Foto: I trofei vinti dalla Mens Sana messi all'Asta Giudiziaria.
Siena, 04 novembre 2015
Sospiro di sollievo per i tifosi senesi, infatti, come si evince dal sito ufficiale della Polisportiva Mens Sana Siena 1871 sono stati recuperati in via definitiva i trofei della squadra di pallacanestro. Ecco il comunicato:
È con grande piacere che Mens Sana 1871 comunica ufficialmente la buona riuscita dell’asta per il recupero dei trofei della ex Mens Sana Basket Spa.
Il primo scudetto conquistato da Siena
Dopo gli infruttuosi tentativi di offerta di acquisto operati per scongiurare un’asta dagli esiti incerti, la Società ha infatti concordato da subito con il “Comitato La Mens Sana è una Fede” una strategia che si è poi rivelata vincente anche grazie al coinvolgimento di Banca Cras da subito disponibile a sostenere l’operazione.
Strategia e coordinamento che hanno consentito la riacquisizione dei trofei quali, le coppe vinte dalla prima squadra (Scudetto 2007/2008, 2008/2009, 2009/2010, 2010/2011, 2011/2012; Supercoppa 2004, 2007, 2008, 2009, 2010, 2011, 2012, 2013; Coppa Italia 2009, 2010, 2011, 2012, 2013; Coppa Saporta (copia) 2002), oltre ai titoli e le coppe del settore giovanile.
PIERO RICCI, PRESIDENTE POLISPORTIVA MENS SANA 1871: “C’è grande soddisfazione nel veder tornare alla Mens Sana i trofei vinti nel glorioso passato biancoverde. Un’operazione che purtroppo ha avuto dei lunghi tempi di gestazione e che non sarebbe stata possibile senza la fondamentale collaborazione dei “ragazzi” del Comitato Mens Sana è una Fede, e di tutti coloro che hanno dimostrato il loro attaccamento alla lunga storia mensanina ed ai suoi colori, anche attraverso una sottoscrizione. Anche per questo un grazie particolare alla Banca Cras, nella persona del Presidente Florio Faccendi, che ha supportato economicamente la riuscita dell’operazione dimostrando una sensibilità non comune così permettendo di sostenere l’onere alla sola Polisportiva. Peraltro a queste si andranno ad aggiungere due altri trofei quali lo Scudetto 2003/2004 ed il 2006/2007, a suo tempo acquistati nella precedente asta dai Goliardi Senesi e donati alla Mens Sana 1871, e quelli acquistati da Round Table e Siena Tv”.
FLORIO FACCENDI, PRESIDENTE BANCA CRAS: “Credo che in questo frangente in cui lo sport a Siena sta rinascendo, sia importante recuperare una parte della storia sportiva cittadina che testimonia un impegno agonistico importante: il gesto di Banca Cras vuole rendere omaggio alla nostra città e allo sport senese, contribuendo al recupero dei trofei storici”.
ALESSANDRO LAMI, PRESIDENTE COMITATO LA MENS SANA E’ UNA FEDE: “I nostri dovuti ringraziamenti vanno in primis alla Polisportiva Mens Sana 1871, senza la quale non ci sarebbe stato possibile partecipare alle aste; all’IVG di Siena per la grandissima disponibilità e cortesia con cui ci ha accompagnato in un ambito d’azione a noi sconosciuto; e soprattutto a tutti i tifosi biancoverdi che, partecipando alla sottoscrizione, ci hanno dimostrato il loro attaccamento alla nostra Storia ed il profondo interesse per questa vicenda, spronando noi e la Polisportiva ad agire per il conseguimento dell’obiettivo”.
Mens Sana 1871 è nel frattempo impegnata nell’individuazione di spazi idonei che possano permettere ai Trofei di essere fruiti da tifosi e appassionati.
da Basket Uiverso di Fabio Siletti
2019 - Nikos Zisis: "Siena sempre nel cuore".
Foto: Famiglia Zisis durante il periodo senese - Oggi i figli, oltre a Markos nato a Siena, sono tre.
Siena, 14 guigno 2019
Nikos Zisis è tornato dopo sette anni nella città che lo ha visto affermarsi per tre volte come campione d’Italia. Una bella emozione per il giocatore, che con la maglia della Mens Sana ha scritto alcune della pagine più importanti della propria carriera.
“Per la prima volta dopo sette anni sono riuscito a tornare a Siena – commenta Zisis – Da quando ho smesso di giocare in nazionale nel 2015 ogni estate ho provato ad organizzarmi per tornare, ma per vari motivi non ci sono mai riuscito fino ad oggi. Sono molto contento di essere tornato con mia moglie e la mia famiglia, per far vedere e rivivere a tutti un posto che per noi è speciale”
Nonostante le tante città e i tanti paesi nei quali Zisis ha vissuto durante la propria carriera, dalla natia Grecia a Russia, Spagna, Turchia e Germania, Siena è la città che più di tutte è rimasta nel cuore del play greco; città che ha anche visto la nascita del primo figlio.
“Siena è rimasta sempre nel mio cuore – continua Zisis – sia per il lato sportivo, perché ho avuto l’occasione di giocare in una squadra fortissima che giocava un basket di altissimo livello, che per quello umano e personale, perché qua sono stato molto bene ed è la città dove è nato il mio primo figlio. Per tutti questi motivi Siena rimarrà sempre nel mio cuore”.
La presenza di un grande protagonista degli anni d’oro della Mens Sana non può far altro che accendere ancora di più i riflettori sulla situazione attuale della società di Viale Sclavo, in seria difficoltà dopo appena cinque anni dalla rinascita dopo il fallimento. Una situazione per la quale il playmaker greco si dice dispiaciuto soprattutto per i tifosi, da sempre al fianco della squadra.
“Il mio pensiero va soprattutto ai tifosi – commenta l’ex mensanino – perché ho vissuto in prima persona la forza che la gente dava alla squadra. Mi dispiace molto per la situazione, spero che riescano a trovare una soluzione, perché la città ha bisogno di una squadra, magari non forte come quella di un tempo, ma il pubblico merita una squadra competitiva in serie A.”
intervista realizzata da: Andrea Radi su SienaTv
2001 - Sorpresa!! Arriva Ergin Ataman.
Foto: un giovane Ergin Ataman in Mens Sana
Siena, guigno 2001
Roberto Morrocchi, all’epoca presidente della Mens Sana Basket ci racconta:
- Di prima mattina, all’inizio di un torrido mese di giugno mi telefona in Banca il nostro Direttore Generale, Ferdinndo Minucci: “Vediamoci al Ristorante Fori Porta che ti voglio presentare l’alleatore che ci farà fare il salto di qualità” Faccio presente che il lavoro mi stava assorbendo oltre misura ma trovando dall’altra parte tanta insistenza accetto e poi non ho idea di dove Ferdinando voglia andare a parare.
Mi trovo dinanzi a un giovin signore, ben in carne, abbronzatissimo e di bianco vestito, irrorato di abbondante colonia. Ha un caschetto di capelli corvini, gli occhietti furbi, penetranti, e dimostra sì o no trent’anni. “E’ Ergin Ataman – fa le presentazioni il Direttore Generale – viene dalla Turchia e no ha mai allenato nell’Europa Occidentale “.
Un turco? Ci manca davvero uno così per fare il salto di qualità che la città e la Banca si spettano?! La novità non mi entusiasma, anche se gli argomenti di Minucci sono logici e convincenti: “Dobbiamo battere la strada dell’Est, ci sono tanti giocatori che possono fare bene da noi e ci vuole un tecnico che parli la loro lingua, si avvicini alla loro filosofia, alla loro cultura”.
Ataman, lo confesso, durante il pranzo mi fece una buona impressione, quando, in un eccellente italiano, cominciò a spiegare la sua filosofia cestistica. Intanto parlava la nostra lingua per aver studiato fino alle superiori a Brescia, dove suo padre trattava il tondino in acciaieria. E poi mi sembrava più sincero che ‘bizantino’.
In Turchia è molto quotato. E’ partito dalla provincia per approdare con successo all’Efes Pilsen di Istanbul, squadra che ha condotto fino alle final four di Coppa Campioni. Ha solo 35 anni e una gran voglia di sfondare. E’ determinato e, almeno in apparenza, non ha paura di niente, nemmeno del diavolo, e vuole puntare sempre e comunque al massimo obbiettivo.
Firmo il contratto, ma il bello deve ancora arrivare. La presentazione alla stampa avviene nell’auditorium del Monte dei Paschi in via Mazzini.
C’è anche la TV turca e diversi giornalisti della vecchia Costantinopoli. Ergin non aspetta nemmeno la prima domanda per lanciare la sua bomba: “Vinceremo la Coppa Saporta e raggiungeremo la finale per lo scudetto” di fronte ai sorrisini ironici dei giornalisti e di tutti gli altri concluse: “Vedremo alla fine chi riderà davvero”.
Diventa subito un idolo per i ragazzi della curva che, delusi dal compassato Frates, non aspettavano altro che un coraggioso, visionario capopopolo.
estratto da: La fabbrica degli scudetti di Roberto Morrocchi
1953 - Mens Sana contro Pisa: ammissione agli spareggi per la promozione in B.
Foto: Mens Sana 1952
Siena, 22 marzo 1953
Per l'ultimo incontro del girone eliminatorio del campionato nazionale di serie C 1952-53 la Mens Sana deve ospitare la Libertas di Pisa.
La squadra senese ha condotto tutto il torneo in testa alla classifica e soltanto nella penultima giornata, sconfitta a Castelfiorentino, si è vista supertare di un
solo punto dai pisani.
L'attesa per l'incontro è vivissima e l'interesse valica gli abituali appassionati di pallacanestro. L'opinione pubblica senese, come al solito molto ingessata nei
propri 'credo', nelle proprie conoscenze (anche sportive), mostra di avere una apertura nei riguardi della pallacanestra mensanina alla vigilia di quell' incontro.
Veniva percepita l'importanza nel contesto di un percorso di affermazione sportiva.
La richiesta di biglietti d'ingresso nell'angusto campo di via S. Agata diventa pressante. Dirigenti, soci e giocatori lavorano manualmente e riescono a sistemare
alcune pedane ed una tribunetta in legno. Si aumeta così la disponibilità deo posti
Domenica 23 marzo 1953 il campo è zeppo fino all'inverosimile di una festante folla di appassionati che non fa mancare il proprio incitamento ai giocatori
senesi. Dopo una gara che la cronaca dell'epoca definisce 'entusismante' la Mens Sana supera, in un finale travolgente con gli ospiti fermi nelle realizzazioni per oltre
dieci minuti, gli avversari pisani col punteggio di 45-35, ottenendo così l'ammissione agli spareggi.
Assistono alla partita un migliaio di persone di cui 757 paganti. Fu la prima importante affluenza di pubblico nella storia della Mens Sana.
2018 - Italia e Siena del basket in lutto per la morte di "dr.J" Marco Solfrini
Foto: Marco Solfrini in Mens Sana
Siena, 24 marzo 2018
Se n'è andato all'improvviso Marco Solfrini, una icona del basket italiano che ha deliziato anche Siena come giocatore della Mens Sana dal 1991 al 1994.
Il campione, soprannominato "Dr.J", aveva 60 anni (appena compiuti), era ancora oggi un esempio di atletismo e forza.
Con la Nazionale di Basket aveva vinto un argento alle Olimpiadi di Mosca del 1980.
E' morto a seguito di un malore accusato stamattina alla Fiera di Padova, un malore fatale per un uomo che sembrava indistruttibile: primatista per longevità,
inseguiva ancora una palla a spicchi nel campionato Csi con la Smv.
Nel VIDEO SOPRA proponiamo una Mens Sana - Cantù del 1992 nella cui seconda parte vediamo anche "Dr.J" Marco Solfrini.
Sotto #13 una delle maglie Mens Sana di Marco Solfrini
estratto da: News Basketsiena.it | di Stefano Fini
2021 - Non più Eurolega ma le Minors
Foto: Mens Sana Basketball - Impruneta Basket del 1 marzo 2020
Siena, 28 febbraio 2021
Era già successo nel 2014. Dopo la finale scudetto persa con Milano in gara7, e la proclamazione del fallimento del club vincitore di otto scudetti (di cui due revocati), la Polisportiva Mens Sana 1871 aveva ritrovato posto in Serie B. Guidata da un senese doc in panchina come Matteo Mecacci, ed uno d’adozione sotto canestro come Roberto Chiacig: maglia 41 come gli anni d’età, 200 presenze e oltre 2000 punti nei sei anni a Siena ad inizio millennio.
L’esito fu quello sperato: finale di girone vinta 3-1 contro Cecina e qualificazione alla Final Four di Forlì, dove la Mens Sana seppe raccogliere i cocci del tremendo 42-66 che mandò in Paradiso un'altra grande del nostro basket, la Fortitudo. Per poi centrare l’obiettivo, l’indomani, nello spareggio contro Agropoli. La promozione in A2.
Un’avventura, però, durata solo tre anni e mezzo: una squadra divertente e condotta ai playoff da Alessandro Ramagli il primo anno, due undicesimi posti negli anni successivi.
Risultati che sembrano stridere rispetto al blasone cui la città del Palio è abituata. Il roster viene rivoluzionato completamente ed è capitanato da Tommaso Marino, di ritorno nella sua città a 14 anni di distanza dallo scudetto 2004.
Sembrano esserci tutte le premesse per una stagione di successo, nonostante il -3 iniziale dovuto a ritardi nei pagamenti: al contrario, finirà per naufragare già a Febbraio, di fronte all’impossibilità della proprietà di far fronte agli impegni presi con squadra e staff.
Il roster viene smantellato, i quattro superstiti e il resto dei giovani aggregati non scendono in campo nella trasferta di Legnano, causando la sconfitta a tavolino per 0-20. Sette giorni dopo, in casa con Biella, va in campo una squadra interamente composta da under, che lotta generosamente, ma cede in maniera inevitabile, pur tra gli applausi del pubblico, 61-93.
Sarà l’ultima partita della stagione, perché la FIP ne decreta l’esclusione. Accusando la società di “slealtà sportiva” e di non aver fatto scendere in campo la migliore formazione possibile. Alterando di fatto la regolare competitività del campionato, solo per scongiurare una seconda rinuncia che avrebbe fatto scattare in automatico l’estromissione dalla A2.
E oggi?
Dopo la partecipazione alla Promozione Toscana lo scorso anno, Siena è ai nastri di partenza della C Silver come Mens Sana Academy. Ed è già arrivata la prima vittoria: 77-65 sul Biancorosso Empoli.
Una nuova partenza, con due punti in comune con i fasti di un tempo: il PalaEstra e Riccardo Caliani, addetto stampa e team manager della squadra che ha dominato per anni e, ora, direttore generale di una Mens Sana ripartita nuovamente.
Provando, stavolta, a non fermarsi più.
[di Donatello Viggiano]
estratto da: L'umiltà di chiamarsi Minors | di Donatello Viggiano
2015 - Tommaso Ingrosso: da Massa e Cozzile alla serie A1 passando dagli States
Foto: Tommaso Ingrosso nel debutto in Mens Sana prima squadra
Siena, 15 marzo 2016
Mamma Simona giocava a basket in serie A. Papà Franco anche. Tommaso Ingrosso non poteva non appassionarsi al basket. Madre Natura gli ha poi regalato un’altezza
invidiabile di 206 centimetri. Lui, con tanto allenamento e dedizione, ha fatto il resto, arrivando ad esordire in serie A a 16 anni e giocando stabilmente nella
nazionale italiana di categoria. Lo abbiamo incontrato nel bel mezzo dei suoi allenamenti estivi, quelli che «ti danno la benzina per tutta la stagione successiva»
come lui stesso ci dice. La tua passione nasce fin da giovanissimo? «Assolutamente si. I miei genitori giocavano a basket a livello professionistico, sono cresciuto
intorno a palazzetti dello sport, allenamenti e canestri. E’ stato naturale appassionarsi a questo sport».
Prima è arrivata la passione, poi è esploso il tuo talento…
«Fino a 14 anni ho giocato a Massa e Cozzile più per divertimento che per altro. Poi sono andato via di casa per trasferirmi a Treviso, dove ho iniziato a fare le
cose seriamente. Fu uno grosso cambiamento: passai da giocare in provincia ad una squadra che militava in Eurolega! L’anno dopo sono andato a Siena, dove ho giocato
un ottimo campionato. Gli allenamenti erano durissimi, ma impegnandomi sono arrivato ad esordire in serie A a 16 anni. Siena in quegli anni era tra le più forti
squadre in Europa, in rosa c’erano tanti che avevano giocato in Nba. Una soddisfazione immensa, quattro anni fantastici!».
Squadre di club ma anche un impegno fisso nelle Nazionali di categoria. Cosa si prova a vestirsi di azzurro?
«La Nazionale ti da tantissimo: rappresenti il tuo paese, vedi premiato il tuo lavoro fatto durante tutto l’anno e ti permette di confrontarti con tanti altri
giocatori talentuosi».
E poi è passato un treno imperdibile: quello con destinazione USA.
«Alcuni coach americani mi avevano notato proprio durante le partite con la nazionale. E’ stato così che nel 2013 sono andato a Charlotte, nel North Carolina.
Un’esperienza incredibile, che mi ha permesso di fare un ulteriore passo in avanti soprattutto nella mentalità: a quei livelli devi essere grosso di fisico ma
soprattutto “grosso” di testa. E su questo tipo di allenamento gli americani sono i più forti di tutti. Anche l’anno successivo ho giocato negli USA, ma poi sono
tornato in Italia, questa volta a Chieti… ancora più determinato ». Quest’anno hai giocato in serie A1 con la Pasta Reggia Caserta.
« E’ stata la prima “vera” stagione di serie A, perchè quando ho esordito a Siena ero poco più che un ragazzino. E’ stata comunque un’annata formativa: mi sono fatto
trovare pronto quando contava e ho aiutato la mia squadra». E il prossimo anno? «Ancora non lo so. Sicuramente ho voglia di giocare le partite, rimanere in panchina
è frustrante: voglio vivere il campo e giocare, anche a costo di fare una stagione in A2. E’ un campionato con tanti italiani, molto tecnico ed affascinante… vedremo». Tommaso nel tempo libero… cosa fa? «Mi piace stare con i miei amici, che sono gli stessi da una vita. Uscire con loro e viaggiare: oltre alle trasferte di lavoro, ogni anno mi piace visitare almeno un posto nuovo. Quest’anno andrò a Lanzarote! ». Un sogno sportivo nel cassetto? «Riuscire a far parte di un progetto che parte dal basso e arriva davvero in alto. Un po’ come Trento negli ultimi 4 o 5 anni: dalla B2 all’A1 con lo stesso “nucleo” di giocatori. Il loro è un progetto che ammiro molto. Ecco… vorrei riuscire a far parte di qualcosa del genere!». A Tommaso Ingrosso tutta la nostra redazione augura una fantastica stagione 2016/2017: in bocca al lupo!
estratto da: Redazione di Massa e Cozzile | Quello che c'è
2020 - Basket in lutto per la morte di Carlo Rinaldi, ex coach della Mens Sana
Foto: Carlo Rinaldi con Paolo Moretti
Siena, 23 novembre 2020
Il mondo del basket in generale come quello mensanino in particolare è in lutto per la morte di Carlo Rinaldi, tre stagioni a Siena, 55 partite alla giuda della
squadra biancoverde in due periodi divesi, in A1/A2 nel'78 e nell'85 [APRI].
Carlo aveva compiuto 83 anni lo scorso 2 novembre.
Nato in Ancona aveva iniziato a vivere la pallacanestro nella Stamura.
Sulle rive del fiume Foglia iniziò una lunga carriera che lo ha portato ovunque, dalle… Alpi alle Piramidi. Pesaro, però, era un punto fermo. Se ne andava, ma poi
tornava, perché li si sentiva a casa. Carlo era una persona piacevole, affascinante. A Siena seppe farsi voler bene anche se la sua partenza improvvisa,
pochi giorni prima dell'inizio del campionato 79/80 per tornare a Pesaro rimane un giallo non svelato [APRI].
Nel nosto archivio troviamo e riproponiamo quanto scrisse di lui Roberto Morrocchi all'inizio degli anni '90: Rinaldi e la Mens Sana in quei due periodi senesi. "Una carriera difficile quella di Carlo Rinaldi, ma anche un basket sofisticato, per certi versi avvenieristico, il suo. Con lui siamo stati almeno una volta nella
vita ai vertici accanto all'invincibile armata gialla di Varese, quella di Morse e Meneghin-padre, prima che qualcuno scoprisse il soffio al cuore di Fernsten
(Eric ha poi vinto l'anello Nba con i Boston e, a quanto mi consta, si diverte ancora a giochicchiare nei playground americani), e l'allora Antonini fosse costretta
a fare a meno del suo "artiglio". Carlo Rinaldi tornò a Siena una seconda volta, ma in questa occasione ebbe meno fortuna. Fu esonerato a metà stagione, reo di aver
voluto un certo Jim Johnstone in pivot e Curtis Berry in ala per poi chiamare lo svogliato Kupec per salvare una barca che faceva acqua da tutte le parti.
Carlo aveva un sogno, quello di aprire una libreria dove vendere i romanzi che solo a lui piacevano tanto. Non so se c'è riuscito. Fino a qualche anno fa si faceva
in quattro per far rinascere una società di basket, degna di questo nome, ad Ancona".
Il suo giro d'Italia cestistico parte dalla preferita Pesaro, passa per Chieti, al Brill Cagliari; nel 1983/84 allena il Brescia, sostituendo Riccardo Sales. Il suo
vice nella squadra della Leonessa è Sergio Scariolo. Nel 1985, come già detto, arriva a Siena nella Antonini di Bucci e Fernsten e nella stagione successiva è a Forlì,
a guidare la Libertas che schiera, fra gli altri, Rod Griffin e Rudy Hackett, padre di Daniel. Carlo trovò un punto fermo a Cento, in provincia di Ferrara, assumendo
l’incarico di direttore sportivo della squadra locale, la Benedetto XIV.
Come ricorda Luciamo Murgia su Pu24 Carlo Rinaldi era una persona con la quale era piacevole stare inisieme; pranzi e cene in sua compagnia lasciavano in eredità
storie da ricordare, aneddoti a non finire.
Uno di questi è legata a Joe Pace (stagione 1979/80, stagione in cui lasciò Siena prima dell'inizio del campionato). La VL Pesaro è in trasferta e Joe viaggia con
una radio così grande che quasi non trova posto in pullman. Amava ascoltare la musica. Peccato lo facesse a tarda sera, nella camera d’albergo. Nella stanza a fianco
dormiva, anzi avrebbe desiderato dormire Carlo Rinaldi, stressato da Pace.
(DOVE STANNO GLI ANGELI - Lettura su Joe Pace) [APRI].
Carlo non finì la stagione, il suo posto in panchina venne preso da Giorgio Secondini, fu l’ultima volta del coach dorico sulla panchina pesarese.
Un altro simpatico aneddoto risale al periodo in cui arrivò a Cagliari, un aneddoto doppiamente simpatico se raccontato con la sua voce da attore consumato. Il Brill
viaggiava in aereo e in treno. Nella trasferta che lo portava a Pesaro ne prese uno strapieno, quasi tutti i giocatori erano in piedi. Qualcuno, sperando che la meta
fosse vicina, domandò: “Dove ci troviamo?”. “Gabinetti!”, rispose Fernando Prato, l’altro oriundo dei cagliaritani.
Ricordarlo così forse è la cosa migliore.
Purtroppo in questa stagione (1976/77), nella squadra avvennero dei cambiamenti sifnificativi che ridussero non poco la forza della squadra. Questa rinnovata al cinquanta
per cento ebbe i suoi problemi di amalgama ma anche la modesta caratura dei nuovi arrivati incise sul suo rendimento che fu molto altelenante e non consono all'A1.
Di questa squadra, per la verità un pò squinternata, ricordo purtroppo l'assoluta negatività dell'oriundo Santoro, praticamente la supponenza e la presunzione fatta
persona: poichè non giocava quanto lui pretendeva, un giorno mi disse queste testuali parole: "Non capisco perchè Marzorati deve giocare così tanto ed io che gli
sono senz'altro superiore devo giocare così poco".
Per l'appunto queste parole me le disse la settimana prima di incontrare Cantù, quindi io la domenica lo misi nel primo quintetto e gli dissi di difendere proprio su
Marzorati.
Dopo cinque minuti eravamo già sotto di dieci punti e Marzorati aveva scippato di mano a questo Santoro ben tre palle, andando facilmente a canestro.
Naturalmente, anche se con un pò di ritardo, lo misi in panchina e non credo di averlo rimesso in campo tante altre volte.
Ezio Cardaioli da "Dal basket amatori alla serie A andata e ritorno" (ed. maggio 2009)
1976 - Manneschi vs il grande Marzorati
A movimentare una estate troppo silenziosa da parte della società girarono mille "chiacchiere", non rumours di mercato (anche se riportati persino dalla stampa
nazionale); il più risonante portava questo titolo: "Yelverton pronto a dire sì a Siena". La "chiacchiera" ebbe una risonanza, un eco tale che il buon Charly Yelverton,
l'ex guardia della grande Ignis Varese, dalla Svizzera (dove risiedeva) dovette precipitarsi a smentire il tutto per ritrovare la quiete quotidiana.
A Siena, dentro le mura, in realtà regnava un silenzio tombale e la cosa non era molto normale; ed infatti dopo un mese circa vennero a galla problemi e questioni:
problemi di conti, di rapporti fra sponsor e società, di fuori-buste dati a giocatori; insomma un pò di tutto ma nulla di mercato. Coach Cardaioli si doveva accontentare
di un solo arrivo in prima squadra, quello di Stefano Manneschi, diciannovenne del vivaio (giovanili) Mens Sana.
Stefano Manneschi è del 1956, è nato a San Giovanni Valdarno dove ha iniziato a giocare con il Galli, uno dei vivai più interessanti e meglio organizzati della Toscana.
Era arrivato alla Mens Sana quattro anni prima (1972). In quel periodo frequentava l'Università di Siena, primo anno di biologia. E su quel periodo della sua vita Stefano
vuole pecisare:
"Devo ringraziare parecchio mio padre, perchè negli anni adolescenziali quando facevo il Liceo a San Giovanni mi accompagnava a Siena ad allenarmi sempre, con qualsiasi
tempo. Sono stati grossi sacrifici da parte sua."
Ed in quel 1975, nella Sapori, con i grossi problemi di Cosmelli, l'adattamento di Franceschini in regia, l'allenatore Cardaioli dovette andare contro la sua natura: prendere il ragazzo
e buttarlo nella mischia; dando anche ascolto al suo assistent-coach Brenci che stravedeva nel ragazzo allenandolo nelle giovanili.
Così Stefano Manneschi approda in prima squadra.
Il "Manneschino" ha un ottimo palleggio,
piacevole, raffinato, è veloce, forte, molto forte, di gambe, deve rinforzarsi muscolarmente nelle spalle (non grandi) e nelle braccia per non condizionare il suo tiro da fuori.
Osservandolo giocare viene a tutti accostarlo, con le dovute proporzioni dell'età, ad un grande ... a Pierluigi Marzorati. Un pò lo ricorda fisicamente, un
pò nella rapidità, nel portare palla; poi il collegamento si completa venendo a sapere che l'idolo di Stefano è da sempre proprio Marzorati.
Ee in quell'anno, all'ottava giornata del girone d'andata, il Sapori va a far visita proprio alla Forst Cantù di Marzorati. Il "Manneschino" potrà così vederlo giocare
dal vivo il suo idolo; da bordo campo anzi per l'esattezza dalla panchina perchè è lì che lo fa stare abitualmente coach Cardaioli. La partita dopo 6/7 minuti non ha più
storia, troppo forte quella Forst con lo scudetto cucito sulle maglie. Pierluigi Marzorati fa le sue magie che fatte da lui sembrano la cosa più normali quando non lo
sono affatto.
Nel secondo tempo avvenne quello che non ti aspetti; oppure Stefano già lo sapeva e pertanto se lo aspettava!? Coach Cardaioli passa davanti al Menneschi e con la
mano gli fa il gesto di alzarsi ..."Vai! Entra !!"
Noi crediamo che la cosa fosse già stata concordata perchè non ci fu emozione in campo, non ci fu la sorpresa che ti annebbia la mente e ti blocca almeno inizialmente
le gambe. Il "Manneschino" cominciò a portare palla con la sua consueta classe, testa alta, e gambe che facevano correre dietro Marzorati nella metà campo canturina. Poi
si ricordò chi aveva davanti quando in fase difensiva lo vide alzarsi davanti a lui, salire , fiondare e ciuff!! Era stato il suo ventesimo punto .
Che spettacolo e che rabbia ! Così due possessi dopo il
"Manneschino" lo guarda negli occhi e forse lo ipnotizza perchè con il primo passo lo lascia lì, passa quasi sotto a Della Fiori e deposita a canestro.
Stefano gioca e gioca bene. Fa 10 punti, lui che non aveva mai avuto occasione di farli così tanti e con tanto tempo in campo. Era stata la sorpresa, meraviglia, della
giornata. Gli stessi canturini lasciando il Pianella si domandarono e commentarono: "Mi chi è quel ragazzo messo nel finale dal Sapori? Lo sai che mi ricorda Marzorati
da giovane !!!"
*[NOTA] Stefano Manneschi si ripeterà, in quella stagione, in modo analogo anche contro un'altra grande del basket italiano dell'epoca la Mobil Girgi Varese.
Geremia Giroldi è fra quelli che hanno fatto il bis: in Mens Sana nella stagione 79/80 e poi, quelli conclusivi della sua carriera, nella stagione 89/91.
Per noi difficile dimenticarlo ... Come dimenticare quel tiro in sospensione dall'angolo? Quasi sempre una sentenza. E se ricordi il "Dadone" Lombardi esultare in
panchina dopo quel tiro ed il palazzo "esplodere" vuol dire che quel tiro contava.
"Mimmo" ha dei difetti troppo difetti per essere definito "uno dei nostri al 100%": è e si dichiara varesino purosangue, un difetto di non poco conto. Poi è troppo
ingombrante quella sua militanza cestistica milanese, sette anni. E poi a peggiorare la sua pagella c'è anche una doppia promozione a Livorno, certo non una delle
nostre amiche nel Granducato.
Non possiamo avere tutto dalla vita !
Per addolcire il tutto ricordiamo che comunque "Mimmo" è stato un giramondo: Varese, Milano, Cagliari, Siena, Livorno, Pavia e per finire ancora a Siena.
In una sua recente intervista (23 aprile 2020) su un sito web varesino ha ricordato qualcosa che ci riguarda e ci fa ricordare:
" "Intanto preciso che a Milano giocavo nella Pallacanestro Milano, declinata MobilQuattro e poi Xerox. Quindi non Olimpia. Livorno ... nel giro di due campionati facemmo
il doppio salto dalla B alla A2 con coach Benvenuti e in seguito col primo senese che conobbi, Ezio Cardaioli. Infine, calo l’ultimo
poker del mio percorso cestistico firmando per Siena. Nella città del Palio vinco altri due campionati passando dalla B alla A2 e nel 1990-1991 dalla A2 alla A1,
chiudendo la carriera al PalaVerde di Treviso non prima di aver fatto tremare tutti i tifosi della Benetton”.
In che senso?
“Nel senso che nel primo turno di playoff ci capita l’accoppiamento proprio contro Treviso, squadra davvero quotata che ha Del Negro, Minto, Villalta, Iacopini e
soci. Però, dicevo, nel primo turno costringiamo la Benetton alla bella e all’intervallo di gara-3 siamo avanti addirittura di 14 punti con Vinny Del Negro che
fino a quel momento lì, ha messo insieme venti minuti indecenti. Insomma, la faccio breve: tutta Treviso se la sta facendo addosso e la tensione nell’impianto di
Villorba si può “mangiare”. Quando dicono a Del Negro: “Ok Vinny, nel secondo tempo sarai in diretta televisiva nazionale”, il play americano si pettina, comincia
a giocare sul serio, ci spara in faccia un canestro dietro l’altro”.
"Mimmo" anche in quella partita complicatissima e difficilissima fu uno dei meglio in casa biacoverde: giocò i suoi ultimi 20 minuti dalla sua lunga carriera realizzando
11 punti, con 1 su 1 da due e 3 su 5 da tre ... (60%). Quel tiro dall'angolo !!!
da: Una foto una storia su VareseSport di Massimo Turconi del 23 aprile 2020.
Estate del 1972. Nessuno parlò di promozione, in quanto in concreto la squadra aveva perso tre giocatori di un certo livello (Tirabosco, Borghetti e Boccini) rimpizzati
da quattro giovani (Sensi, Bani, Bruttini e Rinaldi). Poi vincemmo ed andammo in A. I giovani Sensi, Bruttini e Bani venivano dal nostro vivaio, mentre Rinaldi proveniva
dal Costone. Rinaldi in quell'inizio stagione fu una rivelazioni per molti una sorpresa.
Devo dire che quest'ultimo l'avevo scoperto io qualche anno prima a Castelfiorentino, dove giocava: era, almeno a quei tempi, un elemento interessante e lasciava ben
sperare per un suo futuro di giocatore di basket a buoni livelli. Ovviamente era abbastanza scarso tecnicamente e io decisi di farlo venire alla palestra di Sant'Agata
dopo cena nel periodo estivo per sottoporlo ad allenamenti individuali sui fondamentali che conosceva poco e male.
Una sera nel bel mezzo di un intenso allenamento, uscì con questa frase: "Ma io devo stare qui a rompermi le palle mentre a Firenze c'è tanta topa!" e se ne andò.
Io ovviamente non lo cercai e non ne volli più sapere.
In seguito approdò al Costone, dove fece dei progressi notevoli, sia fisici che tecnici ed anche caratteriali. Per questo lo chiesi per immetterlo nella squadra che
stavo costruendo e al Costone, se ricordo bene, andarono ben quattro milioni.
Con noi il suo impiego fu in crescendo; aveva davanti a lui giocatori esperti come Granicci, Vatteroni ma lui migliorava partita dopo partita. Stava giocando veramente
bene ed i suoi progressi erano oltre le normali crescite. Dopo il Franceschini degli anni precedenti stava diventando la rivelazione di quella Mens Sana.
Ma le cose non andarono bene: Rinaldi si fracassò un ginocchio giocando contro la seconda squadra di Livorno. Fu operato dal famoso Trillat, ma nonostante l'impegno suo,
il mio e della società non fu più in grado di giocare e questa fu per noi una grossa perdita in tutti i sensi.
da: Dal basket amatori alla serie A andata e ritorno di Ezio Cardaioli (maggio 2009).
Ha detto di lui Paolo Maccherini, penna felice del giornalismo senese di fine '900: "Carlino è ombroso ! Quante volte parlandone con amici, Renzo Corsi in primis, veniva
fuori questo giudizio. Ombroso ... non era un giudizio critico, era invece una consueta testimonianza di amicizia e di affetto. Riassumeva con questo aggettivo molto
senese, legato ai cavalli di sangue e di qualità, le caratteristiche peculiari del carattere di Carlo; riservato, modesto, anche timido, eppure tutto di un pezzo,
incapace di voltare la gabbana, geloso dell'amicizia, guai a venirne meno con giochini di comodo. Affettuoso e attento, non aveva nessun problema a farti un partaccione
se il caso lo richiedeva. Eppure non chiedeva niente per sé, né riconoscimenti ufficiali, né giornalate. Chiedeva molto invece per l'Istituzione, la società, la causa
sportiva per cui lavorava con assiduità e competenza".
Ritratto perfetto. Assiduità e competenza: la prima era legata al suo modo di essere e concepire l'impegno nella società e nella vita; la competenza era maturata invece
in quaranta anni di militanza nello sport.
Atleta polivalente quasi un unicum quando correva e saltava con la maglietta verde della Mens Sana: staffettista con i mitici Rabizzi, Montermini e Castagnini (Paolo);
lunghista e triplista di valore regionale, cimentatosi anche nel decathlon che, negli anni cinquanta, era oggetto misteriosissimo.
Da dirigente ha fatto come pochi nell'atletica leggera: sia per i settori giovanili, come dirigente Fidal, sia per la politica del settore, sia come sostenitore e organizzatore
con Renzo Corsi e Marcello Bindi del "Meeting dell'Amicizia" dal '60 all'80.
Si debbono a lui pagine storiche scritte nell'atletica citando per tutti, al Rastrello, il record mondiale di quei tempi di Milburn nei 110 ostacoli.
Nel basket molte altre cose da acciungere. Ha fatto e soprattutto a saputo fare molto bene tutto: segretario, accompagnatore, dirigente, poi general manager, tutto
questo in venti anni. Una pausa a Firenze, quando a Siena qualcuno pensò di fare a meno di lui. A Firenze lo presero per fare quel salto che lui seppe fare quando
i gigliati toccarono il cielo della A1. Poi il rirorno all'amata Mens Sana. Protagonista con Lombardi del salto in A1 dalla B. Ed anche se lui non lo diceva mai tutti
sapevano che in quella Ticino vincente c'era molto del suo.
il futuro della Mens Sana basket lo aveva già scritto ed era nel cassetto della scrivania: coinvolgere in modo sempre più forte la Banca di Siena.
Dopo il ritiro ... al termine di una sofferenza di anni portata avanti con coraggio e dignità estrema. Una terribile matattia che ce lo ha tolto ancora giovane.
Oggi viene da chiedersi: cosa sarebbe stato della Mens Sana se fosse rimasto con la sue competenze ed esperienze, con le sue abili capacità decisionale nel rispetto
di regole legali e morali....
da: note di Paolo Maccherini (maggio '93) - storia di Stefano Fini (maggio 2020).
E' durata 223 giorni l'avventura di Carlton Myers col Montepaschi Siena. Nel tardo pomeriggio di lunedì la Mens Sana ha infatti reso noto un comunicato, il cui
contenuto era peraltro nell'aria già da diverse ore, in cui la società campione d'Italia e l'ex azzurro comunicavano la rescissione consensuale del contratto triennale
firmato lo scorso 1 agosto. I dettagli economici della transazione non sono stati resi noti, ma si tratta di un particolare secondario. La realtà infatti è che
l'esperimento Myers, ovvero l'innesto di una superstar riciclata nel ruolo di primo cambio, è clamorosamente fallito e prima che il treno deragliasse la società,
e il tecnico Carlo Recalcati, hanno deciso di ritornare sui loro passi, rinunciando al giocatore e riaffidandosi all'assetto tecnico della stagione passata.
Al termine della partita vinta con Roseto, Recalcati aveva lanciato un commento abbastanza esplicito: "Mi sono piaciuti i giocatori del secondo tempo, è giunto il
momento di fare valutazioni e scelte". Considerato che Myers, autore di uno 0/4 da 3, era stato l'unico a non giocare nella ripresa, il messaggio era chiaro.
Nella giornata di lunedì l'epilogo della storia. In mattinata Recalcati va a colloquio con la dirigenza e la pone di fronte all'evidenza dei fatti: Myers è ormai
un corpo estraneo al gruppo e soprattutto alla squadra che con lui in campo gioca in maniera farraginosa. Qualche ora per definire i dettagli dell'uscita di scena
e poi il comunicato stampa.
"La decisione - dice la nota del sodalizio toscano - è stata assunta al termine di una riunione convocata d’urgenza per valutare la situazione attuale alla luce del
disagio venutosi a creare nell’ultimo periodo. L’allenatore, infatti, ha manifestato alla società la necessità di arrivare a decisioni pur drastiche per salvaguardare
il gruppo e i suoi equilibri. La Mens Sana ha incontrato il giocatore: le parti hanno serenamente
esaminato le difficoltà vissute negli ultimi tempi e concordato sulla mancanza di presupposti e stimoli per poter continuare un proficuo rapporto. Così pur essendo
dispiaciuti per la fine dell’esperienza, la società biancoverde e Myers hanno deciso di rescindere il contratto".
Dopo un avvio di stagione più che positivo, come peraltro quello della squadra, erano sorti col passare delle settimane i problemi anche perché l'inserimento
tattico di Myers si era rivelato più ostico del previsto. Nelle ultime settimane la rottura era diventata manifesta e, addirittura, al termine della partita casalinga
vinta con Roma, si racconta di un clamoroso battibecco, avvenuto davanti al resto della squadra, con il vice presidente e general manager Ferdinando Minucci.
Da quel momento, a dispetto delle smentite del club, i giorni di Myers nel Granducato erano contati.
Prima un contatto con Marco Carraretto, sotto contratto fino al 2006 con gli spagnoli del Lugo che non intendono liberarlo, ma con la decisione di rinunciare alle
prestazioni di Carlton, che chiude con 11,9 punti di media in 29 partite, le porte per Marco Carraretto possono aprirsi ancora di più.
dalla "Gazzetta dello Sport" del 20 marzo 2005
1984 - La legge della maionese
“Il Professore” … Ezio Cardaioli, ventidue anni alla Mens Sana.
Un tempo scrisse di lui Fabrizio Steno: “Ogni parola che dice, mentre racconta il suo passato cestistico, emana il sincero orgoglio di chi ha scritto una pagina
importante, anzi indelebile, nella storia della Mens Sana”.
E’ vero! E’ storia! Con lui la Mens Sana uscì dal limbo. Vero però pure l’inverso: anche “il Professore” grazie alla Mens Sana uscì dal gruppo dei tanti. Insomma
Ezio, il “Carda”, con i successi della Mens Sana prima era, anni ‘70, si fece il/un nome.
Però il top della popolarità, del successo, Cardaioli lo raggiunse ad inizio anni ‘80, con la Libertas Livorno dei grandi campioni: Flavio Carrera, Alessandro Fantozzi,
Geremia Giroldi, Abdul Jeelani, Andrea Forti. Grandi campioni, grande gioco, grandi risultati, grande
In quel periodo il Carda-pensiero era ricercato, era ascoltato, seguito, commentato. Ma dietro a quelle sue parole vi era quella senesità, un cocktail di provincialismo
ed ironia boccacesca difficile da capire per “quelli del nord”.
In quel dorato periodo per coach Cardaioli uscì sulla Gazzetta dello sport un articolo firmato Oscar Eleni sul tema “come costruire e condurre una squadra di basket”. Il coach prescelto per trattare l’argomento fu il coach del momento, Ezio Cardaioli.
Il Carda-pensiero venne da lui stesso sintetizzato su due regole fondamentali:
1° - la legge della maionese.
2° - la madre dell’aceto.
L’ermetico pensiero dette motivo nei giorni successivi a molte argomentazioni fra media ed addetti ai lavori. Uscendo dai classici termini cestistici tutti vennero
spiazzati.
Noi, gente di Tuscia, sappiamo che per fare l’aceto occorre la madre. Cos’è la madre? Una sostanza composta da una forma di cellulosa e dai batteri acidi dell'aceto
che si sviluppa dalla fermentazione; questi con l'ossigeno, trasforma l'alcool in acido d'aceto. Così questa madre viene aggiunta al vino per produrre nuovo aceto.
Questo concetto applicato al basket nel Carda-pensiero significava che non si costruisce totalmente una squadra dal nulla, ci vuole un nucleo già esistente, la madre
dell’aceto. Solo così si forma, si costruisce una nuova squadra.
La legge della maionese nella costruzione e conduzione di una squadra fece un vero successo. La difficoltà nel fare la maionese sta nel “non farla impazzire”. Per fare
ciò occorre aggiungere gli ingredienti, olio d’oliva e limone, lentamente, gradatamente; occorre poi girare con una velocità costante ed uguale nell’amalgama. Un gesto
quotidiano per noi che la maionese siamo soliti farla e non comprarla nei vasetti del supermercato come fanno in tanti, soprattutto al nord, terra d’origine della
Gazzetta dello sport. Facile il collegamento al basket: la crescita di una squadra (nella maionese avviene con l’aggiunta degli ingredienti) come gli inserimenti di
nuovi elementi (intesi sia come giocatori che come nuove tecniche di gioco) deve avvenire gradualmente, con tempi di lavoro costanti, con fermezza operativa (la mano
che gira nel montare la maionese) …. se non fai questo la maionese (la squadra) impazzisce, ovvero diventa grumosa, non avremo una maionese come non avremo una vera
squadra.
La “legge della maionese” e la “madre dell’aceto” misero in confusione i dotti del basket … grande “Carda”!!!
* aneddoto di coach Cardaioli dalla "Gazzetta dello Sport" di Stefano Fini
1993 - Zancanella protagonista come Komazec e Vidili
5 novembre 1993: contro la Cagiva Varese subiamo il max punteggio fattoci in casa. La partita quel giorno terminò 106-108 dopo un tempo supplementare.
Diversi i protagonisti dell'indimenticabile serata: per la Mens Sana un fantastico Vidili, fece 38 punti con 5/19 da2, 6/12 da3 (50%), 10/15 ai liberi, 2 assist
con un solo dato negativo quello fra palle perse (6) e recuperate (4). Il protagonista per Varese fu Komazec, Mvp della serata con 41 punti (11/15; 3/5; 10/10)
più 5 rimbalzi. Altro protagonista fu l'arbitro Zancanella che, fra le tante, ritornò maldestramente anche su una decisione del collega Vianello ...
l'infrazione di passi fischiata a Vidili a 7" dal termine dell'overtime, è stata l'ovvia conclusione di un arbitraggio che ha cagionato le proteste dei 3000 presenti.
Questo non significa che Varese non abbia meritato la posta in palio anche perchè l'Olitalia acciuffò per i capelli il supplimentare con un tiro da oltre 7 metri
di Vidili.
Per Varese coach Rusconi ha potuto contare su un Komazec che, oltre a supplire all'abulia di Buford, risulta praticamente inarrestabile.
Cosa mancò alla Mens Sana di Pancotto? Troppo importante fu la mancanza di un play. Lasi non itilizzato per problemi fisici ed anche Anchisi non in condizioni,
solo 2 punti realizzati ai liberi con anche 3 palle perse.
Per la Mens Sana:
Anchisi 2, Daye 17, Vidili 38, Sartori 17, Thornton 18, Solfrini 12, Spinetti 2, Riccardini, Lasi, Bagnoli.
Per Varese:
Biganzoli 11, Bianchi 10, Komazec 41, Conti 9, Meneghin 15, Esposito 8, Bulgheroni, Savio 4, Merli, Buford 10.
* da cronaca "Komazec con febbre a 41" di Marco Naldini
1968 - "Bollivano i baiocchi, son bell'è cotti"
Ezio Cardaioli: "Nell'anno della promozione in serie B capitò di giocare una partita amichevole contro la nazionale russa che stava recandosi in Messico per partecipare alle Olimpiadi. La dirigenza mensanina riuscì a organizzare questo importante avvenimento e la partita si svolse nell'unico campo coperto allora esistente, cioè il palazzetto della Virtus dove noi giocavamo le partite del nostro campionato. Era la nazionale allenata dalla cosidetta Volpe Argentata Gomelski, padre del basket russo in cui giocavano dei grandissimi campioni tra cui il play Alachachan, un giocatore piccolo e massiccio dotato di grande fantasia, e il pivot Andreyev, alto ben 2,17.
Fu la prima volta che la gente accorse numerosa a vedere il basket a Siena: un centinaio di tifosi infatti rimasero addirittura fuori dal palazzetto perchè la polizia impedì un super affollamento dell'impianto virtussino.
Per giocare contro questa super squadra, all'epoca la migliore in Europa, fortissima sia dal lato tecnico che fisico, noi fummo rinforzati dal senese Barlucchi, che era emigrato giovanissimo alla Virtus Bologna per poi giocare in seguito sempre in A con Cantù, Mobilquattro e Pesaro, ma anche in nazionale. Poi avemmo anche due americani, tali Sullivan e Hollendoner, entrambi intorno ai 2,05, che cercarono di diminuire il gap tra noi e questa super squadra di oltre cortina".
L'arrivo dei due americani non fu casuale come non ci furono contatti personali (Balucchi) per portarli a Siena in occasione di quella partita. Per verità di cronaca
la storia ebbe altri protagonisti: Vannini Dante dirigente degl'Ignis senese di via Toselli contattò il Borghi, proprietario degl'Ignis e questo ci mandò i due
americani, Sullivan e Hollendoner in organico Ignis basket per le partite di coppa.
Fatto questo inciso riprendiamo la storia di quella partita "Mens Sana contro Nazionale russa" con le parole del prof. Cardaioli:
Iniziammo questa partita a tutta birra, loro ovviamente giocarono all'inizio con un pò di sufficienza e dopo cinque o sei minuti ci ritrovammo avanti 18-12.
A quel punto la gente, gasata e forse anche un pò ignorante e ottimista, intonò il celebre coro (almeno per Siena) "Bollivano i baiocchi, so bell'e cotti".
Detto coro era ancora nelle corde vocali dei tifosi che ci ritrovammo sotto di venti punti. La partita naturalmente terminò con uno scarto intorno ai 40 punti,
ma fu uno spettacolo che anche oggi viene ricordato da chi era allora sugli spalti".
* da "Dal basket amatori alla serie A andata e ritorno" di Ezio Cardaioli
1967 - Mens Sana vs Costone
Durante l'estate del '66 negli ambienti sportivi della città non si faceva altro che parlare del prossimo campionato di pallacanestro che avrebbe visto ai nastri di partenza della serie C ben due squadre senesi: il Costone e la Mens Sana in un girone di ferro.
Il 5 marzo del 1967 alle ore 17 si giocò il secondo derby, nel primo si era imposto il Costone per 35 a 33, definito come un vero e proprio spareggio per il primato visto che le due squadre viaggiavano accoppiate in testa alla classifica. Le tensioni accumulate erano tali che sul rettangolo di gioco successe di tutto.... ma andiamo con ordine. Nella cronaca cittadina del quotidiano La Nazione si legge:" Un avvio tutto di marca gialloverde con gli uomini di Brenci (coach Costone) avanti nei primi 14 minuti, poi la Mens Sana aggancia gli ospiti sul 19-19. Il punteggio si manteneva poi in equilibrio per tutta la gara con vantaggio ora dell'una ora dell'altra. All' intervallo si andava sul 30 a 29 per il Costone, ma con Baglioni dalla lunetta che falliva all'ultimo momento due tiri liberi. Nel secondo tempo le cose non cambiavano: al 25' ancora parità ma 5 minuti dopo sarà ancora il Costone a portarsi avanti di 3 punti. Al 35' sono ancora 3 per i costoniani (51-54); ma a 2 minuti dal termine le squadre sono nuovamente in parità. Poi ad 1' e 13" è la Mens Sana a portarsi in vantaggio ed a rimanervi grazie a due liberi, manco a dirlo, del solito Cappelli (63-59). Sembrava fatta per la Mens Sana, ma prima Roghi e poi Carli riportarono il Costone in parità".
A questo punto accadde il giallo: ad una manciata di secondi dal termine, 7 per l'esattezza, fu fischiato un fallo personale di Boccini sul tentativo di entrata di Sandro Cappelli, capocannoniere del girone e ribattezzato quell'anno "l'americano della lunetta" per la sua micidiale percentuale di trasformazione nei tiri liberi (il 90% fino a quel momento). Gli arbitri decretarono i due tiri liberi; fu a quel punto che alcuni sostenitori e dirigenti costoniani entrarono nel rettangolo di gioco inveendo nei confronti del tavolo dei segnapunti e sostenendo che da lì fosse partito un fischio prima di quello arbitrale. In quei frangenti successe di tutto: sospensione del derby per 10 minuti, il tavolo dei segnapunti volò giù per le scalette che dal campo conducevano negli sogliatoi, volarono seggiole, palette segnapunti, referti. A fatica fu riportata la calma, furono richiamati i giocatori dagli spogliatoi; "Nano" Cappelli si recò in lunetta, effettuò il primo tiro libero....sbagliadolo. Altro tiro libero.... canestro!
La Mens Sana vinse il derby (64-63) ed il campionato. Ad attendere la squadra vincitrice di quel campionato vi era uno sponsor importante: "Algor" che garantiva certezze e futuro... e fu così per la Mens Sana.
estratto da "Quelle sane e mai sanate rivalità" di Roberto Rosa
Il tiro a due mani di Bonci allo scadere
Nella stagione 1947/48 la Mens Sana allenata da Remo Centini vince il girone toscano di 1^ divisione.
Per la vittoria finale è determinante il pareggio ottenuto a Livorno sul campo di via Micali (foto a lato campo via Micali) a spese del Dopolavoro Ferroviario, in una fredda e ventosa giornata
del mese di febbraio 1948. A seguito delle condizioni climatiche, defficile avere la classica "mano caldo" e nei tiri dovevi considerare anche la forza del vento.
La partita finisce 20-20 ed il canestro del pareggio (risultato consentito) desta viva sensazione e molte discussioni.
Infatti viene realizzato da Emilio Bonci con un tiro a due mani scoccato da oltre metà campo e negli ultimi istanti dell' incontro, tanto che il fischio di chiusura della gara coglie il pallone nella sua parabola
ascendente e la sfera, tra la trepidante ed attonica attenzione di tutti, impiega una ... eternità prima di infilarsi nel canestro.
Con questo pareggio la squadra viene ammessa al primo dei tanti spareggi disputati per la promozione.
In quella Mens Sana c'erano: Bonci Emilio, Batazzi Umberto, Bigliazzi Luciano, Curti Enzo, Garuglieri Guido, Vichi Francesco,
Galluzzi Giorgio, Laini Sergio, Dolfi Giovanni, Orlandi Mario, Mugnai con allenatore Remo Centini.
da "Spigolando ... nel passato mensanino" ed. 1973
2000 - Boris contro Jordan
Uopini, maggio 2000, quattro case ed un campanile lungo quella che, nei primi secoli del primo millennio, era la via Francigena. Spazi immensi addolciti dal lieve alternarsi delle colline senesi, sorvegliati, qua e là come sentinelle, da filiformi cipressi e dominati, in lontananza, dal Monte Maggio.
"Che meraviglia!!" Boris ripeteva questa esclamazione ogni volta che guardava quel paesaggio che mai finiva di stupirlo.
Uopini in quegli anni è stato uno del luoghi, ad un paio di chilometri da Siena, in cui hanno preso residenza molti personaggi del crescente basket senese: Chiacig, Minto, Rossetti, coach Recalcati ed appunto Boris Gorenc.
Niente era meglio di quel luogo per ricaricare "le batterie", per riflettere sul passato e programmare il futuro. Boris lo riteneva uno dei segreti delle eccellenti prestazioni che stava fornendo alla Mens Sana. In quel luogo anche gli eventi del passato acquistavano un sapore intenso e profumato come il rosso vino di "Rocca delle Macie" che ogni tanto sorseggiava a fine pasto. Fu proprio in una occasione del genere, in quella sera di metà maggio, che gli ritornò alla mente una storia che probabilmente in tanti conoscono già: l'uno contro uno tra Micheal Jordan e Boris Gorenc ai tempi in cui l'asso sloveno era in prova ai Chicago Bulls.
Fin dal primo giorno Gorenc chiese a Jordan di fare un uno vs uno. Sempre rifiutato. Sempre.
Poi un giorno a Gorenc comunicarono il taglio. Durante l'ultimo allenamento, con coach Jackson in piedi per il solito breafing ed al quale Jordan non vi partecipava
mai (arrivava sempre dopo) ecco M.J. Va dal coach, vi parlotta sopra due minuti; poi Jackson si siede. Jordan prende una palla, si gira verso la panca e la passa a Gorenc. Comincia l'uno contro uno.
Per la cronaca Gorenc va avanti 9 a 1, ma in casa Jordan si va fino a 10. Morale della favola, passano quattro cinque possessi e Jordan, si porta sul 9 a 8.
Sull'ultimo potenziale possesso Gorenc, per due volte, commette un fallaccio pur di non farlo segnare. Quasi una ripicca, tanto che Jackson si alza in piedi e dice
basta. Ma Jordan fa un gesto con la mano, e gioca l' ultimo possesso. Ecco il momento in cui Gorenc sente la musica, vive il momento e si gode in diretta
quell'incredibile tiro in allontanamento che solo MJ sa fare. E perde. Stretta di mano. Fine di un sogno. Fine di tutti i sogni. Un ricordo indelebile. Per dire cha dietro un grande giocatore c'è sempre un grande uomo, e lo misuri nel tempo, nel sapore dei ricordi che ti lascia.
1965 - Marta Pellegrini non ebbe il successo di Nomi Pesciolini
Nel giugno del 1965 ricorrendo il cinquantenario della prima esibizione in Italia del gioco della pallacanestro ad opera proprio di una squadra di ginnastica
della Mens Sana, la Società organizza il “Trofeo d’Oro Enrico Bianchini”, trofeo per squadre regionali.
Vi prendono parte: Lombardia, Veneto, Emilia e Toscana. Le quattro formazioni presentano nelle loro file una trentina di giocatori “nazionali”. E’ uno spettacolo
di basket di alto livello tecnico.
Vediamo come risponde questa città madrina del basket italiano.
Intanto è giusto far presente che assistono alla manifestazione il Presidente Federale prof. Decio Scuri ed altri dirigenti e tecnici nazionali.
La Società offre al Presidente della Fip ad ospiti e cittadini la riproduzione perfetta di quell’evento con tanto di manoscritto relativo alle regole del gioco
tradotte dall’inglese dalla prof.essa Ida Nomi Pesciolini, istruttrice delle ginnaste mensanine che tale gioco dimostrarono a Venezia nel concorso ginnastico del 1907.
Il torneo viene aperto con una rievocazione storica di quell’evento effettuata da squadre femminili preparate dalla prof.essa Marta Pellegrini.
All’importante e significativo evento ed ai successivi incontri di livello assiste però poco pubblico. Si giustificò dicendo “pubblico tenuto lontano da
un’arietta fredda e quasi autunnale”.
Poichè alla Manifestazione sono presenti alcuni amministratori comunali si prende lo spunto delle particolari condizioni climatiche per sollevare ancora una volta
l’annoso problema del campo di gioco anche perché è sfumata la possibilità di realizzare un impianto all’ interno della fortezza medicea
come prospettato in un primo tempo dalla Amministrazione Comunale.
memorie storiche tratte da pubblicazioni dell'epoca presso la Bibloteca Comunale effettuate da Stefano Fini
Dal "Premio simpatia" ad un incidente poco simpatico
"18 maggio 1975 - L'allenatore della Sapori Mens Sana, il suo vice ed un giocatore sono rimasti feriti in un'auto finita stanotte in una scarpata dell'autostrada Siena-Firenze e si trovano ricoverati al policlinico in serie condizioni.
L'allenatore Ezio Cardaioli, di 40 anni, e il vice Giorgio Brenci, di 39 anni, avevano preso posto nella "Bmw 1600" targata SI 94660 condotta dal giocatore Piero Franceschini, di 24 anni, di Rosignano Solvay.
I tre sportivi reduci da Firenze, dove era avvenuta la cerimonia della consegna del premio "Gran simpatico", viaggiavano verso Siena quando giunti in comune di Monteriggioni la vettura ha sbandato, ha sfondato il guardrail ed è precipitata nella scarpata
compiendo un volo di una ventina di metri." Questo è quanto fu riportato nella cronaca dell'epoca mentre nel memoriale di Ezio Cardaioli troviamo scritto: Tornando da Firenze, dove fummo premiati come componenti della squadra toscana più simpatica dell'anno, si accadde un fatto tutt'altro che simpatico: uscimmo di strada nei pressi delle Badesse a causa di un colpo di sonno capitato al guidatore Franceschini. La Bmw di Piero, non essendoci ancora il guardrail centrale, attraversò tutta la sede
stradale ed uscì dalla parte opposta sbattendo nel guardrail. Nell'impatto il Brenci venne catapultato in una spinaia, si procurò diverse fratture; Franceschini invece fu sbalzato nella sede stradale ed io rimasi dentro la macchina che si ribaltò. In qualche modo riuscii ad uscire dalla macchina e vidi Piero che era in un lago di sangue nell'asfalto e ovviamente si lamentava invocando la mamma; il Brenci si fece vedere in mezzo a una
spinaia a metà scarpata con un accendisigaro. Io mi misi a fermare le macchine ....
* dalla "Nazione" del 18/5/1975 e "Dal basket amatori alla serie A, andata e ritorno" di Ezio Cardaioli
1979 - A Verviers la prima in Coppa
L'Antonini ha esordito in modo stupendo nella coppa d'Europa intitolata al giocatore jugoslavo Korac. Ha vinto nelle Ardenne il suo primo impegno in una coppa internazionale e lo ha vinto alla maniera grande (78-63).
La squadra dell'Antonini temeva questa prima esperienza internazionale sia perchè non si conosceva l'esatto valore della squadra belga, sia per le condizioni ambientali. Si è giocato infatti in una specie di fossa
dei leoni con un campo al quale è stato tolto anche il velo protettivo del linoleum. Si è giocato su un terreno durissimo in cemento ed a temperature quasi polari. Problemi anche logistici dato che gli albergatori non avevano fornito tutte
le camerette con letti singoli.
La gara è stata impostata dai senesi sul ritmo blando: ciò che si temeva maggiormente era la velocità dei belgi e soprattutto del play Hysmans, per verità troppo basso, ritenuto uno dei più forti insieme al nazionale
Alen Stallenberg e a quel Mulligan che i tecnici della Mens Sana ben conoscevano perchè l'americano di Verviers due anni fa aveva disputato il torneo delle Contrade con i colori della Civetta.
Fra i senesi ottima la prova di Giroldi, ieri sera in ottima forma, che ha avuto una percentuale sbalorditiva da fuori di 6 su 7...
dalla "Nazione" del 01/11/1979 di Guido Parigi
2019 - La nuova fine della Mens Sana
Una delle società più gloriose della nostra pallacanestro è stata esclusa dalla serie A2 per motivi finanziari e sportivi, dopo una serie di vicende quasi incredibili.
La Mens Sana Basket 1871 è stata cancellata dal campionato di serie A, già sufficientemente falsato, e con questo atto (dovuto) della federazione si chiude una storia
controversa e in certi anni gloriosa, con cui peraltro la pallacanestro italiana non ha ancora davvero fatto i conti. Una storia che già si era interrotta con il
fallimento del 2014, dopo la finale scudetto persa contro la Milano allenata da Luca Banchi, che la stagione prima il titolo (poi revocato) lo aveva vinto
sulla panchina senese. Interrotta quasi in concomitanza con la fine dell’era di Ferdinando Minucci, ma subito ripresa in serie B con la promozione immediata in A2
dopo lo spareggio con Agropoli.
Da allora la Mens Sana è stata in quello che molti appassionati considerano il vero campionato italiano, visto che i due stranieri e la sua relativa stabilità lo
fanno assomigliare alla emozionante A1 degli anni Ottanta e primi Novanta. Ma la sua vita non è mai stata tranquilla, perché nel 2016 ha attraversato un’altra crisi
finanziaria, risolta anche con una sorta di azionariato popolare unica nell'Italia del basket. Nel 2017 l’entrata in scena di Massimo Macchi, con Guido Bagatta
presidente onorario: navigazione a vista fino alla scorsa estate e stagione che già viene iniziata a meno 3 punti, per un ritardo nel pagamento delle tasse federali.
La squadra guidata da Paolo Moretti fa quello che può, ma a febbraio di fatto arriva al capolinea fra stipendi non pagati e altre situazioni che fanno fuggire i
giocatori.
Si arriva così alla mancata trasferta a Legnano, con conseguente 0-20, e al punto di non ritorno della partita con Biella giocata giocata dai ragazzi.
Poi l’esclusione e la cancellazione di tutti i risultati ottenuti in questo campionato, in modo almeno da neutralizzare questa presenza fantasma.
Il futuro realistico prevede la ripartenza dalla Prima Divisione, ma la situazione finanziaria della pallacanestro è tale che un diritto per un campionato superiore
viene quasi tirato dietro e quindi ha buon gioco chi parla di fantomatiche cordate o degli inevitabili ‘investitori americani’. Il passato glorioso comunque rimane
e chi contro quella super Siena ha perso non è che si senta granché indennizzato dalle ultime revoche.
dal "Guerrin Sportivo" del 21/03/2019 di Stefano Olivari
2003 - Il canestro fantasma di Barcellona
9 maggio 2003 a Barcellona, St. Jordi, primo atto della Final Four di Eurolega che due giorni dopo proietterà il Barca sul tetto d'Europa. La Mens Sana se la gioca con la Benetton Treviso: sotto di 19 punti ad un tiro di schioppo dall'intervallo, la Montepaschi di Ataman fa quadrato e si aggrappa alle proprie sicurezze, che nell'occasione sono Stefanov e Vukcevic; l'irruenza di Kakiouzis fa il resto, riscrivendo una partita che dal 25-41 passa sul 55-47 mandando in visibilio i 3000 senesi saliti sulla collina del Montjuic. A quattro minuti dalla fine la Mens Sana è sopra 58-52 ma il colpo di coda dei trevigiani è dietro l'angolo. Garbajosa e Nicola impattano, Bulleri negli ultimi 30" scrive 62-63 con un canestro da due che solo gli arbitri Betancor, Koukoulekidis e Martin considerano da tre: una tripla-fantasmo (il cecinese pestava la linea, come dimostrerà il replay) che condizionerà l'attacco successivo di Siena, incapace di replicare e alla fine sconfitta per 62-65 non senza recriminazioni.
Per esempio quelle su Turkcan (0 punti) e sul povero Alphonso Ford (5/19), scioltisi come neve al sole nella serata più importante.
di Stefano Fini
1976 - Uscimmo al grido: "venduti! venduti!!"
Per la Mens Sana il campionato 1975/76 in parte fu sfortunato ed in parte talmente vergognoso, in poche parole una stagione da dimenticare.
La Fip inventò una nuova formula relativa allo svolgimento del campionato. Ci fu una prima fase e chi entrava nelle prime sei (il campionato era a dodici squadre)
faceva la cosidetta poule finale, le altre sei venivano inserite in due gironcini mischiate con squadre di A2.
La Sapori non ce la fece per un pelo a entrare tra le prime sei: con 20 punti infatti giunse a pari merito con altre tre squadre, Snaidero, Mobilquattro e Jollycolombani;
la Snaidero e la mobilquattro per il solito discorso della classifica avulsa entrarono tra le prime sei e quindi furono ammesse alla poule finale. La Mens Sana
fu inserita invece in un girone che comprendeva anche la China Martini e la Brina Rieti di A1, più Petrarca Gorena, Duco Mestre, Juve Caserta, Fag Napoli ed Ausonia Genova di A2.
Vincemmo questo "secondo campionato" abbastanza agevolmente, giungendo primi con alle spalle la Gorena Petrarca e la Chinamartini, così nello stesso campionato conseguimmo
la retrocessione e di nuovo la promozione in A1.
Voglio però ricordare la brutta figura che si fece nell'ultima partita di questa seconda fase: eravamo già matematicamente sicuri di essere ritornati in A1 e dovevamo giocare al Dodecaedro
con la Petrarca Gorena di Sales, che invece per essere promossa (veniva dall'A2) doveva per forza vincere contro la Mens Sana. Naturalmente nonostante le mie raccomandazioni
di finire l'anno "a modino" accadde che le motivazioni dei goriziani si dimostrarono sul campo così forti al punto di essere determinanti ai fini del risultato, che fu addirittura
di 78 a 56 a loro favore. Doveva essere una festa per il ritorno in A1, invece uscimmo dal campo tra fischi, sfottò vari e al grido "venduti venduti".
* da "Dal basket amatori alla serie A andata e ritorno" di Ezio Cardaioli
1955 - Cosa videro due arbitri impauriti
Siamo nella stagione 1954/55 Bruno Casini torna ad essere l'allenatore della squadra, dopo la parentesi Bonci, ed il campionato vede
ancora la Mens Sana tra le protagoniste unitamente a Cus Perugia.
Viene varato un preciso programma tecnico con particolare riferimento al vivaio giovanile; tra gli allievi troviamo Falaschi Paolo, Barlucchi Alfredo,
Oscar e Paolo Semplicio. La prima squadra poteva fare assegnamento su Bigliazzi, Stoppini, Santini, Gianni, Paganini ed i giovani Cardaioli, Collodel, Viti Antonio,
Emilio Giannelli, Sani Pietro e Babbucci Pietro.
Dicevamo squadra protagonista, Mens Sana prima in classifica fino a quando una brutta domenica mattina la squadra venne sconfitta a Pontedera
nella penultima giornata del campionato terminando al secondo posto ad un punto dal Cus Perugia.
Cosa accadde a Pontedera ? Di tutto e di più; di quella partita Renzo Corsi (cronista presente) così scrisse:
"ambiente paurosamente ostile ... i due arbitri emiliani manifestamente timorosi ... gli errori arbitrali si accumulavano ai nostri danni. Ora siamo qui
impotenti con la nostra grande delusione. Non ci saranno campagne di stampa, scandali nazionali per questi ignoti arbitri che su di un piccolo campo convalidarono
anche un canestro non fatto, la palla tocca la retina esterna, non entra. Con la loro grande paura
decretarono la condanna di una squadra, i sacrifici di tutti. Qui la nostra tristezza."
dal numero unico del 1973 "Spigolando nel passato"
1953 - Giocatori improvvisati falegnami
Per l'ultimo incontro del girone eliminatorio del campionato nazionale di serie C 1952/53 la Mens Sana deve ospitare la
Libertas di Pisa. La squadra senese ha condotto tutto il torneo in testa della classifica e soltanto nella penultima trasferta
si è vista superare di un punto dai pisani.
L'attesa per l'incontro è vivissima e la richiesta dei biglietti d'ingresso nell'angusto campo di S. Agata diventa pressante.
Come ospitare tanto pubblico ?
Ecco che i giocatori, invece di allenarsi per l'importante gara, si mettono a lavorare manualmente, e costruiscono alcule pedane ed
una tribunetta in legno.
Domenica 22 marzo 1953 il campo è zeppo fino all'inverosimile di una festante folla di appassionati che non fa mancare il proprio incitamento.
Dopo una gara entusiasmante la Mens Sana supera, in un finale travolgente, gli avversari col punteggio 45-35, ottenendo l'ammissione agli spareggi.
Assistono alla partita un migliaio di persone di cui 757 paganti.
Ripercorrere il passato mensanino del 1969
1973 - Filippone ed Alvarino nei ricordi di Cardaioli
Ezio Cardaioli, il coach della prima promozione in serie A, ricorda:
Le promozioni in serie A erano due e se le contendevano le prime due del girone nord (Gorizia e Vigevano) e quelle del girone sud (Mens Sana e Rieti). Queste
quattro squadre disputarono un gironcino andata e ritorno per contendersi il passaggio al Paradiso del basket nazionale.
Le due squadre del nord erano date per favorite da tutti gli addetti ai lavori e della stampa sportiva. La Splugen poi, avvezza a vincere sempre nel suo girone, superando i fatidici cento punti a partita, veniva data la sicura promossa in serie A.
Io ovviamente studiai le nostre tre avversarie e andai a vederle prima che cominciasse la fase finale perchè ero fermamente convinto del detto "Partita vista, partita vinta". A quel tempo non c' erano le cassette
e tutta la tecnologia di ora, bisognava partire e andare a vedere le partite di persona se si voleva avere i dati tecnico-tattici di una squadra. A tal
proposito mi ricordo che per vedere la squadra di McGregor, che come accennato segnava sempre oltre cento punti a partita, andai a Mestre insieme al mio amico
e segretario di sezione ragionier Filippone, molto esperto nella ripresa delle partite con una cinepresa che oggi sarebbe sicuramente un cimelio di valore. Mi
paludai con tanto di cappellaccio, barba e baffiper non farmi riconoscere, ci sistemammo in alto in un palazzetto stracolmo e, mentre io prendevo appunti alla
meglio, il ragionier Filippone riprendeva la partita con la cinepresa nascosta sotto l' impermiabile. Il viaggio a Mestre pagò alla grande, perchè quando la
squadra di McGregor venne a Siena segnò la bellezza di 53 punti, e noi 57, e quando andammo a Gorizia per il ritorno si vinse 67-60 la partita che in
pratica ci spalancò le porte della serie A.
Riguardo questa fondamentale partita, che fece esultare Siena e portò per la prima volta i tifosi a fare caroselli in Piazza del Campo, mi piace ricordare che, andati a letto dopo aver mangiato e festeggiato, ci ritrovammo tutti, verso le tre, nei corridoi dell'
albergo con gli occhi sbarrati e tanta frenesia addosso. Così decidemmo di partire subito per Siena, senza aspettare la mattina. Mentre si entrava in pullman
tutti euforici e vocianti, il nostro mitico massaggiatore Alvarino disse: "Mah, forse ho sbagliato la dose (di non so che cosa, ndr) che ho messo nell' acqua
da bere durante la partita".
estratto da "Dal basket amatori alla serie A andata e ritorno" di Ezio Cardaioli maggio 2009
1953 - Santini e Guidarini incantarono Roma
Stagione1952/53: la Mens Sana è reduce dalla sconfitta interna subita ad opera della Morini di Bologna; occorre reagire decisamente allo scoramento e dare una prova di carattere per riconquistare la fiducia del pubblico. I giocatori annunziano fervidi propositi di rivincita per la prossima partita che si disputerà a Roma contro la forte Stella Azzurra. La preparazione fisica e mantale è intelligente. Casini studia una nuova tattica per bloccare il lungo Costanzo (affidato alla guardia di Stoppini) e per liberare verso il canestro Guidarini, il miglior nostro realizzatore in trasferta (a Roseto 35 punti). A Roma vinceremo (52/50) e la vittoria, contro la Stella Azzurra, sarà, senza dubbio, una delle più significative della storia della pallacanestro mensanina.
Nell'arco della partita c'è un episodio che vale la pena di ricordare: Santini , funambolo ed estroso come sempre entra in palleggio basso, sulla destra, col pallone quasi nascosto dal corpo si libera in aria e tira in canestro richiamando su di se la guardia di Chiaria che non si accorge che Santini tira senza il pallone che è andato a finire nelle mani di Guidarini che segna indisturbato. Applausi a non finire anche da parte del pubblico romano.
estratto da “Spigolando sul passato” di M.M. articolo contenuto nel Numero Unico pubblicato in occasione promozione del 1973
1956 - Sardegna: la prima trasferta impegnativa
E’ una tranquilla serata fine estate del 1956, la notizia giunge alla sede di via S.Agata e rimbalza subito al caffè la Lizza, ritrovo di sempre degli appassionati di basket. La Mens Sana è stata ammessa alla serie B, al posto della rinunciataria squadra del “Pietro Micca” di Biella, per il campionato 1956-1957. Occorrono nuove risorse economiche per rafforzare la squadra ed affrontare i maggiori costi di gestione.
A titolo di curiosità ricordiamo la trasferta in Sardegna (la prima) effettuata via mare.
La spesa è gravosa (per quell’epoca) ed ammonta a L. 219.000. La cassa sociale non dispone di tale importo per cui è necessario ricorrere alla cortese… benevolenza di alcuni dirigenti.
La trasferta dura dalle ore 14 di sabato 8 dicembre fino al tardo pomeriggio di martedì 11. La traversata, che prima della partenza aveva destato qualche preoccupazione, si svolge con mare calmo e con gli atleti a passeggiare sui ponti con l’aria di vecchi lupi di mare.
Nel viaggio di ritorno Pacini tiene desta l’attenzione della comitiva con invito ”a veglia”, nella propria cabina, per partecipare ad un…..minipalio. Il gioco non diverte l’accompagnatore ufficiale, al quale è negata la soddisfazione di vedere vincere il cavallo prescelto.
estratto da “Spigolando sul passato” di M.M. articolo contenuto nel Numero Unico pubblicato in occasione promozione del 1973
2004 - "Foffo" un amico
Biografia sportiva:
Alfhonso nasce il 31 ottobre 1970 nel sud degli Usa a Greenwood nel Missisipi. e come tutta la gente del profondo sud dimostra di avere una fiera dignità ed una straordinaria forza contro le difficoltà della vita.
Alphonso non è uomo da mezze misure: o tutto o niente. Il suo College Universitario è stato quello del Wolley State del Missisipi ed è passato di lì in quegli anni non certo in modo anonimo o semi-anonimo: totalizza 3.000 punti, diventando di gran lunga il miglior realizzatore di ogni epoca. L' Nba storce la bocca per la sua statura; lui non ci sta, non è giocatore da bassi minutaggi. Irrompe così nel palcoscenico europeo diventando il capocannoniere della manifestazione più importante.
La Montepaschi che punta al vertice italiano ed europeo lo sceglie come "stella", come punto di forza. Diviene la migliore guardia della serie A e trascina Siena alla prima semifinale scudetto della sua storia. Raggiunge le Final Four di Barcellona e lui per il terzo anno consecutivo è il miglior marcatore della manifestazione.
Nell'estate del 2003 passa alla Scavolini ed il 29 maggio 2004 gioca la sua ultima partita ufficiale, proprio contro la sua ex squadra, la Mens Sana .
Il 4 settembre ci lascia dopo aver scritto, pochi giorni prima (26 agosto) una lettera che riportiamo a seguito nella sua parte iniziale.
"Cari amici,
sono nella sfortunata posizione di dover annunciare che non sarò in grado di disputare la stagione 2004/05 con la Scavolini. Purtroppo le mie condizioni di salute non mi consentono più, a questo punto, di competere come un atleta professionista. In questo momento sono veramente grato a tutti voi e a tutti gli allenatori , compagni di squadra e tifosi, arbitri e dirigenti che, nel corso di questi anni, mi hanno dato l'opportunità di competere nello sport che ho amato di più .."
Alphonso Ford - "Fonzie" per i tifosi di Pesaro "Foffo" per quelli di Siena
estratto da “Give me five" del 2005
1973 - Il primo americano: Carl Johnson
Sia detto con tutto il rispetto e la dovuta devozione: se Sant'Ansano fu il promartire cristiano della storia di Siena, Ernesto Carlo Johnson è stato il protoamericano della pallacanestro senese.
Era il 12 agosto 1973, quando arrivò a Siena, ingaggiato dalla Sapori Mens Sana del duo Corradeschi - Pasqualini su indicazione precisa di coach Ezio Cardaioli.
Carlo Ernesto Johnson, pivottone di 208 cm., nato nel 1948, baricentro basso, carattere timido, sorriso dolce; aria di persona beneducata, capelli tagliati corti come un marine in libera uscita, tipico americano bianco, ragazzo di campagna serio e puritano come i suoi avi svedesi arrivati con i Padri Pellegrini alla nuova frontiera. Carlo Ernesto sbarca a Siena con la moglie belga di cui non ricordo il nome, un cane pastore (femmina) dal nome impronunciabile e poche cose: coltelli da intaglio, sculture di anatre selvatiche, realizzate da provetto scultore del legno, mobili rustici ed oggetti che rivelano il suo amore per la natura e gli spazi sconfinati di una terra, l'Oregon, in cui vuole tornare appena fatti un po' di soldi con il basket. Persona splendida Carletto, sia sul campo da basket che in campagna; ti ospita nel suo casolare vicino al Chianti, cucina prelibata, piatti imparati nelle Hawaii a base di ananas, riso e maiale stufato. Roba sopraffina.
Carlo Ernesto se ne ritorna nell'Oregon alla fine della sua avventura senese nello stesso modo in cui è arrivato: carica sull'auto mobili fatti da lui a mano, anatre selvatiche scolpite con indubbio talento, una paccata di ricordi e qualche ritaglio di giornale. Se ne va la moglie belga di cui non ricordo il nome e la bella cagna pastora dal manto fulvo. Se lo vuoi trovare devi andare nell'Oregon (se non si è spostato) e chiedere di lui alla guardia forestale che abitualmente gli fornisce il miglior legno per l'intaglio.
estratto da "Due o tre cose su quei cinque" di Paolo Maccherini
2007 - Supercoppa: Siena umilia Treviso
24 settembre 2007, è tempo di migrare. Dagli incubi allucinanti del deserto estivo, dagli Europei di Spagna che hanno sbattuto il basket italiano fuori da tutto per i prossimi due anni, alla Supercoppa (a Siena), primo happening stagionale, che oppone la vincitrice dello scudetto a quella della Coppa Italia.
Il trofeo lo alza Siena ed è il secondo dopo quello del 2004 (anche allora battendo Treviso). Ma in agguato ci sono incubi angoscianti: 96-50 il risultato finale. Treviso sommersa anche di 57 punti (90-33 al 36'!). Maramaldo abitava qui?
Siena, anche esagerando, rimane l'unica isola cui il basket deve guardare per ispirarsi al futuro. La più piccola grande capitale, per la capacità di coniugare fenomeni economici e culturali, che nel basket si traducono in capacità di programmare. La Montepaschi schiera appena tre giocatori nuovi, Ress, Lavrinovic e Thornton, Treviso ne conserva solo tre della passata stagione, Mordente, Soragna e Gigli.
Siena esprime un dialogo già evoluto e molto raffinato, frutto della memoria del recente passato; la nuova Treviso invece balbetta, cercando di rispondere per 14' (20-20). Poi il diluvio universale, 32-0 di parziale (52-20 al 24'): un tempo e mezzo per Treviso senza segnare! Il resto è stato solo un dilagare con Stonerook che infila cinque punti in fila per dare il via alla fuga (valutazione altissima:25) e Mc Intyre che, con il telecomando, trova i compagni: 7 assist semplicemente clamorosi. Confronto improponibile, sintetizzato in un dato su tutti: 31 palle perse dalla Benetton. Il prossimo campionato, che scatta nel fine settimana e che oggi viene presentato a Roma, ha il vecchio padrone. Forse ancora più cattivo.
estratto da "Il Corriere della Sera", articolo di Werther Pedrazzi