ALESSANDRO RAMAGLI


2015 - DIECI DOMANDE PER CONOSCERE RAMAGLI

D – In sintesi, qual è la tua filosofia?
R – Migliorare i giocatori individualmente per migliorare le prestazioni della squadra.
Insegnare una pallacanestro dove la lettura delle situazioni prevale sulla mera esecuzione.

D – La difesa preferita?
R – La difesa individuale applicata in tutte le sue forme.

D – Perché?
R – E’ la difesa che “forma” il giocatore individualmente. Non si può prescindere da essa se si vuole creare un buon difensore.

D – L’attacco preferito?
R – Ogni attacco di movimento,nel quale il passaggio risulta essere più importante del palleggio.

D – Perché?
R – Il coinvolgimento di cinque giocatori è la chiave per avere equilibrio.
L’idea di cambiare lato alla palla (ribaltamento) e di usare il gioco dentro-fuori è ancora l’elemento vincente per un buon attacco.

D – La struttura dei nostri campionati favorisce la crescita di nuovi giocatori ad alto livello?
R – NO. Si usano le “quote protette” come elemento discriminante. L’unico concetto valido nello sport è rappresentato invece dal merito.

D – Come vedi il basket italiano oggi?
R – Arido dal punto di vista programmatico e mediocre dal punto di vista tecnico.

D – E il domani?
R – E’ diretta conseguenza dell’oggi…poche idee e confuse.

D – Quali rettifiche apporteresti?
R – La base deve produrre ed istruire giocatori fornendo loro adeguate opportunità di gioco.
Il vertice deve contribuire a finanziare l’attività di base ma deve essere libero di organizzarla senza vincoli.

D – Un consiglio per gli allenatori che operano nel settore giovanile.
R – Non dimenticate che l’insegnamento della tecnica non può essere mai “barattato” con quello della tattica.

Era metà Luglio quando con Alessandro Ramagli avemmo la prima lunga chiacchierata. Nelle sue parole si trovavano già quelli che sarebbero stati elementi della stagione che ancora doveva iniziare, soprattutto quando parlava di un programma/scommessa. Una scommessa che sapeva essere rischiosa ma che abbracciò per la volontà di venire a Siena, per quello che questa società rappresentava.
A distanza di mesi da quelle parole ne sono successe di tutti i colori; con una società a un passo dal baratro sarebbe stato comprensibile trovare una persona che perlomeno rimpiangesse la scelta ‘di pancia‘ fatta in estate (come lui stesso la definì). Invece ho trovato un coach forse ancora più motivato a fare bene, nonostante la valanga di notizie terrificanti ricevute negli ultimi tempi e la quantità di pressioni con cui ha dovuto fare i conti. Vedendola dall’esterno ho passato settimane a chiedermi come avesse fatto a tenere sotto controllo la squadra: nonostante voci, rumors, mercato in fibrillazione, stipendi in ritardo la Mens Sana ha vacillato ma non è mai crollata, come ci si poteva umanamente aspettare e questo è anche senz'altro merito del buon Alessandro Ramagli.


La seconda parte è estratta da Panem et Circenses di Francesco Anichini