STORIE DI PROCESSI E CONDANNE
(giocatori americani ex Mens Sana)
RACCONTI DI BASKET
(rielaborati per una lettura sul web)
POESIE SUL BASKET
(rime mensanine e altre)

Clicca sul Titolo per andara alla lettura che interessa visionare
  • Violenza e furti contro i deboli
    Ron Behagen
  • La pistola come fuochi d'artificio
    Lonny Baxter
  • In galera per il suo caos mentale
    Joseph Forte
  • Sex, basket and rock and roll
    Jerry Reynolds
  • La hostess violentata
    David Moss
  • Dalla cannabis alla cocaina
    David Hawkins
  • Prima rischia la vita poi il carcere
    Dallas Comegys
  • Una adolescenza difficileRNER
    John Turner

  • Ma dove stanno gli angeli?
    Joe Pace

  • Brava Mens Sana
    sonetto di Beppe Pallini
  • Il Basche
    sonetto di Surgezio Galli
  • ...E er presidente minacciò
    sonetto di Antonio Tasso




  • Behagen … Violenza e furti contro i deboli


    Non è certo ne piacevole ne cosa frequente ricordare nel tempo un bravo e talentuoso giocatore di basket più per le sue disavventure di malavita che per le sue imprese cestistiche. Ronald (Ron) Behagen c’è riuscito perfettamente.
    Nella città del Palio le sue disavventure si limitarono ad un lodo che il giocatore ebbe contro la Federazione Internazionale di Pallacanestro Amatoriale (FIBA), la Amateur Basketball Association degli Stati Uniti d'America (ABA/USA), e il direttore esecutivo William Wall.
    Behagen, che ha giocato nella National Basketball Association (NBA) dal 1973 al 1979, nell'ottobre del 1979 accettò un'offerta da parte della Mens Sana (prima uscita di Behagen, dopo sette anni di NBA). E sebbene la squadra italiana abbia dato a Behagen uno stipendio, un mezzo di trasporto e un alloggio, la lega italiana era comunque considerata dilettantistica dalla FIBA e pertanto richiedeva a Behagen di essere qualificato come dilettante, che praticamente comportava il rilascio e il permesso di viaggio ABA / USA o una licenza FIBA o entrambi.  Tutto questo, che era nelle prassi dell’epoca fu fatto e venne a giocare nel vecchio continente all’ombra della Torre del Mangia. Il “pasticcio” Ron lo fece a fine campionato terminato per la Mens Sana assai presto (nel marzo) poiché come nona non partecipò ne ai playoff ne ai playout, e Behagen ne approfittò per tornare negli Stati Uniti dove firmò un contratto di "prova" in NBA con gli Washington Bullets per le restanti due settimane della stagione giocando otto partite.
     Nell'estate del 1980, Behagen firmò un altro contratto con la Mens Sana ma la sua licenza FIBA era stata revocata perché il regolamento FIBA non accettava la reintegrazione allo stato di dilettante più di una volta. Behagen non era pertanto più idoneo a giocare nel campionato italiano.
    Behagen fece causa contro ABA / USA, FIBA e Wall per danni. Una causa lunga e costosa. Si ritrovò senza più soldi ne prospettive. L’inizio di una fase della sua vita tanto disperata quanto triste.

    La cronaca ce lo ripresenta nel gennaio del 2012 quando Carl Caldwell su “Atlanta Business Chronicle” riferisce che un certo Ron Behagen era stato arrestato e dichiarato colpevole per aver rubato denaro a una donna di 68 anni. Cosa ancora più grave: la vittima, che viveva a Sandy Springs, soffriva del morbo di Parkinson, di Alzheimer e di demenza senile, un cocktail di malattie che le imponeva di essere circondata da gente di buon cuore, persone che non avrebbero dovuto certo approfittare del suo disagio. In cronaca troviamo scritto:
    “ATLANTA - 6 gennaio 2012 -  Ron Behagen ha avuto 290 vittorie nel corso della sua carriera di sette anni nell'NBA, ma nessuna è stata tanto significativa quanto le 40 volte che ha rubato denaro a una donna affetta da morbo di Parkinson, Alzheimer e demenza.
    In un periodo di tre mesi, Behagen ritirò denaro 40 volte dal conto della donna, registrando tutte le transazioni sulla telecamera di sorveglianza della banca. Nessuno si era accorto di questo fino a quando i famigliari della donna hanno cominciato a guardare le transazioni sui resoconti bancari. Avvisata la polizia, l'ufficio del procuratore distrettuale ha proceduto alle indagini accertando che Behagen e la sua compagna Valla Rider, che assistevano come “bandanti” l’anziana donna erano stati gli artefici dei ripetuti furti. .Behagen, 60 anni, si è dichiarato colpevole ed è stato condannato giovedì per aver rubato denaro in 40 diverse occasioni a questa signora di 68 anni, gravemente malata, tra aprile e giugno del 2011, per un totale di $ 7.140”.

    Questo non è stata l'unica fatto orribile con Behagen protagonista. Abbiamo un precedente che è rimasto nella storia, la più spregevole rissa del basket universitario con un giocatore calpestato in testa, ripetutamente, proprio dal futuro giocatore NBA Ron Behagen.
    Era il 1972 e si giocava MINNESOTA VS OHIO. A 36 secondi dalla fine l’ Ohio State è in vantaggio di 50-44 ed i Minnesota cercano un improbabile recupero. Spinte botte e calci. Luke Witte, un talentuoso centro biondo dello stato dell'Ohio, prese i colpi più seri quando era sul pavimento, contorcendosi dal dolore e completamente indifeso. Era una brutta, vigliacca dimostrazione di violenza ed a calpestarlo sul volto fu proprio Ron Behagen .
    Luke Witte fu portato d’urgenza all’ospedale dove rimase per giorni. Il suo occhio destro era completamente coperto da una macchia bianca. Il suo orecchio sinistro era gonfio e di colore viola. Una crosta rossa arrabbiata era sulla sua guancia sinistra. Il suo labbro inferiore era gonfio e sul suo mento c’era uno squarcio. il dott. Wayne W. Witte, padre di Luke, dopo i fatti dichiarò: "Non sono sorpreso, l'intento di Musselman sembra essere quello di vincere ad ogni costo, i suoi giocatori sono brutalizzati e animalizzati per raggiungere questo obiettivo".
    Ed a commento di questo ma non a giustificazione del comportamento di Ron Behagen riportiamo il messaggio che c’era sulla porta delle docce dei giocatori (al Williams Arena del Minnesota), un messaggio modello della filosofia di Musselman, giovane e vincente coach: "La sconfitta è peggio della morte perché devi vivere con la sconfitta". I cattivi insegnamenti dati ai giovani lasciano il segno?
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    Baxter … La pistola come i fuochi d' artificio


    Washington giovedi 24 agosto 2006, Lonny Baxter, ex star dell' University of Maryland basket è stato condannato dal giudice Williams Giudice Craig Iscoe a trascorrere i prossimi mesi dietro le sbarre respingendo la richiesta del procuratore per la libertà vigilata.
    Baxter ha riconosciuto che la rivoltella Glock calibro 40 trovata nella sua auto Range Rover era di sua proprietà e che era stato lui ad avere sparato in aria nelle prime ore del 16 agosto nel centro di Washington per celebrare la sua ultima notte a Washington prima della partenza per Siena. Aveva da poco lasciato l' “Eye Bar” nella 18^ I Street NW con l' amico Francesco Martin quando decide euforicamente di sparare dei colpi con una pistola che aveva comprato nel Texas e che teneva nel cassetto del cruscotto della sua bianca Range Rover. Gli agenti dei servizi segreti di pattuglia vicino alla Casa Bianca sentiti gli spari sono intervenuti e vedendo due bossoli sul pianale posteriore hanno invitato Baxter a scendere dalla vettura. Subito dopo hanno poi trovato la pistola.  Né Baxter né il suo accompagnatore sono risultati titolari di un regolare porto d'armi.
    Baxter aveva dei precedenti: infatti era stato nei guai più di una volta a causa delle armi da fuoco. Un paio di anni prima, era stato arrestato nel distretto dopo aver accidentalmente sparato con un fucile da caccia nel suo condominio Connecticut Avenue NW.  Anche in quel caso Baxter si era dichiarato colpevole davanti alla Corte. Reati minori in quel caso e pertanto fu messo in libertà vigilata e gli fu detto di stare fuori dai guai.

    Nei giorni successivi a quel 16 agosto 2006, Enri Caivin scriveva sul Washington Post: “La vista di Baxter, sul banco degli imputati davanti alla Suprema Corte non era ciò che chiunque avrebbe potuto immaginare qualche anno fa per il giovane uomo che ha guidato la sua città natale Maryland Terrapins a un campionato nazionale e che si era avviato verso una promettente carriera nel National Basketball Association. Ora Baxter è sul banco degli imputati, in un' aula affollata, incatenato ai polsi e alle caviglie e vestito con una tuta arancione”. (come usano per i carcerati) "Non c'è spiegazione per quello che ha fatto", ha detto Finci, uno dei suoi avvocati  "Non c'era ovviamente nessuno intento di danneggiare una persona, tanto meno il Presidente degli Stati Uniti (la cui residenza era a pochi isolati) è stato davvero solo un effetto delle emozioni che sono fuori controllo."
    In merito l'allora presidente della Mens Sana Basket, Minucci, dichiarò subito dopo la notizia: «È stata una bravata , anche se non ne sappiamo ancora molto. Siamo in contatto con il procuratore americano del giocatore, che parla di giochi con la pistola a cinque isolati dalla Casa Bianca. Ma spero sia stato l' altro a sparare, mentre Lonny guidava l' auto. Mi hanno detto che è un bravo ragazzo. Solo che in America, di questi tempi, prima ti arrestano poi ti chiedono cosa succede. »
    Le cose non erano andate proprio come auspicava il presidente della sua nuova società e quel bravo ragazzo la passione per le pistole ed un certo “grilletto facile” lo aveva . Così anche un anno dopo un giudice federale di Greenbelt, nel Maryland, condanna l'ex University of Maryland basket Lonny Baxter a 60 giorni di carcere per trasporto illegale di armi da fuoco, una nuova sentenza che costerà a Baxter il suo contratto con la squadra spagnola (??DKV Joventut Badalona) dopo la parentesi senese. Nella circostanza il giocatore disse: “Riconosco di essere in colpa ma ho una vera “ossessione” per le pistole”.
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    Forte: in galera per il suo caos mentale


    Harford County, Maryland, 25 aprile 2003 - L'ex stella UNC Joseph Forte, 22 anni, è stato fermato per eccesso di velocità nei pressi di Mile Marker 79 a Harford County, Md. La polizia ha detto che come rilevato dalle macchinette fotografiche Forte procedeva con la sua autovettura a una velocità di 90 Km/h in una zona in cui il limite era di 65 Km/h.  Per Joseph questa non rappresentava certo una novità; anche nella sua stagione trascorsa a Siena alla Mens Sana le multe per divieti di sosta (Siena e Firenze) per transito nelle zone ZTL e per eccesso di velocità sono arrivate a pacchi.
    Ma in quella occasione, in quel distretto del Maryland, le cose si complicarono per Joseph. Quando un poliziotto si avvicinò al veicolo di Forte per notificare l' infrazione l' agente si accorse di altro. Questo è quello che disse al processo: "Aperto il finestrino sentii che l' abitacolo della vettura puzzava di 'masterizzazione' di marijuana". Così gli agenti di polizia fecero ulteriori accertamenti all' interno del veicolo. Tovarono diversi piccoli contenitori di plastica di 20,6 grammi di marijuana, insieme con una pistola calibro 22 e un caricatore di pistola sotto un sedile. Venerdì nero per Joseph Forte ! Gli agenti della Polizia di Stato del Maryland procedettero così all' arresto di quell' uomo che a loro, nella circostanza, ripeteva in continuazione: "Sono Forte … guardia dei Seattle Supersonics non potete fare questo!"
    Al processo del 10 luglio 2003 Joseph Forte di Rockville venne accusato di possesso di marijuana, di accessori correlati, e del possesso di una pistola.

    L'arresto e la condanna sono gli ultimi di una lista crescente di problemi che i Sonics ebbero con Forte in quella stagione. Forte aveva fatto più scalpore per il suo comportamento fuori dal campo che per il suo gioco: dichiara falsi infortuni, crea zuffe, si prende a cazzotti, memorabile quella con il robusto centro Jerome James, si scontra verbalmente in modo duro con i compagni di squadra e fiori; sul campo manda insulti al pubblico quando lo fischiano per il suo comportamento e rendimento (gioca 86 minuti in 17 partite con una media di 1,4 punti). Dov' era finito il talento di Joseph Forte ?
    Nella circostanza dell' arresto il giocatore, ai numerosi reporters presenti, affermò: "Quando è successo quello che è successo non ero nemmeno “pazzo”. Sapevo quello che sarebbe successo. Voglio dire ... io non sono il tipo di persona che di solito porta una pistola, ma era un momento particolare per me, sentivo che il mondo era contro di me … mi dovevo difendere contro tutto e tutti ". Dopo l'arresto gli ex allenatori degli anni d' oro (Wooten, Guthridge) chiamarono il loro ex giocatore ponendoli questa domanda: < Ma cosa ti sta succedendo?> Alla pressante domanda rispose: "In tutta la mia vita ho avuto gente che mi ha sempre seguito sia dentro che fuori dal campo. In DeMatha avevo coach Wootten, e alla North Carolina ho avuto coach Guthridge. Io, il ragazzo Joseph, era sotto la loro vigilanza. Loro hanno fatto in modo che io facessi solo le cose giuste.» Ed alla Mens Sana coach Pianigiani lo sa benissimo … quanto tempo speso con Joseph, quante ore fuori dal campo passate insieme nella funzione più di padre che di allenatore. I frutti si videro ma …. che fatica !
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    Jerry Reynolds: sex, basket and rock and roll


    “Ice” fu il soprannome di Jerry Reinolds nel mondo del basket che conta ma per un certo periodo di tempo, nei primi anni '90, Jerry Reynolds è stato anche chiamato “the highest-paid bartender“ il barista più pagato della Florida centrale. Continuava a guadagnare lo stipendio da giocatore professionista del basket e contemporaneamente aveva entrate dal business delle discoteche.
    Uno dei punti più alti della sua carriera NBA è stato quando segnò 19 punti nella vittoria in regular-season con gli Orlando Magic di un giovane Shaquille O'Neal, il 6 novembre del 1989, battendo il New York Knicks 118-110.
    Poco dopo nel 1992 nella “doppia vita” di Reynolds accaddero due fatti importanti: l' apertura del night club Heroes ed un grave infotunio subito al collo. Reynolds stava cercando di bloccare una penetrazione di Patrick Ewing quando cade a terra; la testa rimase schiacciata come tre dischi del collo. Dovette subire un difficile intervento chirurgico e di conseguenza si dovette ritirare per alcuni anni.
    Heroes fu un' attrazione quasi immediato. L'esterno dell'edificio fu dipinto da un artista di graffiti di New York City. Cattura frasi come `We Got Flavors'' e ``Respect Due“ che spiccavano a grandi lettere. Heroes ospitava indifferentemente sessioni di jazz, aspiranti poeti come spettacoli di sesso estremo. Così una volta Reynolds e dipendenti si ritrovarono tutti in “gattabuia” per aver messo in scena atti sessuali simulati e consentendo ai clienti di toccare i genitali. Il top dell' illegalità e malavita fu toccato nel febbraio del 1994, quando a 800 mt. fuori dal locale notturno si ebbe una vera sparatoria alla quale parteciparono circa 70 funzionari di agenzie di sicurezza contro la polizia di Eatonville. Reynolds venne ferito alla spalla.

    “Ice” tornò al basket due stagioni dopo, per lui ci fu nuovamente la NBA (un ritorno che vanta pochi altri casi) e poi i campionati minore. Recentemente ha intrapreso l'attività di allenatore ma prima, nel novembre del 1998, l'ex giocatore degli Orlando Magic, ed in Italia della Mens Sana, fu raggiunto da un nuovo mandato d' arresto per aver girato da protagonista diversi film porno con attrici minorenni in un appartamento di Pine Hills. Ad incastrarlo fu il detective Matt Irwin che trascorse diverse settimane a guardare più di 400 video sequestrati in quell' appartamento di Pine Hills. Riescì a sapere da una di quelle giovanissime attrici porno non il nome del suo amante nel film (nessuna delle ragazze ne era a conoscenza) ma seppe che questo una tempo aveva giocato a basket, un professionista, e che aveva un famoso locale notturno a Eatonville. Jerry “Ice” Reynolds si trovò nuovamente dietro le sbarre e poco servì davanti al giudice sostenere “claim of not knowing his sex partner's age would not hold up in court” ovvero 'di non sapere l'età della sua partner sessuale'. Gli fu risposto: “He should have known that,'' da Irwin ``Ignorance of age is not a defense in Florida.'' avrebbe dovuto sapere che, l'ignoranza dell' età non era una difesa in Florida.


    Sex, basket e rock and roll … anche nel suo periodo senese. Un aneddoto del “califfo” (così era chiamato a Siena e non “Ice”) riportata da Matteo Mandriani sul web riguardava una fatto particolarmente esilarante, avvenuto in realtà dopo l'addio del nostro eroe. Allora, come oggi, la società metteva a disposizione dei propri tesserati automobili e appartamenti. Christopher Corchiani, un play statunitense che collezionò 26 presenze con Siena nel '98/'99, ereditò proprio dal buon Jerry una vettura caratterizzata da finestrini completamente oscurati. Una sera, tornando da una cena con la famiglia al ristorante, il poro Corchiani imboccò Viale Toselli per fare ritorno nella propria abitazione e rimase spaesato, e molto imbarazzato, quando una truppa di signorine, in piedi sul bordo della carreggiata, lo salutò calorosamente agitando la mano ed urlando in coro un dolcissimo “ ciao Jerry ”, come si può immaginare la moglie del play non la prese affatto bene.
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    David Moss: e la hostess violentata


    Firenze 5 0tt0bre 2010 – “Un giocatore di basket della Montepaschi Siena, l'americano David Moss, è accusato di stupro nei confronti di una hostess della Lufthansa” .
    A riportare immediatamente la notizia è la versione online del quotidiano fiorentino "La Nazione". La news fu talmente immediata, data quasi in tempo reale, da far pensare che i reporters del giornale fiorentino fossero stati lì, sul posto, a partecipare all' atto in questione. In realtà fu l' attraente hostess ed i suoi colleghi della compagnia di volo a divulgare immediatamente la notizia chiedendo una immediata giustizia.
    Ma non avevano fatto i conti con la giustizia italiano, dai tempi assai diversi rispetto a quella tedesca, così la sentenza la avemmo solo il 24 febbraio del 2014 in un' aula di tribunale vuota … sembrava quasi che la sentenza fosse già stata definita su qualche altro tavolo.
    Il cestista americano fu assolto dal gup Bagnai del tribunale di Firenze perché il fatto non costituiva reato a causa di insufficienza di prova. Il pm Paolo Canessa aveva inizialmente chiesto una condanna a 4 anni di reclusione ma nel tempo le richieste non furono perseguite con la dovuta determinazione.
    Ma torniamo alla storia.
    Secondo quanto si lesse nelle cronache dei quotidiani del giorno dopo il fatto, nella notte tra lunedì e martedì 5 ottobre ... dopo la trasferta in Polonia con la squadra, David Moss avrebbe conosciuto la hostess.
    Fu in aereo che i due si incontrano e scambiano alcune battute, anche se le versioni sono diverse su chi dei due abbia cercato l’altro.
    Nel racconto della hostess lui la invita a trascorrere la serata in un locale a Firenze, lei dice di no. Poi però insieme ad alcuni colleghi la donna andrà in quel locale, nel centro storico di Firenze, da dove più tardi uscirà insieme al giocatore - su insistenza di lui avrebbe spiegato -, raggiungendo un’auto parcheggiata lì vicino. Ed è in macchina che Moss, sempre secondo il racconto della hostess, l’avrebbe violentata. Riuscita poi ad uscire dall’auto - cosa fallita in precedenza -, la donna, non senza difficoltà, non essendo di Firenze, sarebbe tornata all’albergo dove alloggiavano anche i suoi colleghi e avrebbe loro confidato quanto accaduto. Dopo la visita in ospedale - le sono state riscontrate escoriazioni nelle parti intime giudicate guaribili in cinque giorni - sul finire della mattina del 5 ottobre è andata alla polizia a fare denuncia: il caso fu seguito dalla squadra mobile fiorentina, fu subito perquisita la casa a Siena del giocatore e la sua auto sequestrata.  La storia, raccontata da Moss, cambia, sostanzialmente, riguardo a ciò che è avvenuto nella macchina: nessuna violenza, la donna era consenziente. Moss non ha mai negato di aver avuto un rapporto, ma ha sempre detto che questo era stato consenziente.
    Quindi rapporto consenziente o non consenziente? Le cose sembravano messe male per Moss quando fu rigettata dal gup Cipriani la richiesta di archiviazione e disposta una nuova udienza preliminare. Ma quando toccò al gup Anna Favi decidere se consenziente o non … questa arrivò a conclusioni diverse, prosciogliendo Moss …. condannato da una donna e prosciolto da un' altra donna !
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    David Hawkins: dalla cannabis alla cocaina


    E' il 5 giugno 2008, siamo in pieno clima playoff. La Lottomatica Virtus Roma cerca di ribaltare il verdetto della regular season di quella stagione che aveva visto i biancoverdi senesi dominare nel gioco e nei risultati. In gara 2, giocata a Siena, i capitolini tentano il colpaccio con il “Falco”, questo il soprannome del giocatore statunitense, come non mai ispirato. Incontenibili le sue potenti “volate a canestro”; gli uomini di coach Pianigiani non lo contenevano ed i falli arrivarono a grappoli. Otto i suoi viaggi in lunetta con il 100% al tiro, 23 la sua valutazione finale, Hawkins stava facendo l' Hawkins ammirato e temuto su tutti i parquet. Ma Siena era più squadra e per Roma rimase solo l' illusione di potercela fare quando nelle battute finali erano riusciti ad arrivare a solo -4.
    La rabbia per l' obbiettivo mancato si trasferì al PalaLottomatica dove, in gara 3, spinti da 10.000 sostenitori, con in prima fila Francesco Totti ed il sindaco Walter Veltroni , Roma cercò il riscatto. Roma domina, arrivò a + 20 (32-12) e sembrava non aver bisogno di un Hawkins poco attivo. Poi nel secondo tempo la rimonta senese, implacabile, determinata.
    Il PalaLottomatica s' infiamma, in campo arriva di tutto (1.150 euro di ammenda per lancio di oggetti contundenti). I coach ci misero il loro: Pianigiani c'è l' aveva (giustamente) con il tavolo dei giudici reo di continui errori, Repesa arrivò ad offendere gli arbitri, il presidente Virtus Toti scalpitava come un cavallo impazzito sul parterre (e poi negli spogliatoi) ed altrettanto faceva David Hawkins in campo.
    Ma cosa aveva il “Falco” in quella partita?
    La sua era quasi una non presenza in campo, lo si vide solo nel finale ma per mettersi in luce con comportamenti offensivi nei confronti degli arbitri nonchè per aver tenuto in due occasioni un comportamento non regolamentare, spostando le transenne e lanciando contro l'arbitro una fascia.
    Cosa era accaduto ad Hawkins da gara 2 a gara 3 ? Dov' era finito quel giocatore che da solo sapeva creare problemi ad un' intera squadra come aveva fatto a Siena ?
    Solo molto dopo venimmo a sapere che David Hawkins era risultato positivo al controllo antidoping al termine di quella fantastica gara 2 a Siena. Il giocatore già sapeva ed aveva capito … già si immaginva le probabili conseguenze. Infatti in una calda mattina di agosto di quel 2008 arrivò un comunicato da parte della Procura Antidoping con scritto: “La Procura Antidoping del Coni ha disposto il deferimento di David Hawkins e chiesto sei mesi di squalifica per la sua positività alla cannabis nei test antidoping. L'americano della Lottomatica Virtus Roma era risultato positivo al controllo antidoping del 5 giugno scorso in occasione di un match dei playoff tra la sua squadra e la Montepaschi”.

    Ma Hawkins ci ricascò, e questa volta la sua carriera fu defitivamente compromessa: dopo la squalifica di 3 mesi per uso di cannabis quando vestiva la maglia della Virtus Roma, il “Falco” fu di nuovo squalificato dalla Federazione Turca per 4 anni (con problemi giudiziari), questa volta per uso di cocaina. Fu trovato positivo all’antidoping dopo la partita tra Galatasaray (che lo tagliò subito dopo) e Gaziantep, Poche settimane dopo arrivò il provvedimento dalla Federazione turca che di fatto estromise Hawkins dal basket di alto livello. La notizia fu un duro colpo per tutti gli appassionati, che hanno potuto ammirare le acrobazie e i numeri di uno degli americani più solidi e potenti visti in Italia in quegli anni e che alcuni giorni prima del “fattaccio” turco aveva detto ai reporters della mezzaluna: “Ho passato gli ultimi due anni in Turchia, vestendo prima la maglia del Besiktas, formando con Deron Williams una coppia da voi definita esplosiva; poi sono passato al Galatasaray, che ha pagato per avermi un buy-out di 500 mila dollari ma se mi chiedete qual'è stato il periodo più bello della mia carriera …. io dico Siena!”
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    Dallas Comegys prima rischia la vita poi il carcere


    "Nei primi giorni di aprile del 1996 Dallas Comegys, ex stella di basket della Roman Catholic Hgh School e del DePaul University con un decennio di basket europeo (Spagna, Italia, Turchia, Israele), sta lottando per la sua vita in un ospedale turco a Bursa dopo essere stato gravemente ferito in un locale notturno, Altercation".
    Questa notizia del 5 aprile 1996, in poche ore, viene diffusa da tutte le agenzie in America ed in Europa.
    Comegys, all'epoca 31enne, era stato colpito al petto con un colpo di pistola. Si parla subito di situasione gravissima. Insieme a lui Larry Spriggs, 36 anni, ex giocatore di Howard University, era stato invece colpito alla schiena e le sue condizioni risultavano meno gravi. A sparare sui due giocatori era stato un buttafuori del locale e di colpi ne partirono diversi. Uno di questi aveva infatti colpito a morte anche una terza persona all'istante non identificata. Dallas e Larry stavano uscendo dal night club con altri due americani, Henry Turner e Ricky Winslow, tutti visibilmente euforici, quando accadde, fuori dal locale, il fattaccio. Nel 1998, due anni dopo a quanto stiamo riportando, anche Henry Uzun Turner sarà un giocatore della Mens Sana; giocherà una diecina di partite nella Ducato Mens Sana di Luca Dalmonte prima di essere tagliato insieme a Owes per dar posto ai più quotati rookie, Oliver ed Amaya. Henry Turner rimase sconvolto da quello che era accaduto in quella notte a Bursa e successivamente, quando Comegys cominciò a star meglio, fece sue la parole del compagno: "E' stato un errore. Non dovevo lasciare l'Italia pur guadagnando più soldi. Queste cose in Italia non sarebbero accadute ..." ed infatti Turner al suo agente limiterà le sue disponibilità di trasferimento; dopo Siena giocherà a Montecatini, Verona, Milano. Della stessa opinione mamma Comegys, la signora Gertrude Smith che subito dopo la notizia disse dalla sua casa di Filadelphia: "Parto oggi per la Turchia. In questo momento, sono molto turbata e veramente scioccata. Non riesco a sapere come sta Dallas ...alcuni mi dicono che sta morendo altri mi hanno detto che la sua condizione è migliorata un pò ma che è ancora molto critica ... Quando Dallas era in Italia ... era un altro mondo ... nulla di simile! tutto andava bene. Non sarebbe accaduto un fatto del genere. Ma la Turchia? Non lo so. Soprattutto in questo momento. Non posso dire. ''
    Il giocatore era nel reparto di terapia intensiva presso l'Università di Uludag Medical School Hospital di Bursa, a 150 miglia a sud ovest di Istanbul. Nei giorni successivi le sue condizioni, dopo aver subito un intervento chirurgico per rimuovere un proiettile dal polmone destro, vicino al cuore, erano state valutate critiche ma stabili "La situazione di Dallas si è stabilizzata - disse il medico Ceyhun Irgil - E 'ancora in condizioni critiche, ma più stabili. Sta migliorando. Tuttavia, la minaccia per sua vita non è completamente finita.''

    Ma come sono andati i fatti? Come e perchè era accaduto tutto quanto?
    Ci sono state notizie contrastanti sugli eventi che hanno fatto precipitare le cose fino alla sparatoria. Sevki Dincal, vice capo della polizia di Bursa, disse ad un intervistatore televisivo: "Gli americani hanno verbalmente violentato (?) con parole forti due donne turche al di fuori del club provocando poi una rissa con i loro accompagnatori di sesso maschile. Un buttafuori del club è intervenuto, sparando con la pistola e colpendo Comegys, Spriggs e un' altra persona al momento non identificata che è morto sul posto".
    La polizia arrestò tre persone, tra cui il buttafuori del club.
    La versione dei fatti del club di basket dove giocava Comegys, il Fenerbahce, fu subito diversa: "I nostri giocatori sono stati coinvolti nel mezzo di un litigio. Non avevano nulla a che fare con i litiganti. Comegys stava cercando di dividere gli altri che erano venuti alle mani quando accidentalmente gli hanno sparato. Denunciamo questo sfortunato incidente. ''
    Ray Meyer, che ha allenato Comegys durante la sua prima stagione alla DePaul, ha detto su Comegys: "Dallas è una persona che ha una sua linea di comportamento. Ci vuole molta fantasia e bisogna impegnarsi molto per riconoscerlo nella descrzione del poliziotto turco. Non riesco a credere che abbia potuto volgarmente offendere una donna, o chiunque, se è per questo. E 'un uomo che ha sempre avuto un comportamento corretto al riguardo. Dallas è un uomo molto docile, umile e mite. Sono più propenso a pensare che stesse cercando di fermare una rissa. E' più nel suo stile di vita".
    Dallas Comegys riuscì a vivere, riprese anche a giocare ma il tribunale di Istanbul sembrò dare più adito alle parole di Sevki Dincal, il vice capo della polizia di Bursa, che a quelle di Ray Meyer. Al processo le cose non si misero bene per il giocatore statunitense. Dallas aveva salvata la sua vita m sembrava proprio che non avrebbe salvato la sua libertà. Il pericolo del carcere sembrava proprio più di una ipotesi.
    Poi i tempi del processo si allugarono, le casse di risonanza mediatiche si esaurirono, le parti arrivarono a più miti accordi e tutto finì nel migliore dei modi per il giocatore. Ma i dubbi di come andarono realmente i fatti in quella notte a Bursa rimasero.

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    John Turner una adolescenza difficile


    "Con quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così, che abbiamo noi prima di andare a Genova" canta una canzone di Paolo Conte, ecco ....John Turner, il pivot-bonsai in Mens Sana nella seconda metà anni '90, ha proprio quell'espressione. Lo sguardo di colui che non ha ancora visto Genova. Questo per dire in modo più colorato che quella montagna di 120 Kg. con un fisico da far paura ha uno sguardo, una espressione da indurti subito a pensare: "questo è un buono, un tranquillo, un troppo buono".
    La storia della sua vita non smentisce il primo pensiero anche se il buon John è un pò dr. Jekyll e mr. Hyde, il bene ed il male, il buono ed il cattivo.
    Nella sua adolescenza non prometteva nulla di buono ed anche nel periodo della maturità le cose non li si misero affatto bene: nel 1989, all'età di 22 anni, fu espulso dalla prestigiosa Georgetown University perché al suo tecnico, John Thompson, non piaceva il suo comportamento e nemmeno le sue compagnie. Jhon frequentava un noto trafficante di droga di nome Rayful Edmond, suo amico fin dall'infanzia. Coach Thompson sostenne anche pubblicamente in TV che il problema di John Turner era la sua continua frequentazione di questo Rayful Edmond, famoso spacciatore di droga che aveva anche ricevuto una condanna per cospirazione e gestione di una rete di droga a livello nazionale. Le considerazioni di John Thompson non erano casuali e quando il 19 luglio 1989 alle ore 12:00 John Turner venne arrestato con l'accusa di possesso di crack cocaina con l'intenzione di distribuirlo, spacciarlo, nella prestigiosa Georgetown University non meravigliò nessuno.

    Turner era stato arrestato con altri quattro al centro ricreativo Martin Luther King a Glen Arden (nel Maryland - dove abitava Turner). Era stato arrestato dopo che due ufficiali, in una pattuglia di routine, videro un gruppo di persone riunite sui campi da basket all'aperto nel centro ricreativo suburbano. "È stato un sopralluogo costruttivo", disse Hisamoto, l'agente. "Erano lì e le droghe furono trovate proprio nelle loro mani come il denaro." Jhon Turner, che a Georgetown si era abituato ai riflettori nazionali, alle folle del Capital Center e al prestigio di suonare nel Big East, dopo quel fatto perse tutto. All'epoca sembrava che Turner fosse destinato a diventare l'ennesima tragedia della città.
    La famiglia pagò una cospicua cauzione ma la sua vita il suo futuro ebbero un radicale cambiamento. La borsa di studio di Turner non fu rinnovata da Georgetown. Inoltre venne anche scoperto che il giovane aveva giocato con uno pseudonimo in una lega estiva non approvata dalla NCAA. "Sono sicuro che tutti sanno che è John Turner", disse il suo avvocato Sheila Albright al Washington Post, ma sta di fatto che il giovane Turner aveva falsificato i documenti.

    Alla fine non fu una cosa tanto drammatica per il giovane; fu mandato alla Phillips University, in un centro più piccolo. Enid era sicuramente un buon posto per qualcuno come Turner, per schiarirsi le idee. La città, con una popolazione di 48.000 abitanti, si trovava a 90 miglia a nord di Oklahoma City, a 120 miglia a ovest di Tulsa.  "Qui è molto diverso", disse all'epoca Turner. "Non vedi altro che mucche e pianure. Quando ero a casa, avevo sempre avuto qualcosa da fare qui c'è solo da studiare ed allenarsi" ed infine: "Sto andando bene a scuola e non posso davvero chiedere di più", disse Turner "Tornerò a casa a Washington DC quando mi laurerò e quando scenderò da quell'aereo, con quel pezzo di carta in mano, dirò 'Ho finito. Mi ci sono voluti cinque anni per farlo, ma ho finito." John Turner giocò così bene in quel periodo che al termine entrò nel primo round della 'bozza' (numero 20) per Houston Rockets; eravamo nel 1991. Con loro avrebbe giocato una stagione, anche se pochissimi minuti (8,2 in media in 42 partite, 2,8 punti e 1,9 rimbalzi). Troppo poco per un buon giovane ma non troppo, con un lato della sua persona eternamente in ombra. Così aereo e fuga a Saragozza, in Spagna, quando nassuno se lo aspettava. Non fortunato nemmeno lì; a Saragozza la società prima andò in crisi e poi falli (non siamo i soli).  

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    Ma dove stanno gli angeli?!

    "Ognuno dice che c'e' un angelo
    che ci protegge: io il mio non
    l'ho ancora trovato"

    Charlotte, alba di un mattino qualsiasi di un giorno come tanti. Di un giorno come troppi. In periferia, dopo le rotaie, ci vivono quelli che non hanno casa. Negli Usa le rotaie spesso tagliano le città in due, in tutti i sensi: se abiti di qua vai al ristorante, se abiti di là aspetti che quelli del ristorante ti allunghino impietositi gli avanzi. E se sei quello degli avanzi di solito hai anche molta fame. Un coach leggendario del college basketball ha come massima: “Se vuoi sapere quanto un giocatore saprà darti, chiedigli da che parte della ferrovia è nato”. Amen: ritorniamo alla sceneggiatura. Al di là dei binari, dicevamo, mucchi di cartone e lamiere accolgono i pochi che vengono qua. L’odore di piscio, cattive bevute e igiene rivedibile si sente a metri di distanza. Sotto uno dei fagotti, due metri e otto di ebano purissimo si scrollano dopo la solita nottata in cui una dozzina di birre hanno preceduto una bottiglia di bourbon scadente e di vino raffermo, intramezzate da una dose di crack.

    Il pensiero è quello di riuscire a mettersi qualcosa sotto i denti prima di riattaccarsi ancora alla bottiglia, perchè la giornata è troppo lunga per affrontarla da sobrio. La maniera più veloce è accucciarsi in un angolo di strada ed allungare le mani.
    - Joe ... stamattina hai anticipato. Che hai fatto? Ti ha preso il freddo o hai bourbato male e poco ieri sera?-
    - Ho fame! -
    - E allora perchè di accucci qui!? Passi la rotaia e vedrai che al di là il Taco Bell fa già pulizie... che c'è? Le tortillas messicane non ti tirani?! A base di farina, di mais, condite con carne, pesce, formaggio, cipolla e salsa piccante....
    - Ho detto ... ho fame! Stai zitto -
    Joe si alza con fatica aggroppandosi ad una grondaia d'angolo tenendola stretta con le sue "manone", quelle stesse mani che una volta facevano mirabilie con una palla a spicchi in mano. Perché fino a quando il barbone era Mr. Joe Pace, giocatore professionista della Nba, la vita era ben diversa.



    Oddio, l’infanzia ricorda pesantemente il presente: nato e cresciuto a New Brunswick, periferia povera del New Jersey, dove non è che si girasse in limousine. Poi però il Signore del basket, che è più cieco della sfiga, ci ha messo del suo, donando al ragazzo un corpo da un metro da fermo quando ancora i denti da latte erano ben lontani da cadere ed un corpo scolpito per lo sport più bello del mondo. La testa? Beh, diciamo non esattamente una ciambella col buco. La Nba, ovviamente, vedendone un Garnett anni prima di quello vero, lo sceglie al primo giro con i Bullets. Correva l'anno 1977, e Washington fa spallucce rispetto alle tantissime voci che danno il soggetto in perfetto feeling con alcolici assortiti e con droghe non sempre leggere.

    Quando arriva al Taco Bell Joe dimostra di conoscere bene la strada. Gira l'angolo ed in un vicolo pieno di pancali, bidoni e sacchi, ad una porta di servizio in ferro che si apre a spinta dall'interno, saluta un uomo di mezza età che esce con un pacchetto di sigarette in una mano e nell'altra l'accendino:
    - Ciao Mr.Palumbo!! - saluta da lontano Joe che affretta il passo per avvicinarsi
    - Ciao ... ciao !! Ti si riconosce da lontano. Non ce ne sono molti di gran lunga sopra i due metri. Che c'è? Vuoi fumare? -
    - Anche ma .... -
    - Ho capito! Vado a vedere quello che c'è in cucina. Ok? -
    - Grazie! -
    Nino Palumbo, italiano originario delle Puglia, non era ancora trentenne quando arrivò a New York, poi Seattle ed ora a Charlotte. Nino aveva studiato a Siena, come tanti pugliesi in quel periodo ma ebbe meno fortuna e successo rispetto ad altri ed il suo futuro andò a costruirselo oltreoceano nella ristorazione ed ora era uno dei proprietari di quel fast food.

    - Ecco qua! Non ti ci ho messo la salsa; è piccante e ti fa male, ti mette sete subito. Forse senza salsa un paio d'ore le risparmi. - così Nino gli allunga un cartoccio straboccante che Joe sembra ben gradire portandolo subito alla bocca.
    - Buon appetito! -
    - Grazie...grazie! -
    - Sai Joe io vidi codeste mani per la prima volta al lavoro quando per sbaglio, credo, i miei mi mandarono a studiare in una piccola città universitaria della Toscana, Siena. Li c'era poco da fare, il cinema e la domenica il basket. Ed una domenica vidi arrivare da Pesaro te, Mr.Joe Pace. Mamma mia che mazzo gli facesti! All'inizio sembravi non esserci. Forse non c'eri. Poi il gioco si fece duro, qualcuno ti sveglio e .... -
    - A Pesaro, nella Scavolini, mi vollero bene. Sapevano di aver preso un buon giocatore ma con un paio di problemucci assolutamente di secondo piano. Poi si accorsero che questi problemi non erano affatto di "secondo piano". Piove? Non faccio atletica. Fa freddo? Mi alleno con i guanti. Arrivò per me il momento in cui misi la testa a posto, in cassetta ... ma venne dopo, molto dopo. -

    In effetti in Italia l’impatto non è esattamente dei più semplici: il cappotto di cammello con cui si presenta in centro a Pesaro, pagato un milione delle vecchie lire, si volatilizza dopo un paio di settimane per un giro di giostra in cocaina. E poi allenamenti saltati in quantità industriali. E le sbronze. Una marea di sbronze. Con Skansi a mangiarsi il suo carattere slavo che lo vorrebbe appiccicare al muro spiegandogli alla spicciola come funziona il mondo. Perché poi quando il ragazzo decide di allacciarsi le scarpe, vola: 21 e 10 rimbalzi di media. Da sobrio. Ma non sempre. Stoppate a fiumi, intimidazione da film. Irreale. Ma solo in campo, anzi, solo in campo quando ne ha voglia.
    Joe spacca in due la città: da una parte i benpensanti e gli amanti del basket ortodosso, dall’altra «gli artisti», quelli che «meglio un minuto da Joe Pace che un campionato da bravo ragazzo del parquet». Quando però finisce in overdose, salvato ad un passo dalle arpe dorate dal dottor Di Bari, primario di Rianimazione del «San Salvatore», si capisce che la sua storia nel pesarese sia giunta al termine. Saluti ed abbracci, ed un posticino nel cuore di moltissimi tifosi.



    Joe ha divorato tutto. Poi accetta, anzi la richiede, una sigaretta. Nino Palumbo lo ascolta ed ogni tanto ride. Quando? Per esempio quendo Joe accenna al momento in cui dichiara di aver messo la testa "in cassetta". Poi vedendo che l'ex giocatore ha voglia di parlare ed è in vena di confessioni aggiunge:
    - Ma quando l'hai messa la testa a posto? -
    - Mr. Palumbo ... io ho girato il mondo: Inghilterra, Messico, Venezuela e Argentina. E proprio nella pampa vivo un bel periodo. Mi sposo, ha una bimba e apro un negozio. Metto casa. Ma nel cercare di ristrutturare casa da solo, perché a soldi non si era messi mai benissimo, mi fratturo la schiena, rischiando di rimanere paralizzato. Spendo tutto quello che avevo nell’operazione che mi consente, con l’uso di un bastone, perlomeno di deambulare autonomamente.
    Però moglie e figlia mi voltano le spalle, non si comportano più bene con me e tutto finisce ... finisce male ... finisce nel peggio -

    In realtà a seguito dell'incidente il dolore è per Joe troppo forte da sopportare e la bottiglia ridiventa l'unica ed l'inseparabile amica. La moglie, non esattamente contenta della piega che ha preso la sua vita, prende Joe ed i suoi guai e li smazza sullo zerbino. Il negozio? Intestato a lei, of course. Morale? In un attimo, Joe perde tutto.

    Torna negli Usa dove finisce a fare lo scaricatore a Houston ma un collega, che sta trasportando un frigorifero, scivola e gli va addosso ferendolo e rendendolo inabile per lavori di fatica. Licenziato senza nemmeno passare dal via. Nella tasca del suo zaino ci sono un libro ("Guida al successo nello sport e nella vita", tragicamente ironico, non trovate?), un videotape di 6' mentre in cui con la canotta Bullets marca Julius Erving, un vestito decente che Joe usa quando va in cerca di lavoro. Vende tutto, raccatta qualche dollaro e se ne va a Charlotte dove lo abbiamo trovato e dove lo ha ritrovato anche il nostro amico pugliese Nico Palumbo. Lui è alla ricerca di tutto o forse, più semplicemente, del suo angelo custode.
    - Ma dove sta? Quando mi ha protetto? Io non l'ho mai trovato. -







    Joe Pace in una foto recente




    SONETTO
    Brava Mens Sana


    Sonetti in vernacolo senese sulla Mens Sana
    Giuseppe Pallini è nato a Siena nel 1925, dove si è laureato in medicina nel 1949. Ha pubblicato "Storia postale della provincia di Grosseto", "I Corrieri del Mangia", "Pomonte addio", "Il perfido cellese" e "I versacci di Beppe". In occasione della vittoria della quinta Coppa Italia ha scritto questo sonetto.

    BRAVA MENS SANA
    Canti di gioia e squilli di trombe!
    Anche se Babbo Monte e' in agonia
    la squadra bianco verde un sente rombe,
    di nuovo in coppa italia spazza via

    tutte le squadre, ne fa un'ecatombe
    e con questa so' cinque e un si sa mai
    se a forza di schiacciate, tiri e bombe
    perfino lo scudetto ci risia.

    Com'anderà un altr'anno? Chillosà!
    Tutto dipende se dura il quatrino,
    ma dopo che succede? Si vedra.
    Sventola intanto ancora la Balzana,
    la nostra Siena ha preso un brodino
    e bisogna dì grazie a la Mens Sana.

    Beppe Pollini
    10 febbraio 2013

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    SONETTO
    Il Basche


    IL BASCHE
    Da un pezzo lo leggevo nel giornale
    e lo diceva Gigi alle Dù Porte,
    che pe' l'appassionati dello sporte
    Siena aveva l'ambiente più ideale

    col nuovo palazzetto alla Mensana,BR> moderno,confortevole, sportivo ...
    sicchè ci andiedi l'altra settimana
    per avènne l'idea proprio dal vivo.

    L'hai presente la cena del Montone
    con tutto quel casino di bevuti?
    ecco, fa conto che nel paragone
    ti sembrerebbe d'esse a' sordomuti!

    Fischi, strombate, battimani, berci,
    moccoli, strilli, imprecazioni, giuri,
    cantate, martellate di tamburi
    e svolazzi di carte da 'un vedecci.

    Nel mezzo a quel pò pò di carnevale
    ci so' dieci cristiani in mutandone
    che còrran come matti nel piazzale
    passando e ripassandosi 'l pallone.

    Appena so' vicini al tabellone
    cercano di buttàllo a un cerchio tondo
    dove ci sta attaccato penzolone
    'na specie di retino senza fondo.

    Quando il pallone ci fa proprio centro
    bèrciano tutti insieme ma do bòtto,
    e 'un s'accorgano mìa che 'un resta dentro
    e che riscappa subito di sotto!

    Qui lo richiappa sempre chi è più lesto,
    ma siccome anche l'altri 'un so' da meno,
    se lo passano in un tempo da baleno
    te lo vanno a infilà nell' altro cesto.

    Ma risiamo alle solite, Matteo.
    Anche questo è sfondato e quel pallone
    ricasca a terra giù nel barabeo
    e ricomincia tutto daccapone.

    Ora, dico, non è pe' criticare
    i nostri dirigenti mensanini
    ma mi pare vergogna non pensare
    a fa' cucire il fondo de' cestini.

    Un'altra cosa che, mi pare, 'e sballa
    è che han messo que' cerchi troppo alti
    sicchè li tocca a fare certi salti
    per arrivare a mèttecci la palla.

    Di conseguenza viene naturale
    di cercà giocatori spilungoni.
    Avè statura qui è fondamentale
    e quindi, più so' alti e più so' boni.

    Ma siccome da noi non c'è mai stata
    grande altezza di corpo, salvo 'l vero,
    c'è qualcuno che ha avuto la pensata
    di comprà qualche lungo forestiero.

    Se vedi lì un dumetri che spalanca
    du' gambe che ci passa sotto un bove,
    che ci ha la pelle nera o bianca bianca
    e come scarpa cià il quarantanove

    quello, pòi sta' tranquillo, è americano
    che, come altezza, l'altri li sotterra
    e quando salta co' la palla in mano
    sembra che non ritorni più pe' terra.

    Pe' lui la gente è pronta a strapagare.
    Ma, dice, gioca bene. Che pretese!
    Co' quattrini che piglia a fine mese
    fallo anche giocà male, no, ti pare?

    E poi, belle mi' forze, quant'è alto
    'e si deve sudà pe' fa' canestro:
    dove all'altri li tocca andare a salto
    lui da fermo c'infila tutto il destro!

    'somma guarda, 'unn'è il caso mi dilunghi,
    ma a chi ci spende tanti mai milioni
    bisognerebbe digli: -lunghi lunghi
    a Siena, fa un po' rima co' coglioni-

    E tutto grazie a questa pallaccesto,
    che in America l'han chiamata bàsche.
    Io 'un lo so' che vòl di': però fa presto
    a riempilli di dollari le tasche!

    Surgezio Galli - Gennaio 1982


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    SONETTO
    ...E er presidente minacciò


    Er Presidente, in de lo spogliatoio,
    cercava spiegazioni da "fischietti"":
    "Nun me va de sparà..'ndo' cojo cojo,
    però me sò venuti dè sospetti !

    Caccio li soldi ma è un... lacrimatoio:
    nun se vince né coppe né scudetti
    mentre ar Minucci (e dall'invidia moio...)
    tutti i giochi riescono perfetti !

    Mò mi sò rotto - disse er Presidente -
    se smetto d'investì sò cazzi amari !!
    Doppo tant'anni che non vinco gnente

    basta cor cesto: torno a fà i mi'affari !!"
    Uscì incazzato... Poi capì l'affanno:
    VELTRONI..è ito!...Mò ce stà... ALEMANNO !!

    Antonio Tasso - 6 Giugno 2008

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