Siena Duemila

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1926 - Il Maccari ed il caso "lardo-largo" sul Selvaggio


Mino Maccari nasce il 24 novembre 1898 in una famiglia della piccola borghesia senese ed è incisore e geniale ideatore del periodico "Il Selvaggio" che nasce a Colle nel 1924 per poi girare per il mondo. Il Selvaggio rappresenta un momento straordinario della cultura nazionale generata dalla storia rivoluzionaria fascista; ne interpreta i contrasti interni e la successiva ricerca dell'affermazione dell'intelligenta. Il Selvaggio aveva un linguaggio sorprendentemente moderno, spicciativo, prepotente ed originale.


Nel 1924 Mino Maccari viene chiamato da Angiolo Bencini a curare la stampa della rivista Il Selvaggio, dove gli vengono pubblicate le sue prime incisioni. Dopo alcuni anni, agli inizi del 1926, lascia la professione forense, a cui si era dedicato dopo la laurea in giurisprudenza, per assumere la direzione del Selvaggio che terrà fino al 1942.
Il Selvaggio è dichiaratamente fascista intrasigente, rivoluzionario e antiborghese. Ma quando Maccari si renderà conto che il terreno politico è ormai impercorribile per il fascismo intransigente, a causa dell' osteggiata normalizzazione portata avanti da Mussolini, Il Selvaggio cambierà rotta per puntare sul terreno culturale. Per inaugurare questo percorso scriverà l'articolo di fondo intitolato "Addio al passato".
Ma l'articolo che fece scalpore fu un altro.
Una volta il Maccari partecipò a una riunione di giovani fascisti che voleva riaffermare le tesi rivoluzionarie ma anche avere spazi di potere: uscì con il titolo "Lardo ai giovani fascisti".
Rischiò l'arresto e disse che era stato un errore. Sostenne che il titolo sarebbe stato: "Largo ai giovani fascisti", ma è difficile immaginare che abbia sbagliato dato che il titolo l'aveva scritto e stampato lui.
Ma non è la sola gaffe politica del Maccari nei riguardi del fascismo: una volta era al Caffè Aragno a Roma e c'erano anche buona parte dell'apparato burocratico della Roma fascista. Entrò il cameriere il quale, spaesato, chiese a gran voce, portando uno yogurt in un vassoio: "a chi lo yogurt ?" e Maccari urlò: "a noi!" . Tutte le signore e i signori si alzarono e fecero il saluto al Duce.  

PASSAGGI SINTETICI DELLA VITA DEL MACCARI
La domanda che oggi qui ci poniamo è: ma Maccari era fascista ?
Sì certamente ! Però ebbe con il Fascismo un rapporto difficilissimo.
Mino, fin da piccolo estroverso e dotato di una vivace intelligenza visiva, è portato verso il disegno libero con il carboncino, ma il padre, professore di lettere, cerca in tutti i modi d'indirizzarlo verso studi umanistici. Nel 1920 si laurea in giurisprudenza; inizia a lavorare presso lo studio dell'avvocato Dini a Colle Val d'Elsa, di dove era originaria la famiglia e dove aveva trascorso l'infanzia presso i parenti; nel tempo libero dal lavoro si dedica alla sua vera passione: la pittura.
Sono questi momenti, fuori da schemi prefissati nei primi tentativi con la pittura e l'incisione, dove sente di più l'esigenza di dare un senso alla sua vita. Il suo carattere vivace, beffardo e polemico lo porta sia a partecipare agli scontri sociali nel paese, sia come personaggio non secondario alla marcia su Roma del 1922.
Nel 1924 viene chiamato da Angiolo Bencini a curare la stampa della rivista Il Selvaggio di cui divenne direttore nel 1926.

nelle FOTO: Il Maccari in età avanzata al centro del gruppo - L'abitazione del Maccari - La rivista "Il Selvaggio - Il Maccari nel 1938

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