Il Consiglio comunale deciderà il 30 settembre le nuove regole da seguire in merito all'area di viale Sclavo, area considerata chiave per la città. Anche questa considerazione deve far pensare: "area chiave per la città". Cosa c'è di tanto importante?
Il progetto è stato dichiarato complesso. Inoltre è stato chiaramente detto dal vicesindaco Michele Capitani che per quanto riguarda il Palasport, per tanti sportivi considerato "la nostra casa", c'è un evidente e dichiarato piano B che ne considera la demolizione o l'abbandono.
Ed allora cosa c'è di tanto importante in questo progetto?
Prima di ogni altra lettura o parola diiciamo che quanto detto poco sopra è ASSOLUTAMENTE INACCETTABILE. All'origine il Piano operativo era chiarissimo: "Adeguare il Palasport alle norme". A buon intenditor poche parole.
Ora veniamo ad alcuni passaggi di quanto detto dal vicesindaco:
"La variante al Piano operativo", ora all'attenzione del Consiglio, nasce proprio dalla necessità di sbloccare una situazione di stallo dovuta a una serie di condizioni tecniche, amministrative e patrimoniali che hanno impedito l'attuazione del piano originario. In particolare, il nodo principale era rappresentato dall'obbligo di adeguare sismicamente il Palasport esistente prima di poter avviare tutti gli altri interventi nell'area. La variante suddivide la grande area in tre comparti distinti: zona impianti sportivi (PalaSclavo, Dodecaedro e tensostruttura), parcheggio pubblico e aree direzionali/studentato. Così facendo, permette di attivare i diversi progetti in modo indipendente, senza dover attendere la soluzione delle criticità legate al palazzetto principale"
Il futuro del Palasport: tutte le opzioni.
Sulla questione palazetto, la variante urbanistica introduce tutte le opzioni possibili in fase di pianificazione: l'ipotesi prioritaria resta l'adeguamento e la riqualificazione dell'attuale struttura, accompagnata dalla costruzione di una nuova palestra da 1.500/2.000 mq. Sul tavolo anche la possibilità di demolire e ricostruire il palazzetto, sempre con la nuova palestra, oppure realizzare un nuovo impianto sportivo da 5.000 mq lasciando il vecchio solo per allenamenti o non agonistica, o prevedendone la demolizione. Tutte soluzioni che, fino ad oggi, non erano consentite nè attivabili. Il piano originario subordinava qualsiasi intervento all'adeguamento strutturale e sismico del palazzetto; una condizione che, visti i costi e le incognite tecniche, rischiava di bloccare tutto. La variante elimina questo vincolo ed inserisce per la prima volta la possibilità di scegliere tra tutte queste ipotesi , anche in un area diversa ma sempre compresa nel comparto. "La zona sportiva rimane soggetta al piano attuativo, mentre gli altri due interventi (parcheggio e studentato) sono interventi diretti", ha chiarito Capitani. Una scelta che apre a diverse possibilità, compresa quella estrema di lasciare il palasport attuale solo per attività non agonistiche, qualora i costi per la messa a norma risultassero insostenibili per l'amministrazione.
Commentiamo.
La variante urbanistica deve innanzitutto capire il "motivo del proprio esistere".
L'asse portante, il proprio motivo di esistere è .... il recupero e l'utilizzo dell'impianto sportivo esistente. In un secondo momento per quell'area possiamo parlare di studentato di parcheggi di ambiente .... di tutto quello che serve per riempirci la bocca e poi le tasche di altri. Inoltre l'impianto sportivo è un bene pubblico e non può e non deve essere convertito in un bene privato quale sarebbe lo studentato. Favorire un privato su un bene comune non ci piace.
La gestione dello studentato genera ricchezza e questo è ciò che sembra interessare nei contenuti la variante urbanistica.
Quindi un pronto ed immediato ritorno alle origini. Non si può parlare di "flessibilità" per far passare la risoluzione del problema Palasport in un secondo tempo; anzi prima si rende adeguato il Palasport (costi quel che costi!) e poi si procede alla costruzione dello studentato.