Siena Duemila

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1858 - Il Teatro Montemaggi poi Teatro La Lizza


Il teatro era una grande passione dei nostri progenitori anche perche', specialmente prima della nascita del cinema e della radio, rappresentava l'unico vero spettacolo esistente ed una ghiotta occasione di importante mondanità. Allo scoppio della guerra Siena aveva tre teatri maggiori, Rinnovati, Rozzi e la Lizza. Ognuno aveva una sua specialità: lirica e musica in genere per i Rinnovati, prosa ai Rozzi, e arte varia, circo compreso, alla Lizza.  
Ai Rozzi si tenevano anche delle rappresentazioni abbastanza polopari e di successo, le famose "stenterellate", e quando quando ai Rozzi si cominciò a fare prosa di buon livello il teatro popolare passo sul palcoscenico della Lizza. In questa pagina vorremmo ricordare sinteticamente questo teatro oggi non più esistente, inaigurato nel novenbre del 1861 e il cui vero nome era Teatro Montemaggi, dal nome del falegname che nel 1858 l'aveva progettato.


LA REALIZZAZIONE DEL TEATRO


Francesco Montemaggi ottenne dal comune un appezzamento di terreno dove ora e' collocato il palazzo di Giustizia. Inizialmente doveva essere solo un "Teatro Diurno" ma quando per bisogno di denari Montemaggi vendette l'uso perpetuo di 60 palchi a 302 lire, la sua finalità ed il suo utilizzò cambiò.  
Aveva una platea di 22 metri di lunghezza e 17 di larghezza, 92 palchi disposti in 3 ordini; costò più del previsto e Montemaggi, nonostante fosse considerato un benestante, non riuscì a far fronte ai debiti accumulati tanto che nel 1866 il "Teatro Diurno Notturno Montemaggi" fu posto un vendita ed acquisito da una società di 50 soci, Montemaggi ottene di poter continuare ad abitare nell'appartamento contiguo al teatro con l'incarico di .... custode.



DAL "BALLO EXCELSIOR" AI CIRCHI GATTI E TOGNI

Nel 1907 furono realizzati nuovi importanti lavori che ampliarono il palcoscenico considerato a quei tempi uno dei migliori d'Italia, tanto che fra il luglio ed agosto 1910 vennero affettuate alla Lizza ben 17 rappresentazioni del "Ballo Excelsior", spettacolo che contava una quindicina di ballerini principali; metteva in scena 50 professori d'orchestra, 8 trombe, 36 seconde ballerine, 16 secondi ballerini, 24 corifee, 16 tramagnini, 32 bambini e 100 comparse. La Società di gestione però quando arrivò a tirare i conti si ritrovò con un passivo superiore alle 100.000 lire e questo condizionò l'attività sccessica; basti ricordare che nel 1919, subito dopo la fine del conflitto, alla ripresa dell'attività, alla Lizza arrivarono i circhi equestri. Quelli che entusiasmarono di più la popolazione furono i circhi Gatti e Togni.    




DAL TEATRO "ESAURITO" AL DEGRADO

Con l'avvento del cinema i teatri cittadini subirono una consistente diminuzione di frequenze. I Rinnovati, senza apparenti motivi, nel 1927 risultava praticamente chiuso, mentre i gestori della Lizza si lamentavano degli scarsi affari, tanto che nel settembre dello stesso anno "Il Popolo Senese" scriveva: "Come conseguenza della poca affluenza di pubblico che si ha nei nostri teatri, bisogna che i senesi si contentino la sera di andare al caffè o al cinematografo".  Inoltre il teatro della Lizza, più che un teatro, era un vasto stanzone con buche che per tre giri sfondano la parete semicircolare ma nonostante questa tragica realtà per merito del "Gruppo Amici della Musica" nel maggio del '29 alla Lizza la compagnia lirica del commendator Sainati con un gruppo orchestrale formato da ben 60 elementi e da 70 coristi della Corale di Verdi, effettuò 12 rappresentazioni de "Il piccolo Marat" e de "La Gioconda" con teatro sempre "esauritissimo" L'esperimeto venne ripetuto nel 1930 ed ogni sera i 1.100 posti della Lizza si riempirono. Nel 1932 ebbero successo anche alcune commedie scritte da un concittadino, Ferruccio Sicurani, un medico autore della "Pia dei Tolomei" ed i primi lavori teatrali di Luigi Bonelli (nell'immagine sotto L.Bonerlli con la grande Emma Grammatica).
Ma le cronache dell'epoca ci portano a conoscere altre verità. La Gazzetta di Siena già nel 1925 scriveva che oltre a venire a conoscenza che all'interno del Teatro pioveva aggiungeva: "....palchetti con divani guasti, pieni di polvere e di sudate di ...animali domestici, ricoperti di una stoffa che ha preso un colore indefinibile. Poltrone nelle stesse condizioni. posti numerati sgangherati e cigolanti, formati da sedie sulle quali non si può sedere per non compromettere, oltre che le nostre povere ossa, la stoffa dei pantaloni, minacciata da chiodi dritti come spennacchi dei carabinieri".



DALLE ROVINE AL PROGETTO MARCHI POI AL MANEGGIO  ....

Nel '32 alla Lizza, oltre alle applaudite esibizioni delle compagnie comiche veneziane di Cesco Baseggio, vennero eseguite sei opere liriche, una delle quali, Il Barbiere di Siviglia, la sera del Palio fu trasmessa per radio dopo la tradizionale radiocronaca del Palio fatta da Silvio Gigli.
Ma stiamo arrivando alla fine, alla conclusione di un percorso: la sera del 19 febbraio 1933 avvenne un fatto molto grave. Pochi attimi prima di iniziare una rappresentazione goliardica la parte posteriore del tetto del Teatro della Lizza crollò, "rompendo tutte le orditure del sovrappalco e sfondando in parte il piano del palcoscenico". Un' abbondante nevicata che aveva consigliato molti possibili spettatori a restare a casa, e allarmanti scricchiolii precedenti il crollo evitarono la tragedia, anche perche' i goliardi con grande presenza di spirito si misero a cantare l'inno evitando che si diffondesse il panico e si ebbero così solo 4 leggeri contusi, tre artisti ed uno studente. Questo non fu altro che l'inizio della fine. Per onor di cronaca ricordiamo il grandioso progetto di ricostruzione dell' architetto Virgilio Marchi (immagine a lato) che però non riuscì mai a decollare così del Teatro della Lizza non si parlò più fino al dicembre del '39 quando cominciarono a circolare voci sulla trasformazione del "rovinato Teatro della Lizza" in un maneggio coperto: "La Nazione" il 23 dicembre scriveva:"Sappiamo che presto verrà provveduto alla trasformazione dei ruderi stessi, i quali allo stato attuale in cui sono danno uno spettacolo poco edificante; demolendo internamente palchi e altri impianti, si otterrà uno spazio adattissimo ad uso di maneggio che potrà essere usufruito dalla Società Ippica Senese". Ma eravamo alla vigilia della guerra e tutto vennne presto sovrastato da problematiche molto più impellenti e di altra natura.








 
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