FORTIFICAZIONI
NEL CONTADO DI SIENA
Una sintetica conoscenza di tutte le fortificazioni



CACCHIANO (castello)
Il castello di Cacchiano si trova su un'altura dominante la valle di San Marcellino, fu costruito agli inizi del 1000 sopra i resti di un precedente insediamento .
romano. Cacchiano nel 1203 fu aggregato al contado di Firenze e fu dominato, fino al 1300, da una famiglia locale, legata alla consorteria dei Ricasoli.
Il castello segui strettamente le vicende del vicino castello di Brolio e quindi subì l'assedio degli Aragonesi nel 1452 e nel 1478 venne espugnato e devastato. Il castello fu ricostruito e divenne luogo di rifugio per i fuoriusciti senesi e base per le nuove ostilità fra le due città rivali.
Il castello si compone di vari corpi di fabbrica disposti ad "U" intorno ad un cortile, la parte più antica sembrerebbe il fronte meridionale e uno sprone a scarpa, probabile residuo delle mura originarie, realizzati in muratura rustica. Anche nel lato sul cortile dell'ala settentrionale, in un muro rustico, è presente una finestra ad arco in pietra e le tracce di altre quattro. Il lato esterno, invece, é stato totalmente rimaneggiato probabilmente nel 1500. Alla stessa epoca sembrerebbe appartenere anche la semplicissima cappella del portale e l'occhio in pietra serena che si affaccia sul lato meridionale del cortile. Coevi o di poco anteriori potrebbero essere i due bastioni con base a scarpa che si protendono ad est ed a nord; nel primo sono presenti numerose archibugiere, il secondo, coronato su due lati da mensole in pietra stondata, presenta un'archibugiera sul lato occidentale.



CAMPIGLIA D'ORCIA (resti della torre)
La Torre della Campigliola, è l’unico resto della Rocca di Campigliola o Campigliaccia. Si tratta di una vecchia fortificazione di avvistamento, situata sul crinale dello sperone roccioso che sovrasta il paese di Campiglia d'Orcia; oggi è in rovina e si raggiunge solo a piedi seguendo le indicazioni dal paese. Il rudere dell'alta torre quadrangolare è l'unica testimonianza della rocca, menzionata dai documenti fin dal 973. L'antico fortilizio sovrastava il borgo e il castello di Campiglia, appartenne fino alla fine del X secolo ai conti Aldobrandeschi e passò a far parte del dominio della potente famiglia Visconti nel XII secolo. Questi si trovarono, nel corso del '200, minacciati dall'espansionismo delle due città rivali di Siena e Orvieto. I Visconti cercarono di condurre una politica di equilibrio, ma dovettero soccombere nel 1234 di fronte alle preponderanti forze Senesi che distrussero la rocca con il sottostante castello di Campiglia. Rimangono all'interno parte della copertura con volta a botte, i fori nelle murature per incastrarvi le travi dei solai ed una cisterna per l'approvvigionamento di acqua.
Degli altri edifici che un tempo completavano la fortificazione non rimane traccia.


CAMPORSEVOLI (castello)
L'origine del caratteristico Borgo di Camporsevoli è riconducibile ad un insediamento etrusco che dovette sorgere nelle vicinanze. Le prime notizie certe sono rintracciabili in un atto di confinazione redatto ai tempi di Federico Barbarossa, ma non appare improbabile che Camporsevoli appartenesse al territorio dell'antico Ducato Longobardo di Chiusi ed in seguito alla Contea che ne prese il posto.
Dopo il frazionamento della Contea, Camporsevoli passò ad un ramo degli antichi conti Farolfingi (forse ai Visconti di Campiglia). Negli anni 1232-1235 il castello fu teatro di un'aspra contesa per il suo possesso fra i senesi e gli orvietani, conclusasi a favore di questi ultimi grazie all'intervento fiorentino. Rimasto nella sfera d'influenza del comune umbro almeno fino alla metà del 1300, Camporsevoli divenne feudo della nobile famiglia dei Montemarte fino a quando, coinvolto nelle lotte intestine delle famiglie orvietane, nel 1352 fu assalito e distrutto dalle truppe ghibelline del Prefetto di Vico che ne abbatterono le mura. Passato in mano ai Visconti di Campiglia, nel 1432, dopo aver subito ripetuti assalti e danni da parte di truppe senesi, il castello divenne proprietà della famiglia Piccolomini; papa Pio II ne fece dono ai propri nipoti Giacomo e Andrea che nel 1464 lo alienarono alla Repubblica di Siena. Nel 1559, dopo la caduta della libera Repubblica Senese, i Medici misero le mani sul castello di Camporsevoli suscitando le rimostranze del Papa. Dopo lunghi contrasti ottennero il castello con il titolo di Vicari Apostolici, ma sorsero nuovi diverbi con i Malaspina che accampavano diritti sulla meta del feudo. Detti diritti vennero dai Malaspina ceduti alla granduchessa Maria Maddalena d'Austria che, a sua volta, li passò al nobile fiorentino Niccolo Giugni al quale, finalmente, nel 1630, Ferdinando II concesse l'intero feudo.
Oggi dell'antico castello restano solo alcuni tratti di mura e la porta d'accesso, mentre il corpo centrale del fabbricato è stato rimpiazzato da una villa. A ridosso della villa è la chiesa dei Santi Maria e Giovanni. Questa venne edificata dai Piccolomini nel 1500 forse su una più antica fondazione, identificabili nella "Plebem Sanctae Mariae de Spino cum Cappella Sancti Johannis et massaritiis" citata da papa Celestino III nella Bolla del gennaio 1191 con la quale venivano confermati i possessi della Chiesa chiusina al vescovo Teobaldo. II campanile a forma di torre merlata è stato costruito in questo secolo.


CANCELLI (torre)
Due atti di compravendita presenti nell'archivio di Coltibuono, una del 1085 e l'altra senza datazione ma certamente coeva, hanno per oggetto appezzamenti di terreno in località Cancelli. La Torre dei Cancelli domina isolata il valico fra il Valdarno Superiore e il Chianti, di fronte all'Abbazia di Coltibuono e ai piedi del colle dove svetta imponente, il castello di Montegrossi. La torre in pietra, quadrata e slanciata, mostra ancora aperture ad arco originarie. Al fianco della torre é appoggiato un edificio probabilmente coevo.


CASOLE D'ELSA (Rocca Senese)
«Originario insediamento etrusco, Casole viene citata per la prima volta in un atto notarile dell'896 con il quale il marchese di Toscana Adalberto concedeva il borgo in feudo al Vescovado di Volterra. Dal 1201 divenne libero comune, per poi passare nel 1240 sotto l'influenza di Siena che lo conquistò dopo un lungo assedio, rafforzandone le fortificazioni. Nel 1259 le truppe fiorentine invasero il territorio, ma dopo la sconfitta subita l'anno successivo nella Battaglia di Montaperti il borgo di Casole d'Elsa venne annesso definitivamente ai domini di Siena. Il borgo, posto in posizione strategia e per questo fortemente conteso tra senesi, volterrani e fiorentini, fu ampliato con nuove fortificazioni ricevendo la struttura toponomastica che ancora oggi lo contraddistingue. Gli stessi abitanti di Siena si occuparono della fortificazione delle mura e del rafforzamento della rocca.
La cinta muraria ha una forma che ricorda quella di una pera. Si entrava e si usciva attraverso due porte, oggi non più esistenti. In alcune vecchie fotografie è possibile vedere quella a sud, Porta Rivellino, prima che venisse minata, durante la seconda guerra mondiale, dalle truppe naziste nel tentativo di ostacolare l'avanzata dei carri armati alleati, mentre quella a nord prendeva il nome di Porta ai Frati. Il lato della cinta muraria (ancora in gran parte intatta sebbene inglobata nelle abitazioni) che guarda la Val d'Elsa è caratterizzato da due torrioni a pianta semicircolare risalenti al 1481 (uno ormai un rudere).
La sua imponente struttura quadrangolare, che si erge sul lato sud della cinta muraria, fu eretta nel 1352 e in seguito rafforzata da due torri diseguali, di forma quadrata e coronate da merlatura guelfa. Molto bello il portale gotico ad arco ribassato sormontato dallo stemma bianco e nero Senese con delle arciere ben conservate ai suoi lati. Nel 1554 il borgo fu teatro degli scontri tra la Repubblica Fiorentina e quella Senese che si conclusero con la vittoria di Firenze e l'annessione di Casole d'Elsa ai possedimenti Medicei.
All'interno della rocca, attualmente sede del Comune di Casole, sono stati adibiti i locali della Pinacoteca d’Arte Viva, spazi dedicati dall’arte dei ragazzi e loro punto di ritrovo. Nell’atrio comunale, inoltre, ogni 15 giorni, vengono organizzate mostre di pittura contemporanea di artisti senesi denominate “Mostre a Palazzo” che hanno grande risonanza in tutto il territorio. L’atrio della Rocca è aperto gratuitamente al pubblico tutti i giorni».


CASTEL PIETRAIO (borgo fortificato)
Correva l'anno mille quando Sigerico, arcivescovo di Canterbury, delineava per primo il cammino religioso per Roma, quella via che più tardi avrebbe preso il nome di Francigena, e nella contea di Strove e Staggia regnava la famiglia Lambardi, artefice del rilancio economico del territorio dopo i secoli bui della decadenza dell'Impero Romano. Ildebrando Lambardi discendente da illustre casata Longobarda, sposò la contessa Ava Zenovi, il cui sarcofago è tuttora visibile nella navata di destra dell'abbazia di Abbadia a Isola, dalla quale ebbe due figli: Tegrimo, che sposò Sindrada e Berizio.
Nel XII secolo il castello passò di proprietà ai Soarzi, che divenne una delle famiglie feudali più importanti della Valdelsa. I Soarzi furono coinvolti nelle battaglie tra Firenze e Siena, in quanto le loro proprietà erano tra le due potenze nemiche. La famiglia conobbe fama e prestigio durante il XII secolo, per poi decadere nel secolo successivo. Nel XIII secolo fù di Ghinibaldo Saracini, marito di Sapia Salvani, figlia di nobile e potente famiglia senese, citata da Dante Alighieri nel Purgatorio per aver tradito le proprie origini in favore di Firenze. Nel secolo XV ne furono Signori i Capacci, che fecero scolpire nei portali del castello e nelle pavimentazioni la testa di cinghiale, loro stemma, in parte ancora visibile. Il nucleo più antico di Castel Pietraio è la sua torre con una particolare merlatura guelfa, seguita nel tempo da costruzioni in aderenza dal 1300 al 1500 che ne costituiscono l’attuale disegno quadrangolare con chiostro interno, dove un pozzo di raccolta dell'acqua piovana provvedeva all'esigenza idrica del tempo, e la scala esterna in pietra collegava la torre alle più recenti costruzioni. Sono del 1700 la Chiesa dedicata ai Santi Pietro e Paolo e gli edifici del suo piccolo borgo.


CASTELGIOCONDO (castello)
Castelgiocondo è un antico fortilizio che risale probabilmente al XII secolo. Nella cronaca dell'assedio di Montalcino (1553) Castelgiocondo viene citato tra i castelli di confino posti a sorveglianza del territorio. L'edificio ha subito nel tempo alcuni drastici interventi di ristrutturazione che ne hanno modificato l'originale aspetto. Nel primo cortile notiamo la cappella della Vergine Assunta, restaurata in stile neoclassico. Nella facciata il semplice portale e l'occhio sovrastante sono in travertino, in alto a destra notiamo il piccolo campanile a vela. A lato della cappella c'è l'ingresso al cortile interno; vediamo alcuni elementi architettonici riconducibili all'antica fortezza: il basamento a scarpa e una torre quadrata. L'ultimo intervento di restauro del XIX secolo è individuabile sia nelle bifore che nelle merlature. Tornati indietro continuiamo il nostro itinerario in direzione Buonconvento alla volta della Pieve di S.Michele. Non esiste alcuna indicazione turistica in prossimità del bivio che ci conduce alla Pieve, perciò sarà utile tenere conto della segnalazione chilometrica (Km. 2,4 dal bivio di Castelgiocondo) e l'avvistamento di una torre antincendio che si erge dalla fitta boscaglia: è il segnale che stiamo per giungere alla deviazione per S. Michele


CASTELLINA IN CHIANTI (rocca)
Le prime memorie scritte risalgono al Medioevo: nel XI secolo Castellina era nominata come insediamento dipendente dal vicino Castello del Trebbio (corrispondente alla odierna località di Trebbia nel Comune di Radda in Chianti) sotto il controllo dei conti Guidi, ai quali si deve la costruzione delle prime fortificazioni. All'epoca la località era conosciuta come “Castellina de' Trebbiesi”. Intorno alla metà del 1200 Castellina entrò a far parte della Lega del Chianti e successivamente divenne capoluogo di uno dei terzieri (gli altri due avevano a capo Radda e Gaiole) nei quali la Lega fu suddivisa, quello chiamato appunto 'Terzo di Castellina'. Come noto, il Chianti fu per tutto il medioevo terreno di scontri e contese fra le Repubbliche di Firenze e Siena.
Castellina di conseguenza strategicamente molto importante. Nel 1397 il castello venne distrutto dalle truppe del duca di Milano, alleate con i senesi. Pochi anni dopo, nel 1400, la Repubblica Fiorentina decise di rafforzarne le difese con la costruzione di una cerchia muraria più larga e massiccia, con forma a esagono irregolare, intervallata da numerose torri quadrate, dotata di due porte, una verso Siena e l'altra verso Firenze, e coronata, nel punto più alto dell'abitato, da un poderoso cassero merlato rettangolare dotato di mura scarpate. Delle mura e delle torri restano ampi tratti che racchiudono ancora l'abitato, sebbene, in più punti, inglobate nelle abitazioni. Le due Porte, purtroppo, non sono più esistenti; quella fiorentina è stata distrutta durante l'ultimo conflitto mondiale e quella che vediamo oggi è soltanto un'apertura postuma nel tracciato murario.
Il cassero, formato da due corpi di fabbrica quadrati, con le sue alte mura, è in perfette condizioni, grazie ad un'accurata opera di restauro dell'inizio del secolo. Questa serie di potenti fortificazioni ebbe il battesimo del fuoco nel 1452 resistendo per ben 44 giorni all'assedio del duca di Calabria. Sembra che in questo periodo Castellina sia stata rafforzata ulteriormente dal grande architetto Mediceo Giuliano da Sangallo. Nonostante ciò, nel 1478 il castello capitolò all'attacco dell'esercito Aragonese e, come quelli vicini, fu saccheggiato e semidistrutto. Nel 1483 Castellina tornò definitivamente in mano ai fiorentini. Nel 1774 la Lega del Chianti fu abolita. Un tragico evento di guerra vide protagonista Castellina nel 1944: le truppe tedesche, ormai in ritirata e favorite dalle asperità del terreno, approntarono una linea di difesa che provocò decine di morti fra la popolazione civile e notevoli distruzioni.
La Torre, dal 2006 sede del Museo Archeologico del Chianti Senese, ospita tutt'oggi la Sala Consiliare (sede dei Consigli Comunali), la Sala del Capitano (dove vengono celebrati i matrimoni civili) ed il cortile con il pozzo.


CASTELLUCCIO (castello)
Da La Foce, volgendo sulla destra per la strada non asfaltata si arriva al Castelluccio detto in tempi remoti Castelluccio dei Bifolchi dal nome del suo primo proprietario. Se ne hanno notizie fin dal 1320 allorché appartenne alla comunità di Monticchiello a sua volta dipendente dalla Repubblica di Siena che nel secolo XIV, lo fortificò munendolo di due torri angolari rotonde ancora intatte con feritoie archibugiere e vi insediò una piccola guarnigione. Nel 1390 una parte del Castello venne donata all'Ospedale di Santa Maria della Scala, cui appartenne fino al 1787, che utilizzandolo come fattoria fortificata, ne fece uno dei più importanti centri di amministrazione fondiaria. Da allora è passato attraverso vari proprietari. All'inizio del secolo XV vi predicò san Bernardino, cui è dedicata la cappella settecentesca.


CASTELNUOVO TANCREDI (castello)
Castelnuovo Tancredi, attestato dal 1214 come Castelnuovo Guiglieschi, appartenne successivamente a diverse famiglie del patriziato senese, fra i quali anche i Tancredi. È sempre stato al centro di una proprietà fondiaria di tipo agrario, molto estesa. Il Castello è composto da una Villa cinquecentesca e da un poderoso torrione con base a scarpa e coronamento ad archetti su mensole di pietra. I fronti, pur essendo intonacati, mostrano ancora tracce delle originali finestre ad arco. Il Castello è circondato da un parco di querce e lecci. Vi si accede da un viale tutto ornato di cipressi.
La struttura è costituita da un poderoso torrione con base a scarpa in pietra. La sommità è coronata da archetti in pietra che reggono il sottotetto finestrato. Alla torre, in epoca cinquecentesca è stata collegata l'attuale villa che si incontra arrivando da un ombroso viale di cipressi. Sul lato sinistro della villa si trova la piccola chiesa di San Bartolomeo.


CASTELROSI (castello)
Castelrosi, originariamente Castel Rozzi, sorse probabilmente fra il XII e il XIII secolo. Il castello, oggi trasformato in villa con uno splendido giardino all'ingresso circondato da un boscaglia, sembrerebbe costruito in tre tempi. Alla fase più antica dovrebbe appartenere la base a scarpa in pietra del torrione nell'angolo ovest. Ad una fase successiva sono da attribuire la sopraelevazione in mattoni nell'angolo sud e la parte settentrionale del grande edificio rettangolare che delimita il complesso a nord-est. Ad un'ultima fase corrisponde tutto l'ampliamento di questo corpo. Dei primi anni del Novecento sono invece la sopraelevazione e la merlatura.

CASELVECCHIO (ruderi del borgo fortificato)
Nella parte più nascosta dell'Alta Valdelsa, quasi al limite meridionale del territorio comunale di San Gimignano, si trovano i resti, meglio dire le residue emergenze architettoniche di quello che fu un importante insediamento medievale, a carattere civile e militare, una volta conosciuto come Castrum Vetus, oggi Castelvecchio, il più antico, per antonomasia, tra i "castelli" della Valdelsa. Castelvecchio, probabilmente nato come "curtis", o centro abitato nei secoli VI e VII, in seguito alla calata dei Longobardi, assunse importanza e notorietà dopo l'anno Mille, essendo stato trasformato in "Castrum" e cittadella fortificata in posizione strategica a breve distanza dall'incrocio dell'internazionale via Francigena. proveniente dal nord e diretta a Roma, con la via del Sale che fin dall'epoca etrusca collegava Volterra e le miniere di salgemma alle città dell'interno, tra le quali Chiusi, Arezzo e Cortona.
Alla fine del XII secolo manifestano interesse ad entrarne in possesso sia San Gimignano che Colle di Val d'Elsa, divenuti liberi Comuni. Finché il vescovo di Volterra, Ildebrando de' Pannocchieschi, con atto del 29 maggio 1210, trasferisce i propri diritti su Castelvecchio al Comune di San Gimignano. Nel 1213, San Gimignano, che ha ambizioni espansionistiche, entra in conflitto con Volterra e disloca a Castelvecchio, posto sulla linea di confine tra i territori delle due città, un forte contingente militare per condurre le operazioni belliche, protrattesi per circa cento anni, anche se intramezzate da periodi di tregua.
Nel 1308 una battaglia campale tra Sangimignanesi e Volterrani sembra concludersi senza vincitori né vinti, tuttavia, con un arbitrato del 14 aprile 1309, il territorio di San Gimignano si estende verso sud, a danno di Volterra e sul Montespeculo viene costruito il Castelnuovo (oggi Castelsangimignano), fortezza di confine.
Con il XIV secolo comincia la decadenza di Castelvecchio, accentuata nel secolo successivo, quando, senza più un contingente militare, non è in grado di difendersi, prima dagli attacchi dell'esercito milanese, poi di quello napoletano, nemici di Firenze. Agli inconvenienti della guerra si aggiunge la critica situazione economica e, quindi, una epidemia di peste esplosa nel mese di agosto del 1478. Gli abitanti di Castelvecchio chiedono un valido appoggio a San Gimignano che non è in grado di darlo e, malgrado ciò, riescono a superare il difficile momento, fino al 1485 quando ricompare la peste, più violenta del solito. San Gimignano, ancora una volta non fornisce aiuto anzi, con provvedimento del mese di ottobre 1485, dichiara Castelvecchio uno degli epicentri di diffusione della peste, da isolare nell'interesse della collettività, senza la possibilità di entrare o di uscire dall'insediamento. Nel XVI secolo Castelvecchio è abitato stagionalmente e per brevi periodi da boscaioli, carbonai e pastori. Nel 1576 le autorità ecclesiastiche accertano che la chiesa di Castelvecchio, già canonica, è in avanzato stato di degrado e la zona circostante "selvatichissima". L'insediamento viene completamente abbandonato e, addirittura, dimenticato, tanto da essere chiamato, in senso dispregiativo, "Le Torracce" per gli scheletri di due torri che spuntano sopra la vegetazione del bosco che ha preso il sopravvento.
Nel 1908 lo scrittore Romualdo Pantini, in visita a Castelvecchio, lo definisce in un suo libro, "...il ricordo di un paese che fu, nel tempo lontano, di cui non rimangono che miseri resti di una bellezza grandiosa e triste...". Nel 1979 un gruppo di cittadini sangimignanesi decide di riportare alla luce Castelvecchio ed a loro si uniscono molti volontari provenienti da tante parti d'Italia, dal Piemonte alla Sicilia, compresi non pochi stranieri. Il "gruppo" iniziale si costituisce in associazione, detta "Gruppo Storico Castelvecchio" e nel 1995 l'Insediamento di Castelvecchio viene riconosciuto, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, "bene culturale"..



Notizie estratte da "Mondi Medioevali"


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