Gherdovic il primo

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Gherdovic il primo
Partiamo con una foto, una foto di fine anni ‘60, non chiara … ma lo è sufficientemente per apprezzare il gesto atletico. Se consideriamo l’epoca è ancor più apprezzabile. Nel basket di quegli anni non se ne vedevano molti di gesti atletici nel campionato italiano, nemmeno ai massimi livelli. Inoltre l’esecutore era un centro di quasi 2 metri, certo non piccolo e filiforme.
Qui si vola … quando molto di quel basket “veniva fatto con i piedi per terra”.

Quello che vediamo è Aleksandr (Sandro) Gherdovic, il primo straniero, almeno nel nome (ma non solo), della Mens Sana.
Gherdovic arriva a Siena nella Mens Sana nella stagione 1967/68, quella successiva alla promozione in B (in quegli anni il 2° campionato)  ricordata per la rocambolesca vittoria contro il Costone Siena di 1 punto (64-63). In quella estate, a rinforzare la squadra arrivarono tre buoni giocatori: Marcacci da Livorno, Mannari da Pontedera ed appunto Gherdovic da Firenze.

Marcacci veniva dalla Libertas Livorno dei vari Guantini, Baroncini, Nardini, dell’ottimo Chirico allenati dal, poi famoso, “Cacco” Benvenuti. Tutti i giocatori di scuola labronica avevano notoriamente fisico e buona tecnica. Marcacci non smentiva la tradizione; fisico granitico, capelli a marines, carattere e faccia “tosta”. In campo non stava mai zitto soprattutto in difesa nelle zone del “Carda”, dava indicazioni agli altri mentre lui difendeva sul lato di sua pertinenza con una mano alta e l’altra bassa e chiusa a pugno.
Mannari veniva dalla Juventus Pontedera, squadra dell’oratorio ma che da oratorio, squadra e tifosi, aveva assai poco. Il Pontedera giocava nello stesso girone della Mens Sana e per i biancoverdi come per gli Amatori
Carrara, l’altra grande del girone con il pivottone Giovannelli (2,10 mt.), il campo di Pontedera voleva dire “buscarle sempre”, mai vinto. Paolo Mannari era il valore aggiunto di quella squadra; un esterno con centimetri, mano, uno che vedeva il canestro da tutte le posizioni, con dedizione difensiva, con il concetto di squadra e senso di appartenenza. Non a caso anche oggi Paolo è sempre lì, in tribuna a tifare, soffrire e gioire per la Mens Sana con la sua altrettanto tifosa signora.

Le operazioni di mercato Marcacci - Mannari furono di un tempismo impressionante. Il prof. Cardaioli, il “maestro” Franchi piombarono sulle prede come falchi. Marcacci ebbe una discussione con il presidente della Libertas Livorno; il servizio informativo funzionò a perfezione ed il prof. mensanino parlò e convinse il giocatore. Il giorno dopo contratto con il presidente Gastone Giannelli.
Mannari lo voleva anche la rivale Carrara; la Juventus lo invitò in squadra in una amichevole contro l’Armata Rossa e poi entrarono sul tema trsferimento. Per Carrara la cosa sembrava fatta ma il giorno dopo quella partita Paolo Mannari da Pontedera andò a Montecatini per vedere le finali nazionali juniores. C’erano i giovani Meneghin nella squadra di Varese e Bariviera in quella di Padova (solo dopo passerà all’Olimpia Milano dove tutti lo ricordano). A vedere quella finale juniores si recarono anche Cardaioli – Franchi e visto Mannari, che da tempo era nei desideri del “Prof.”, parlarono del progetto Mens Sana ed il giorno dopo …. altro contratto per il presidente Giannelli ed il vice Monaco.
In merito ai contatti e accordo con Gherdovic le notizie sono più nebulose; le memorie sono diverse e non precise anche da parte dello stesso interessato. Certo è che in quegli anni Gherdovic giocava nell’Affrico Firenze e “stazza” e caratteristiche del giocatore non erano passate inosservate al prof. Cardaioli. Poi Sandro in quegli anni faceva il casellante all’uscita dell’autostrada a Firenze e anche lì non passò inosservato per le sue caratteristiche fisiche nemmeno a Flavio Filippone, collaboratore tecnico del “Carda”, fatto sta che anche “Alex” Gherdovic mise nero su bianco.
Su Gherdovic in quel periodo c’erano molteplici attenzioni: fu visionato per una selezione nazionale, partecipò ad una partita amichevole della nazionale italiana con Jessi, Recalcati, Meneghin giovenissimo disputata a Napoli contro la squadra spettacolo del basket americano, gli Harlem Globetrotters.
L’interessamento della Mens Sana arrivò dopo quello della Virtus Bologna dove il cugino “Pino” Gherdovic faceva parte dello staff tecnico. In quegli anni la Virtus era un po' in crisi. Aveva un primo allenatore dell’est, Jaroslav Sip e fra gente proveniente da oltre-cortina[*nota] c’era una certa disponibilità ad aiutarsi.
Sandro ne fece a meno e scelse Siena perchè poteva giocare di più, era più vicina e per gli allenamenti (3-4 volte a settimana) poteva usufruire della macchina di Piccini anche lui di Firenze e già in Mens Sana dall’ anno precedente. Qui sotto vediamo la formazione di quella stagione (1967/68) con Gherdovic il più alto al centro.


FOTO: acc. Franchi, Marcacci, Ninci, Gherdovic, Piccolomini, Mannari, all. Cardaioli (sotto) Montermini, Soriani, Cappelli, Tanganelli, Campanini.

Gherdovic il primo straniero della Mens Sana anche se parlava italiano ed aveva i documenti italiani. La sua famiglia era originaria della Croazia. Venivano da Zadar (Zara), porto della Dalmazia nel centro della costa jugoslava. Nel dopoguerra la comunità italiana e non, i contrari al regime, subirono le persecuzioni etniche e politiche.

Alcune famiglie riuscirono ad emigrare, fra queste i Gherdovic.
Noi abbiamo sempre scritto il suo cognome come lo si pronuncia mentre in realtà il cognome originariamente era Grdovic. Italianizzandolo è diventato Gherdovic ed il suo significato è “figlio del brutto”.
Sin da giovane il suo fisico era giusto per giocare a basket. I figli di quelle terre hanno un qualcosa in più; una struttura fisica ideale e Sandro non era da meno, altezza, grossezza, dinamicità. In Mens Sana era la croce e delizia di Alvaro Fanetti (lo storico massaggiatore tanto lupaiolo quanto mensanino). Alvarino quando lo vedeva “un po' moscio”, come diceva lui, andava su di giri mentre brillava di gioia quando “spaccava il mondo”, sempre come diceva lui, e Gherdovic quando ce la metteva spaccava il mondo.
Di lui, e lui stesso, tutti ricordano una partita giocata a Grosseto per la squalifica del campo. Due giornate di squalifica e due vittorie sul neutro. Sandro forse (non sappiamo) si sentì in parte un po' responsabile di quella squalifica. Al palazzetto Coni di Santo Spirito giocavamo contro Roseto; partita punto a punto. Atmosfera surriscaldata. Arbitri “nel pallone”. Per lui qualche fallo contro di troppo e qualche fallo a favore non fischiato. Dalla tribuna, gremita di pubblico, fu lanciata una specie di nacchera, una tavoletta che battuta con un’altra faceva molto rumore soprattutto se adoperata contemporaneamente a molte altre.
Quella “nacchera” colpì alla testa un giocatore di Roseto. Si aprì una brutta ferita sul cuoio capelluto …. pronto soccorso e … squalifica del campo.

Quello che accadde con Roseto ebbe un epilogo tanto brutto dal punto di vista sportivo quanto doloroso per la classifica.
A causa della squalifica del campo contro le FFAA di Roma andammo a giocare a Grosserto. Da Siena in diversi seguirono la squadra; i romani erano quarti in classifica volevano fare punti per poter disputare gli spareggi promozione. Venne fuori una partita dura in cui le difese prevalsero sugli attacchi, dove la fisicità finì con l'essere determinante. Gherdovic oggi, nel ricordarla, non porta molto rispetto ai vecchi compagni di squadra nel dire sorridendo: "Quella partita la vinsi da solo". Possiamo ribattere solo nella forma del suo dire non certo nella sostanza.






Nella foto sopra Alexandr Gherdovic da giovanissimo.
A lato sinistro Gherdovic in terzo tempo a canestro al palazzetto Coni (poi Alberto Ceccherini) di Santo Spirito.
Anche questa foto fa parte delle inedite. Gherdovic a canestro e Mannari a seguire l'azione. Risale alla syagione 1968/68. Giochiamo contro l' Assi Brindisi. La Algor Mens Sana vince nettamente (88-49). C'era voglia di riscatto dopo la sconfitta riportata a Brindisi 67-51 "mal digerita".










Gherdovic ricorda anche episodi di natura diversa; come quando la sua persona non fu utile solo in campo ma anche fuori. Ricorda la partita disputata a Brindisi con la squadra chiusa negli spogliatoi a causa della reazione dei tifosi di casa.
Di polizziotti ce ne erano forse un paio e gli altri tardavano ad arrivare. Si faceva tardi e la squadra doveva rientrare. Lui fu fra quelli a rompere gli indugi; uscì e aprì un varco per tutti.
Ricorda anche un paio di cose che deve aver poco digerito: il suo viaggio di nozze e le promesse mancate. Il primo risale alla sua prima stagione a Siena. Viaggio di nozze brevissimo, tre/quattro giorni a Nizza-Montecarlo, poi rientro di corsa per disputare la partita di campionato. La seconda riguarda la promessa fattagli al momento dell'ingaggio, essere assunto al Monte: "In quegli anni prendevano tutti p..e... per me nulla".
Altre partite che ricorda volentieri: quella disputata a Roma. Lo si vede impegnato in un rimbalzo nella foto a lato; quella contro la Nazionale Russa di passaggio dalle nostre parti in un percorso di avvicinamento che li avrebbe portati in Messico per le Olimpiadi.
Di questa partita, che anche Gherdovic ricorda molto bene durante la sua prima stagione mensanina, è stata fatta un pò di confusione. Lo stesso prof. Cardaioli nel suo libro "Dal basket amatori alla serie A andata e ritorno" [APRI] compie un errore. Ricorda questa partita con la Nazionale Russa e nella quale "Nano" Cappelli fece uno dei suoi numeri: attraversa il canestro e poi tira all'indietro con il giro, spigolo del tabellone e dentro.

Andò dentro anche quella volta ma la partita non era quella contro la nazionale russa.  Era il 1967 e quella partita fu giocata con i russi ma dell'Armata Rossa, super club dominante all'epoca (l'attuale CSKA Mosca) che periodicamente veniva in Italia a monetizzare. In quei giorni in Toscana giocarono a Livorno, Carrara e probabilmente anche a Montecatini oltre che a Siena.

La partita contro la Nazionale Russa venne giocata l'anno successivo (1968), anno delle Olimpiadi ed anno in cui nella Mens Sana, come abbiamo visto, erano arrivati oltre a Gherdovic, Marcacci e Mannari ed eccoli qui sotto nella foto ricordo di quella partita, questa volta veramente con la Nazionale Russa.
Sul campo in cemento del palazzetto Virtus, con tanto di pubblico alle spalle vediamo partendo da destra: l'allenatore Cardaioli, Ninci, Mannari, Sullivan (USA), Hollendoner (USA), Gherdovic, Piccolomini (sotto) Marcacci, Soriani, Tanganelli, Cappelli, Campanini, Barlucchi.



In occasione di questa partita (quella del '68 contro la nazionale russa e non quella del '67 contro l'Armata Rossa) arrivarono veramente i due americani come vediamo dalla foto ma non furono portati da Alfredo Barlucchi anche lui venuto per l'occasione da Pesaro. I due americani arrivarono perchè Vannini Dante, dirigente degl'Ignis di Siena ed appassionato mensanino, mise a conoscenza dell'evendo patron Borghi che mando subito i due statunitensi in forza alla grande Ignis Varese, due americani utilizzati in coppa dato che nel camponato italiano all'epoca ne veniva concesso solo uno.
Anche in questa partita "Nano" Cappelli fece subito il suo numero, il tiro all'indietro, ma non ebbe l'esito descritto nel libro del prof. Cardaioli (avvenuto l'anno prima con l'Armata Rossa). Quando passo sotto per fare il tiro ad effetto le braccia lunghe di un giocatore russo, probabilmente di Andreyev, si abbatterono su di lui. Doveva essere una stoppata ma non trovando il pallone divenne una terribile "mazza" sull'occhio. Così il Cappelli dopo nemmeno dieci minuti usci dal campo con la borsa del ghiaccio ed un occhio nero; non rientrò più.
Gherdovic ricorda un canestro che riuscì a fare contro quella batteria di lunghi. Non fu cosa facile ma se lo ricorda perchè fu di fisico; si fece un po largo con il gomito e con il movimento del corpo. Poi soddisfatto incrociò lo sguardo dell'avversario come per dire: "T'ho fregato questa volta!"




















NELLA FOTO: Gherdovic a rimbalzo al Pala Tiziano Roma

Oggi Sandro Gherdovic lo abbiamo ritrovato a Firenzuola "all'Angolo di Parigi", una bottega dove si fanno dei tortelli al ragù da sogno e dove Parigi è il proprietario ed amico. Sandro si ferma spesso dal Parigi rientrando dai boschi del Mugello, il suo ambienta naturale, prima di ritornare a casa a Pietramala comune di Firenzuola.
Di basket più che le sue di storie racconta quelle del cugino "Pino" (Josip - Giuseppe) Gherdovic (Grdvic) come vediamo nell'articolo [APRI] e poi .... e poi .... il nipote .... un Gherdovic  negli Under 14 di Rosignano Solvay.   

FONTE : Redazione BkS | Stefano Fini
FOTO: dall' album di Sandro Gherdovic, di Paolo Mannari e di Basketsiena.it      

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