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Siena 14 diembre 2023 - Posted in: Basketsiena.it | Fonte: BkS |  S.Fini
CON BONAMICO I PRIMI GRANDI SOGNI IN BIANCOVERDE

1978 ... per me, in piena maturità, fu un anno, una stagione, memorabile. I primi successi e riconoscimenti persoali nel contesto del lavoro, della vita in generale mi dettero una forza enorme, la convinzione che tutto potesse essere possibile, vero e raggiungibile.  
Questo stato d'essere coinvolse tutte le cose principali che orbitavano intorno al mio io, quindi coinvolse anche la mia passione ed amore per il basket e la Mens Sana. Se poi consideriamo che la Benamata in quel 1978 era ritornata in A1 manifestando subito la volontà di non correre altri rischi e di voler fare una stagione in grande .... io cominciai a volare in alto.  
In effetti in quella stagione tutto funzionerà quasi al meglio. Il presidente avv.Cottini, coadiuvato da Giorgio Cocchia, responsabile della sezione basket, e Bruno Tiezzi regalano al popolo biancoverde una bella stagione. Partono subito con una grande novità: l'arrivo di un nuovo sponsor per il quale ebbe un ruolo importante proprio Giorgio Cocchia. Lo sponsor sarà la 3A Antonini, ditta veronese di calzature. Dopo lo sponsor, l'altra grande novità fu l'arrivo del nuovo coach: Carlo Rinaldi. Arrivava dalle rive dell'adriatico, ex coach del Brill Cagliari, Chieti e Pesaro; quarantenne laureato in scienze politiche, portatore di un basket più "spumeggiante", più veloce, più consono anche ai due grandi americani, Bucci & Fernstein. Con lui arrivarono anche due giocatori importanti: il primo Gianni Tassi, un playmaker, un regista di maggiore livello, che proprio mancava a quella Mens Sana; il secondo, in prestito dalla Virtus Bologna, il giovane nazionale Marco Bonamico, ala fisica, di carattere, soprannominato "marine", la futuribile icona del basket italiano. Marco Bonamico, per me, da oltre un paio d'anni, il sogno dei miei desideri Biancoverdi.  

Quindi per me, in quel lontano 1978, anche questo sogno Biancoverde, avere Marco Bonamico nella Mens Sana, si stava realizzando. Tutto era possibile.
L' euforia, la grande libidine sportiva mi prese .... ma non ero l'unico; in molti si resero conto che avevamo una gran bella squadra, forse un pò datata (vedi Bovone) in certi elementi portanti. Ed infatti quando arrivammo a quel Natale del 1978, fummo per la prima volta in testa alla classifica .... poi il prevedibile calo. Ma facemmo i play-offs battuti solo ai quarti dalla Sinudyne Virtus Bologna (2-1). Per la Sinudyne, che vincerà il campionato, questa contro la Mens Sana di Bonamico (da loro prestatoci per una stagione) sarà l'unica sconfitta di tutti i play-offs.

Le 30 partite del giovane marine in Biancoverde non mi delusero. Fu quello che pensavo e fece quello che desideravo facesse. Lo vidi in difficoltà in difesa solo contro Bob Morse; ma già nella sfida di ritorno lo vidi migliorare, gli stava prendendo le misure.
Io stravedevo per Marco, "il marine". Quando lo vidi la prima volta nelle giovanili avrà avuto forse diciotto anni. Già alto più di due metri; aveva una struttura fisica perfetta. Sapeva fare tutto: giocare al calcio, al volley (aveva una ottima elevazione), mi dissero ottimo nuotatore, aveva una buona velocità di base, ottimo tempista, grande combattente.
Non so chi ed in quale circostanza venne chiamato per la prima volta "il marine". Certo è che per me un marine, che non avevo mai conosciuto di persona, doveva essere proprio uno come lui. Un combattente generoso, senza paura, senza limiti, fisicamente forte e moralmente giusto.
La prima volta che lo vidi al palazzetto della Mens Sana io era a fondo campo; era un allenamento pomeridiano. Attaccò il canestro e tirò in sottomano; Eric lo contrastò, la palla battè tre volte nel ferro ed uscì. Rientrò in difesa correndo portandosi dietro una serie di imprecazioni poco sentite ma ruggite. Nell'azione offensiva successiva Bonamico andò in presa diretta; andò a canestro per poi mollare in faccia ad Eric Fernstein uno schiaccccione terrificante.
In partita coach Rinaldi lo teneva in campo un pò più di venti minuti, doveva spartirsi il minutaggio sul perimetro con Quercia e Giustarini; quasi l'ottanta per cento delle partite le ha chiuse in doppia doppia, Termina la stagione come quarto migliore realizzatore della squdra, dietro ai due americani ed a Bob Quercia , da sempre ottimo realizzatore. Ma i combattenti come lui si fanno sentire quando la lotta diventa difficile e dura. Così il giovane marine una volta entrato nel clima playoff, ce la mette tutta, non ci sta a perdere. I veri leader si vedono quando conta. George Bucci da New York, la trave portante, il migliore realizzatore della Mens Sana, chiude quei playoff realizzando 55 punti, il giovane marine di Genova li chiude con 63 punti, il migliore realizzatore mesanino di quei play-offs.  


in foto: Marco Bonamico.

Sul WEB:  MARCO BONAMICO
tratto da www.ciao.it
Genovese, classe '57, ala di 2.01, giocatore davvero importante nella storia cestistica italiana (uno dei pochi ad aver militato a Bologna sia sulla sponda virtussina che su quella Fortitudo), è stato per tutti il "Marine", nomignolo che ben disegna la sua tenacia e combattività in campo, doti che gli hanno permesso di raggiungere mete sportive invidiabili ed una carriera non comunemente lunga (21 stagioni in serie A, dal 1973 al 1994, nelle quali ha giocato in Virtus, Fortitudo, Siena, Olimpia Milano, ancora Virtus, Napoli, ancora Virtus, Forlì ed Udine, per un totale di 7817 punti, più 154 presenze in nazionale).

Arrivò al basket casualmente ed abbastanza tardi: in prima media il professore di applicazioni tecniche fece costruire alla sua classe un tabellone in legno con relativo canestro per giocare in palestra, ma Marco, nonostante la già notevole altezza, non rivelava grande amore per questo sport, preferiva di gran lunga la pallanuoto (che praticava ad ottimo livello come centroboa nella sua Genova e che tornò a praticare a 40 anni suonati a Bologna con gli Over 30 della Nuovo Nuoto). Quando qualche tempo dopo decise invece di dedicarcisi anima e corpo bruciò le tappe con grande facilità: dopo soli 3 anni di attività approdava alla Virtus Bologna. Per la verità esordì in prima squadra per cause di forza maggiore: nel '73 arrivò a Bologna Dan Peterson, ed a quel tempo il futuro "marine" aveva solo 16 anni e giocava nella squadra cadetti-juniores di Ettore Zuccheri. Successe che Milano si riappropriò anzitempo di Vittorio Ferracini, che era in prestito appunto alla Virtus: e le condizioni economiche della società virtussina, a quel tempo tutt'altro che floride, imposero di non sostituirlo con un nome ugualmente altisonante ma con un ragazzino delle giovanili, che doveva quindi in teoria farsi esclusivamente una bella esperienza di allenamenti e di panchina in serie A con la prima squadra. Fu scelto appunto Bonamico, come detto di soli 16 anni, con, al tempo, una tecnica di tiro personalissima e sinceramente inguardabile, con il gomito a 90 gradi dalla giusta posizione.

Peterson gli raddrizzò il tiro, e nella stagione successiva ('74/'75, a soli 17 anni) Bonamico si meritò il quintetto base, anche se, racconta Dan, non in modo assolutamente cristallino: intraprese infatti una vera guerra in allenamento con il diretto avversario per il posto in quintetto, vale a dire il ben più quotato Loris Benelli che a quel tempo era in Nazionale. Vinse il "marine", anche se l'esordio nello "starting five" fu tutt'altro che entusiasmante: ad Udine Marco si esibì infatti con 0/3 al tiro, 0/2 nei liberi, e 3 falli commessi (uno dei quali tecnico), ed il tutto in soli 7 minuti. Peggio era impossibile. Peterson però a sorpresa non gli tolse la fiducia, pungendolo anzi nel vivo dichiarando alla stampa: "Se Bonamico crede che lo tornerò a retrocedere tra i secondi 5 si sbaglia, sarebbe troppo comodo per lui. Dovrà tornare in quintetto e fare inevitabilmente altre brutte figure". Non ci poteva essere modo migliore per caricare il "Marine": la stagione, e la sua carriera, fu così in splendida ascesa, con 2 scudetti ('75 e '84) più l'oro europeo di Nantes e l'argento olimpico di Mosca, 686 match di serie A e 154 di Nazionale in 21 anni.

L'invidiabile carica di questo atleta, nato a Genova nel 1957, ha determinato parecchi aneddoti: nella stagione '76/'77, ad esempio, durante un incontro in maglia Alco Fortitudo Bologna contro Cantù, si ruppe un polso contro un cartellone pubblicitario, rimanendo però in campo tranquillo e sereno fino alla fine della partita. Purtroppo, suo malgrado, il nome di Bonamico (che spesso era simpaticamente storpiato nell'americano "Goodfriend") è per i tifosi virtussini indissolubilmente legato anche alla celebre finale di Coppa dei Campioni di Strasburgo contro il Maccabi Tel Aviv, nel quale la squadra bolognese venne defraudata della vittoria per uno sfondamento quanto meno dubbio sanzionato proprio a Marco nei secondi finali. Invece nella storia della pallacanestro italiana il suo nome rappresenta la cecità dei vertici cestistici italiani: quand'era giovane Marco manifestò, d'accordo con la Virtus, l'intenzione di andare a giocare in un'Università americana per crescere tecnicamente, ciò che in pratica le altre federazioni europee già allora concedevano ed anzi consigliavano ai propri tesserati. Ebbene, la F.I.P. non rilasciò il necessario nullaosta, aggiungendo inoltre che se Bonamico si fosse ugualmente recato negli States (in effetti poteva farlo) al ritorno nello Stivale sarebbe stato considerato uno straniero a tutti gli effetti. Non c'è che dire, un vero e fulgido esempio di lungimiranza... Quest'ala genovese (probabilmente il miglior cestista ligure di tutti i tempi) ha negli anni virtussini (e non solo in quelli) avuto qualche piccolo screzio con Renato Villalta, che gli "scippò" il n. 10 delle maglie bianconere e col quale ebbe anche un acceso diverbio nell'occasione del ritorno a Bologna in maglia milanese in un "Trofeo Battilani": allora vennero entrambi espulsi, ora sono invece amiconi. Anche Bonamico ha sempre posseduto qualche "cabala": per esempio in fase di riscaldamento lo si notava spesso mentre... baciava il primo pallone col quale effettuava la "ruota" prepartita. Ritiratosi a 38 anni fu subito nominato "commissioner" della Giba, il sindacato dei giocatori di basket, divenendone poi dopo qualche tempo anche presidente, pur mantenendo le sue numerose altre attività con cui riempiva già negli ultimi anni di attività agonistica il tempo libero: ha una famosa palestra (il "Lodi Club", a Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna) ed ha anche impiantato un'attività per la produzione di plantari sportivi e non.
sotto: foto di Augusto Mattioli
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