1997 - JAMIE WATSON E' FUGGITO ALL'ALBA

Jamie Watson           J. Watson

6 novembre 1997
"Jamie Watson è fuggito all'alba" ... la notizia prima di essere pubblicata dai giornali passa di bocca in bocca con una rapidità tale che entro pochi minuti te la ritrovi riproposta per la seconda volta con una nuova edizione, più aggiornata e particolarizzata.
Siena e piccola e le notizie rimbalzano veloci di muro in muro come un pallone di basket sul parquet.
Jamie quindi se n'è andato"; stanco di essere perennemente sotto esame, di dover dimostrare quello che proprio non gli andava di dimostrare.
Se n'è andato poco prima delle 7; all'alba di una giornata umida e nuvolosa. Mai come in quella cupa mattinata l'America rappresentava tutto per Jamie: famiglia, amicizie, basket. Da poche settimane era padre; il desiderio di rivedere suo figlio era enorme. Questa Europa, questa Italia, questa Mens Sana proprio non l'hanno soddisfatto; non l'hanno capito. E quando c'è incomprensione è inutile spiegare, giustificare, non serve a nulla, non ha senso, almeno per lui.
Per questo aveva preso la decisione estrema: darsi alla fuga. Fuggiva da chi raramente o mai si sarebbe ricordato di lui e che mai, certamente, verrà ricordato da Jamie.
Quando arriverà a casa, dall'altra parte dell'oceano, si sarà giocata la quarta partita di Coppa, quella che avrebbe dovuto essere l'ennesima prova-esame per lui.
Prima di subire l'"onta" di un taglio aveva deciso di cogliere tutti sul tempo.
Così di buon ora si è ritrovato all'Aeroporto di Peretola, lasciare lì tutto quello che non serviva: oggetti, pensieri, ricordi. Alle 7 e 20 era già salito sull'aereo della Meridiana che lo portava ad Amsterdam e da lì negli Stati Uniti d'America.



estratto da "Give me five" di Stefano Fini