nel pesarese sia giunta al termine. Saluti ed abbracci, ed un posticino nel cuore di moltissimi tifosi.



    Joe ha divorato tutto. Poi accetta, anzi la richiede, una sigaretta. Nino Palumbo lo ascolta ed ogni tanto ride. Quando? Per esempio quendo Joe accenna al momento in cui dichiara di aver messo la testa "in cassetta". Poi vedendo che l'ex giocatore ha voglia di parlare ed è in vena di confessioni aggiunge:
    - Ma quando l'hai messa la testa a posto? -
    - Mr. Palumbo ... io ho girato il mondo: Inghilterra, Messico, Venezuela e Argentina. E proprio nella pampa vivo un bel periodo. Mi sposo, ha una bimba e apro un negozio. Metto casa. Ma nel cercare di ristrutturare casa da solo, perché a soldi non si era messi mai benissimo, mi fratturo la schiena, rischiando di rimanere paralizzato. Spendo tutto quello che avevo nell’operazione che mi consente, con l’uso di un bastone, perlomeno di deambulare autonomamente.
    Però moglie e figlia mi voltano le spalle, non si comportano più bene con me e tutto finisce ... finisce male ... finisce nel peggio -

    In realtà a seguito dell'incidente il dolore è per Joe troppo forte da sopportare e la bottiglia ridiventa l'unica ed l'inseparabile amica. La moglie, non esattamente contenta della piega che ha preso la sua vita, prende Joe ed i suoi guai e li smazza sullo zerbino. Il negozio? Intestato a lei, of course. Morale? In un attimo, Joe perde tutto.

    Torna negli Usa dove finisce a fare lo scaricatore a Houston ma un collega, che sta trasportando un frigorifero, scivola e gli va addosso ferendolo e rendendolo inabile per lavori di fatica. Licenziato senza nemmeno passare dal via. Nella tasca del suo zaino ci sono un libro ("Guida al successo nello sport e nella vita", tragicamente ironico, non trovate?), un videotape di 6' mentre in cui con la canotta Bullets marca Julius Erving, un vestito decente che Joe usa quando va in cerca di lavoro. Vende tutto, raccatta qualche dollaro e se ne va a Charlotte dove lo abbiamo trovato e dove lo ha ritrovato anche il nostro amico pugliese Nico Palumbo. Lui è alla ricerca di tutto o forse, più semplicemente, del suo angelo custode.
    - Ma dove sta? Quando mi ha protetto? Io non l'ho mai trovato. -









    Joe Pace in una foto recente






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