2002 - Mindaugas Zukauskas

Mindaugas Zukauskas, lo spadaccino del Baltico

li' 23/12, 2002 |Posted in :
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Mentre qui da noi, in riva all' Arbia, si regolavano i conti con la nemica Florenza coprendo d' ossa fiorentine il Colle di Montaperti, tremila chilometri piu' a nord, un Duce forte e valoroso, nobile e biondo, senza macchia e senza paura, riunificava le varie fazioni di quelle lande fredde in riva al Baltico, si convertiva al Cristianesimo, dava realta' politica alla Lituania e ne diveniva Re, entrando nella storia senza colpo ferire.
Il suo nome ? MINDAUGAS come Zukauskas, un grande ex della Mens Sana.
Mindaugas Zukauskas, uno dell' Est, uno di "quelli tosti" come l'omonimo Duce.
"Essai! So' tutti uguali! Vanno, l'ammazzano e tornano!!" mi confido' un maturo tifoso mensanino, "il Poppi", tristemente oggi non piu' con noi, ed all'epoca, in verita', piu' esperto di camere d'albergo moscovite che di basket sovietico. In effetti, quello che piu' colpi' la fantasia del tifoso all'arrivo di "Minda" (poi chiamato da tutti cosi') fu il suo nordico comportamento. Mai un'escandescenza, mai un gesto poco corretto mai una reazione, distaccato anche se troppo "attacato": domandatelo agli avversari che, partita dopo partita, ne saggiavano le "attenzioni". Nello staff mensanino l'avevano ribattezzato "CIMOSA": lui infatti ... CANCELLAVA l'avversario.
Ma era proprio cosi' freddo Mindaugas? No, era razionale! Come uno spadaccino, valuta l'avversario, lo saggia sul campo, lo para duro, l'attacca sfrontato e, all'occasione, lo infilza con una di quelle "rasoiate" da tre dall'angolo che mandano al settimo cielo il Palasclavo. E Minda non facevo una piega: al massimo un'occhiata in tribuna per controllare la moglie, poi - ordinato ed ubbidiente - al richiamo tornava a sedere, in panchina, si asciugava ed era subito pronto.
Questo era Minda, LO SPADACCINO DEL BALTICO. Non a caso nel gennaio del 2003 alla domanda di un reporter: "Quale libro tieni sul comodino?" lui rispose: "D' Artagnan ed i tre moschettieri". Ed al figlio Mantvydas, all'epoca un pupillo del Palasclavo con la sua entrata in campo nell'intervallo, appena in eta' di lettura si racconta che Minda abbia regalato come primo libro "I tre moschettieri". La "pasta" era comunque la stessa e lo capimmo subito in quell' entrate sul parquet nell'intervallo, da dietro le panchine, con quella pallina (sempre la stessa) stretta al petto ed il suo correre immediato verso il canestro per metterla deltro, era uno spettacolo cestistico: come il babbo. Manty (aveva quattro anni) lottava sempre contro qualcuno piu' grosso di lui, andava a terra e si rialzava come il babbo, non piangeva e quando la mamma lo chiamava rientrava in panchina, tranquillo, come Minda. Ed alla fine della partita, di corsa, a cercare la mano del babbo e con lui rientrare sereni, nello spogliatoio ... Missione compiuta, moschettieri del Baltico !

« Antonio Tasso